L’uomo e la donna? Per noi pari sono

L’uomo e la donna? Per noi pari sono

Intervista in esclusiva per Female World

Parola di Leopardi e Casanova,che nel libro di Lucio Biagioni “Caradà fino di lusso/ Comparazione di Leopardi e Casanova”, pubblicato da Ilari Editore 2015, si confrontano idealmente, facendo emergere punti di vista inediti su temi di straordinaria modernità. Al noto giornalista e filosofo perugino, autore di questo interessante volume presentato sabato 7 maggio presso l’ Università degli Studi di Macerata nell’ambito di “Macerata Racconta”, la Fiera dell’Editoria delle Marche, abbiamo rivolto qualche domanda.

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Il Suo libro mette a confronto Leopardi e Casanova. Che possono dire queste due figure ad un ragazzo di oggi?

“Molto, a patto che li si liberi dalle incrostazioni di cui stereotipi duri a rimuoversi li hanno ricoperti. Ci vuole una sorta di Viakal critico”.

Lei lo ha usato? E contro quali stereotipi?

“Leopardi diventato una sorta di santino pacificato e pacificatore, il poeta infelice che canta ma che con la poesia si riscatta e diventa il figliol prodigo che mette tutti d’accordo. Casanova il seduttore e mondano, tutto superficie, a dispetto della varietà delle avventure”.

Invece?

“Sono entrambi rivoluzionari, gente che rompe il paradigma del suo tempo, salta i secoli ed entra direttamente nella modernità. Rompono entrambi, l’uno, Leopardi, attraverso la speculazione filosofica, l’altro, Casanova, con la pratica della sua vita, il paradigma meccanicistico imperante. Sono pensatori moderni, che anticipano il mondo della nuova scienza e quanto ne consegue in termini di visione del mondo e di comportamento. Entrambi spezzano il rigido determinismo di causa ed effetto, e fanno entrare il Caso e il Caos come princìpi di nuovi ordini, in un processo costante”.

Detta così, sembrerebbero due fisici.

“In parte lo sono. Occupandosi filosoficamente di Dio, Leopardi parla a volte come un fisico della Teoria delle Stringhe. Casanova riflette sul ruolo del Caso, come se conoscesse il Secondo Principio della Termodinamica. E questo accade, perché sono entrambi due outsiders, due periferici, lontani dalle convenzioni dei loro tempi”.

Lei dedica diverse pagine del Suo libro al concetto di Natura in Leopardi.

“Sì, perché è un concetto-chiave, spesso interpretato in modo fuorviante. Solo adesso, nel dibattito sui limiti del pianeta, il cambiamento climatico e via dicendo, se ne può capire interamente la portata. Così come il suo concetto di una “civiltà di mezzo”, che ripensi i limiti del cosiddetto ‘Sviluppo’. La Natura di Leopardi è entrata direttamente nei filmati ‘Nature is speaking’ di ‘Conservation International’, trasmessi dalla Cnn, e nell’enciclica di Papa Francesco. E sono concetti su cui Leopardi lavorava, inascoltato in pieno tripudio del Progresso, quasi un paio di secoli fa. In solitudine, usando lo Zibaldone come un ragazzo di oggi il computer”.

 Una bella metafora.

“Più che una metafora. Lo Zibaldone ha una struttura a rete, funziona per link e incroci, proprio come il web. Leopardi impedito di viaggiare, di fuggire da Recanati, si sigilla in camera davanti al suo brogliaccio come un moderno hikikomori, per il quale il mondo è solo una rappresentazione virtuale”.

In Casanova è l’opposto, la vita è reale.

“Sì, ma diventa tale solo quando, alla fine, ridotto in solitudine come il giovinetto Leopardi, riesce a ricrearla scrivendo. In questo senso, anche la sua vita è virtuale. Alla fine si ritrovano, Leopardi e Casanova, attraverso percorsi che sembrano opposti, l’uno che ha scritto prima di vivere, l’altro che ha vissuto prima di scrivere, nello stesso identico punto. Le loro parabole sono legate da una specie di chiasmo, di struttura a specchio”.

Parliamo della loro concezione della donna.

“Fu più simile di quanto si pensi. Sono entrambi “macchine desideranti”, aldilà degli esiti biografici. Quello che li accomuna è una salda concezione della parità di genere. Leopardi ha sì una caduta in Aspasia, una delle sue peggiori poesie, se si può dir così, in cui per ripicca cede al misoginismo corrente. Ma, fuori dal momentaneo offuscamento, la sua posizione è nitida: nello Zibaldone, Leopardi afferma nettamente di non condividere i pregiudizî correnti sulla natura delle donne, e ne indica la causa nei ‘diritti che la legge e il costume comparte fra gli uomini e le donne’. ‘Ponete infatti’, dice, le donne in altre circostanze, vale a dire che le leggi e i costumi non sottopongano la loro condizione a quella de’ maschi’, e le donne saranno uguali o superiori agli uomini con cui trattano’. Cosa che ben sapeva Casanova, quando notava di alcune sue amiche “ch’erano così dotte e piene di spirito, che avrebbero lasciato qualsiasi spasimante a corto di argomenti dopo mezz’ora o meno di conversazione”.

Tanti però, come Fellini per esempio, descrivono Casanova in maniera diversa, come un ‘serial lover’ incurante del suo oggetto.  

“Casanova, a dispetto degli stereotipi, non è un Dongiovanni. Il seduttore di professione, dice, che fa del sedurre un progetto, è un uomo abominevole, sostanzialmente nemico dell’oggetto su cui ha posto gli occhi. È un vero criminale che, se possiede le qualità necessarie per sedurre, se ne rende indegno usandole per rendere infelice una donna. E, verso la fine della ‘Storia della mia vita’, non esita a picchiare il conte Torriano, del quale era ospite, quando lo vede bastonare la giovane domestica che era stata con lui”.

Sabina Caligiani

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