L’opera da tre soldi con la regia di Damiano Micheletto al Piccolo di Milano

L’opera da tre soldi con la regia di Damiano Micheletto al Piccolo di Milano

Un terzetto d'eccezione, di interpreti originali per il ritorno a Milano al Teatro Strehler de L'Opera da Tre Soldi con Peppe Servillo, Rossy De Palma e un bravissimo Marco Foschi nel ruolo che fu di Tino Carraro e Domenico Modugno.

Damiano Micheletto, il regista più geniale, originale, discreto – oltreché profondo – della sua generazione, ama i darkside dell’anima, dell’inconscio, della psiche. Li frequenta, li oltrepassa, li espone al pubblico in modo quasi esemplare. L’uomo in generale ne è un curioso abitudinario, avventore di quei luoghi oscuri, di quelle perversioni, e il regista veneziano ma meneghino di adozione, degno rappresentante della specie umana in quanto regista e acuto osservatore, esperto conoscitore della natura antropica li traspone degnamente come è accaduto questa primavera ne Il Trittico Pucciniano visto all’Opera di Roma attraverso quella fenditura oblunga che è il boccascena di un teatro sia esso lirico o di prosa. Come accadeva lì ora per Il Piccolo Teatro di Milano trova la giusta mediazione fra prosa e lirica mettendo in scena L’Opera da Tre Soldi di Bertolt Brecht e Kurt Weil (1928) in omaggio a colui che ne fu artefice e magico creatore che portò in scena il dramma per la prima volta in Italia sessant’anni fa alla presenza storica dell’autore: Giorgio Strehler. Il Maestro della scena italiana ritornò altre due volte su questo materiale ancora oggi così rivoluzionario, nel 1973 e poi in un edizione parigina del 1987.

OPERA DA TRE SOLDI regia Damiano Michieletto, produzione Piccolo Teatro di Milano. Foto © Masiar Pasquali

L’edizione corrente andata in scena il 19 aprile per una lunghissima tenitura, cosa insolita per molti teatri di prosa, tiene testa al numeroso pubblico milanese che è accorso numeroso a vedere il nuovo e vigoroso allestimento. Micheletto mette mano alla drammaturgia di Brecht e laddove la storia ha un andamento consequenziale oggi ritroviamo una chiave narrativa quasi cinematografica che fa ricorso a un riavvolgimento della storia su di un nastro sul quale è incisa una vecchia trama da far ritornare di nuovo attuale. Tutti accusano tutti in questo Maxi Processo della vita poiché tutti criminali e corrotti. Si è giudici e giudicati vicendevolmente di fronte alle colpe dell’intera umanità d’occidente. In sintesi la regia opera una leggendaria contemporaneità che del teatro brechtiano fonda le sue radici e la sua essenza, una didattica esplicativa, che risulta essere più consona ai tempi e a una sensibilità contemporanea. La criminalità vista come un tragico epilogo di questo mondo in veloce disfacimento per poterlo dominare. Pareggia il divario di classe fra Geremia Peachum e Makie Messer – entrambi sfruttatori – entrambi colpevoli, entrambi complici, in favore di una nuova povertà che avanza sempre più ingombrante nel nostro povero mediterraneo. Strepitosa la scena in cui il cerchio della gabbia si chiude imprigionando i nuovi diseredati del terzo millennio giunti a fatica sulla terraferma.

Opera_FoschiDePalma©MasiarPasquali

La storia che si racconta è quella dei Peachum, di Jenny delle Spelonche, di Mackie Messer e di tutta la varia umanità disperata che ruota intorno a loro, ed è tratta dalla Beggar’s Opera, (L’opera dello straccione) scritta dal poeta e drammaturgo John Gay nel 1728. Fu Elisabeth Hauptmann, storica collaboratrice di Brecht, a tradurla dall’inglese al tedesco e a suggerirne allo scrittore la riscrittura in chiave contemporanea. Questo passaggio risulta molto importante nell’allestimento odierno, sottolineando l’importanza di questa figura senza il cui interessamento oggi non ci sarebbe questo monumento/inno al teatro. Il quintetto di interpreti principali – Peppe Servillo, Rossy De Palma, Margherita Di Rauso, Maria Roveran e Marco Foschi – è una gara in bravura e forte potenza significativa, canto e recitazione si fondono in un abbraccio espressivo. E trova nell’interpretazione del Makie Messer di Marco Foschi l’epicità necessaria a condurre lo spettacolo verso un finale non consolatorio. Bravissimo anche il cantastorie/guardia giurata che riproduce degnamente l’autore – di Giandomenico Cupaiouolo – che come uno spettro aleggia e vigila fra i disastri dell’umanità. Ancora qualche giorno per non perdere questo grande capolavoro.

L’OPERA DA TRE SOLDI di Bertolt Brecht e Kurt Weil

Traduzione Roberto Menin

con Peppe Servillo, Rossy De Palma, Marco Foschi, Margherita Di Rauso, Giandomenico Cupaiouolo, Maria Roveran, Sergio Leone, Stella Piccioni, Pasquale Di Filippo, Claudio Sportelli, Martin Crishimba, Jacopo Crovella, Daniele Molino, Matthieu Pastore, Luca Criscuoli, Sara Zoia, Lucia Marinsalta, Sandya Nagaraya, Giulia Vecchio, Lorenzo Demaria

con l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi diretta da Giuseppe Grazioli

scene Paolo Fantin

regia Damiano Micheletto

produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa

Piccolo Teatro Strehler, Milano dal 19 aprile al 11 giugno 2016

 

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