L'educazione politica e sociale di due giovani friulani, a dividerli è l'appartenenza a classi diverse con un finale tragico per quello apparentemente più debole. Pasolini alle prese con una scelta politica che in una aderenza quasi commovente ancora una volta, sorprende, come uno sciamano prevede la sua tragica fine.
Ci siamo lasciati con Pasolini e riprendiamo con un altro Pasolini a La Pelanda (ex Mattatoio di Roma) per la undicesima edizione di Short Theatre diretto egregiamente da Fabrizio Arcuri dal titolo: Keep The Village Alive. Solo questa primavera fra Tiezzi e Ricci/Forte nella massima arena romana, al Teatro Argentina, avevamo assistito a due prove diversissime sull’immenso universo del Laboratorio Pasoliniano: Calderon e P.P.P. Ultimo Inventario Prima di Liquidazione e a distanza di pochissimo tempo un altro piccolo grande capolavoro ad opera di uno dei gruppi più interessanti della scena italiana: Anagoor.
Simone Derai e Marco Menegoni dovendo ragionare circa la scelta di un testo Pasoliniano si fanno consigliare da Lisa Gasparotto e l’opzione cade su un frammento babelico pieno di commistioni linguistiche pubblicato per la prima volta nel 1955 e che ora possiamo ritrovare nei Meridiani di Mondadori: L’italiano è ladro. La storia di un’amicizia adolescenziale fra un borghese ed un proletario ambientato in Friuli, l’occhio del poeta di Casarsa cade sul giovane proletario in una dolorosa e tragica adesione, l’alleanza fra i due ragazzi non può che avere un esito finale negativo per Dino poiché per lui non c’è futuro, in un epoca consumistica e fagocitatrice che evolvendosi non trova altre vie di sbocco che nutrirsi di tutto. L’uomo contemporaneo è ladro tutto divora e tutto implora: non ci può essere nessuna integrazione di classe sembra volerci suggerire Pasolini, una notte prende valige e madre al seguito e scappa dal Friuli, giungendo nella metropoli della capitale affarista dei primi anni cinquanta, i contadini friulani vengono sostituiti dai borgatari. Ma il cambio di cavalli non può sopperire a quella che è una carenza di classe. Anche i proletari ambiscono ad una classe media, ed è quello che si è verificato negli anni.
Laddove Pasolini è risultato veggente qui – nella lotta fra le classi – risulta solo un sognatore, un idealista, un dissestato. L’unico personaggio a essere, come natura giustamente vuole, positivo e propositivo è la madre, ed è nel personaggio della madre che Pasolini sperimenta la maggiore manifattura filologica, cesellando un corollario di lingue che si fondono in un unico flusso magmatico incandescente che fuoriesce come sfogo e come salvifica liberazione. Simone Derai, il regista dello spettacolo, nell’affrontare questo grandissimo materiale – che nella sua struttura incompiuta pare stranamente speculare alla fase finale creativa di Petrolio – si comporta come un Lear contemporaneo, divide il suo regno costituito dal territorio teatrale ove avviene sempre la stessa azione, sempre la stessa razione quotidiana di flagellazione (le freddi pareti marmoree dell’ex Mattatoio sembrano curiosamente una scenografia naturale che rimanda a quella artificiale di Virgilio Brucia, lo spettacolo precedente di Anagoor) in zone, in regni, in territori diversi. Smonta il testo e con l’ausilio prezioso e indispensabile della mediatrice Lisa Gasparotto, anche lei in scena, la serata diviene addirittura didattica: suddivisa, sezionata, selezionata in tre frammenti per ricomporsi oramai priva di luccicore borghese in quel lamento della madre del protagonista nel racconto che Marco Menegoni con un semplice, contrito, efficace gesto diviene l’apice della serata, la punta massima della commozione più profonda portata ad un livello emotivo di grande efficacia e di grande, grandissima interpretazione. Non gli è da meno, nel più difficile compito di scansione chirurgica, l’interpretazione di Luca Altavilla che legge e rilegge la prima parte in uno scandaglio quasi critico, analitico. Il tutto sotto l’occhio vigile e sornione del grande Poeta rappresentato da una piccola immagine sulla parte di fondo della scenografia e che gli interpreti agli applausi finali liberalmente e discretamente ringraziano.
COMMENTI
[…] ma dentro e quasi parte integrante, notificata della rappresentazione teatrale. Come avveniva per L’Italiano è Ladro di Pasolini visto proprio a Short di quest’autunno qui non trattasi di lezione aperta, anche se l’impianto […]