Al Brasile non piace l'inno ufficiale dei Mondiali. La popolazione propone un'alternativa.
L’inno dei mondiali delude il pubblico- Il pop-rap di Pitbull e Jennifer Lopez sembra non essere ben accetto dalla popolazione brasiliana. Il Brasile negli ultimi anni vanta un’enorme produzione musicale e l’inno scelto dalla Fifa per l’occasione non soddisfa affatto le aspettative del pubblico. We Are One (Ole Ola) non è infatti all’altezza dell’evento secondo gran parte dei brasiliani che non si sentono da questo rappresentati. Ad essere messi in discussione non solo i due interpreti che secondo il comune sentire poco o nulla avrebbero a che vedere col Brasile ma anche lo stile ed il testo. Se infatti l’inglese, lingua nota ai più funge da simbolo di unificazione, la presenza dello spagnolo stona considerando che la lingua ufficiale del Paese che ospita i Mondiali è il portoghese. L’aria sbarazzina, un pò troppo easy del video che si presenta come un’enorme festa colorata e multirazziale poco si addice a rappresentare un Paese come il Brasile, certamente in via di sviluppo, ma con forti problemi sociali, senza contare che la location in cui è stato girato è Miami non di certo Rio o San Paolo. A suscitare ulteriore perplessità è il montaggio del video, Pitbull domina la scena per gran parte della canzone attorniato da ballerine di samba che si dimenano mentre di tanto in tanto spezzoni con bandiere ed immagini dei Verde-oro ci ricordano che si tratta del Brasile. Se i “problemi” fossero limitati a questi aspetti si potrebbe anche soprassedere sulle polemiche incalzanti ma così non è. Negli spezzoni in cui compare la Nazionale infatti ci sono delle anomalie: la coppa vinta nel 1994 viene sollevata da Romario e non da Dunga, allora capitano della squadra e compare Adriano, giocatore sì di prestigio ma non tra quelli più di spicco in Brasile considerata la sua carriera non troppo longeva. Perché non Kakà tanto per citare uno dei tanti, forse perché troppo bianco per essere subito riconosciuto come brasiliano? Ritmo e melodia inizialmente rievocano alla mente il Paese verde-oro ma si tratta di una fugace illusione che lascia presto il posto ad un rap non facilmente spiegabile. Insomma We Are One potrebbe essere l’inno di un qualunque Paese salvo i tratti somatici dei protagonisti del video cosa che lascia pensare ad un riferimento latino generico.
L’alternativa a We Are One- Alla luce di tutte le incongruenze che fanno di We Are One un inno scarsamente rappresentativo per il Brasile, sui social network la popolazione ha iniziato il tam tam per suggerire una valida alternativa. Se di un genere moderno come il rap deve trattarsi allora il Brasile chiede a gran voce O Pais do futebol di MC Guime. Più tendente all’hip-hop che al funk in voga negli USA, musica e video sembrano rispettare pienamente le aspettative. A cominciare dall’interprete, l’ambientazione, i ritmi tutto è rigorosamente made in Brasil. Il contrasto tra la realtà delle favelas ed il sogno di sfondare nel mondo del calcio di ogni bambino è non solo evidente ma anche sottolineato dalla presenza nel video di Neymar, amico dell’autore, che rappresenta la speranza di riuscire. La canzone, orecchiabile ed allegra nel ritmo, ha nel testo il racconto di quello che è il Brasile con tutte le sue dicotomie, problematiche ma anche il calore e la speranza di questo popolo. Fifa e Sony avrebbero potuto fare sicuramente di meglio e regalare al pubblico brasiliano e non qualcosa di veramente latino-americano piuttosto che una pallida imitazione di latinità.
GUARDA IL VIDEO: http://youtu.be/bWnS2dIDgQA
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