Libro sospeso: una pratica in continua crescita

Nelle librerie impazza la pratica dell’acquisto di un volume da lasciare a disposizione del prossimo fortunato lettore

Libro sospeso ,dal caffè ai libri – Napoli non è solo caffè, pizza e “friarielli”. È una vecchia buona maestra di buone maniere visto che è proprio qui che è stata inventata la pratica del caffè sospeso. In cosa consiste? Semplice! Si entra in un bar, si prende un caffè e, quando ci si dirige verso la cassa, si paga una doppia consumazione, lasciando la possibilità al cliente successivo di beneficiare di un buonissimo espresso gratis. La cosa davvero straordinaria è che la pratica si sia trasferita in un altro settore, quello dei libri.

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La Feltrinelli e il libro sospeso – Ad oggi, la “catena del libro sospeso” è stata intrapresa anche dai punti vendita Feltrinelli, che ne ha fatto una vera e propria strategia di marketing; ma molte sono le librerie che ne rivendicano l’origine. A Milano, Cristina Di Canio racconta di aver lasciato il suo posto fisso per inseguire il sogno di aprire una libreria e che l’idea del “libro sospeso” sia nata dall’iniziativa di un cliente, Alberto, il quale, dopo la presentazione di un libro, si è recato alla cassa con due volumi in mano: il primo è stato un acquisto personale, il secondo, David Golder di Irene Némirovsky, è stato lasciato alla libraia milanese, con la raccomandazione di regalarlo a chi più le andasse a genio. A Salerno, invece, l’iniziativa è stata rivolta ai ragazzi dai 10 ai 18 anni: il libro acquistato è stato preso in consegna dal libraio e consegnato a un ragazzo che si è recato in libreria nei successivi sette giorni. Ecco com’è iniziato!

#librosospeso – Che il merito sia stato di “Il mio libro” di Milano o della “Libreria Ex Libris Cafè” di Salerno poco importa. Quel che conta è che da quel momento, la pratica del libro sospeso si è trasformata in un vero e proprio caso mediatico, soprattutto grazie all’azione dei social, all’hashtag #librosospeso e all’incontrollabile fenomeno del “passaparola”. Certo, a parità di costi, non si può dire che regalare un libro sia la stessa cosa che offrire un caffè, ma il gesto è di sicuro un nobile atto di generosità, che include in sé il senso del dono, del regalo di un’emozione, di un’esperienza, di una lettura. E chissà che non sia un metodo vantaggioso, questo, per incrementare quella bassissima percentuale di lettori (solo il 43% degli italiani legge almeno un libro l’anno, dati ISTAT 2013) che preoccupa tanto editori e librai.

Francesca Landro

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