Anche i grandi classici furono soggetti a censura, la loro pubblicazione fu spesso una strada in salita.
Letteratura e società – Il rapporto tra società e letteratura è soggetto da sempre a varie interpretazioni. Non soltanto perché i rapporti tra esse possono essere vari (dipendenza reciproca, autonomia, ecc.), ma anche e soprattutto perché i due “termini” sono difficilmente definibili e inquadrabili in un preciso schema. La questione è nata in tempi piuttosto recenti, tra il 18° e il 19° secolo in Europa occidentale, insieme all’evolversi stesso della letteratura e della società come le conosciamo oggi. La diade letteratura/società è soggetta ad un rapporto biunivoco, che assume differenti sfaccettature nelle varie epoche e con l’evoluzione a cui andiamo inesorabilmente incontro giorno dopo giorno. Ogni riflessione sulla letteratura (e/o sulla società) non può trascendere da questo rapporto. Ciò implicherebbe la rivendicazione della questione “la letteratura per la letteratura”, o secondo lo slogan dell’estetismo, attribuito a Pierre Jules Théophile Gautier, “l’art pour l’art“, che manifestava l’intenzione di considerare l’arte come valore unico e autentico, non subordinato alla società e che non venisse utilizzato come un mezzo per descrivere la realtà delle cose.
Lo scrittore e la realtà – La questione società-letteratura oggi è ben diversa: non viene considerata in chiave semplicistica come rispecchiamento dell’una nell’altra. Le opere dei vari autori degli ultimi secoli non riflettono solamente in modo freddo il mondo e la società come fatto statico, ma è un divenire continuo e costante, sia nell’ottica del singolo autore che predilige magari un particolare aspetto in relazione alla storia che vuole narrare, sia dell’evoluzione delle varie sfumature che compongono la società e la realtà delle cose. Ogni opera è un mondo letterario e ogni autore, con la sua soggettività, ne è il suo creatore.
Libri e censura – La libertà di espressione e di scrittura nelle proprie opere è una conquista dei tempi recenti. La censura giocò un ruolo fondamentale nel passato, una crudele ghigliottina per opere e autori di conseguenza imbavagliati. La letteratura, e più in generale gli scritti, vennero al tempo stesso “valorizzati”, perché considerati pericolosi, quindi insigniti di una carica importante, quale l’informazione, luce per le masse e capaci di suscitare sensazioni o reazioni nel lettore. Lo scrittore diventa pericoloso, ricopre un ruolo scomodo, deve essere controllato e sottostare al volere del regime. Ma la censura ha agito anche su tematiche meno politiche, quali sesso, tradimento, che andavano ad invadere il terreno della religione e della fede.
La Banned Books Week – La scorsa settimana si è svolta, in America, l’edizione annuale della Banned Books Week, un evento dedicato al ruolo della censura in letteratura, a cui hanno preso parte scuole, librerie, biblioteche e centri culturali. Nel corso della settimana si è discusso dei libri censurati in toto o parzialmente a causa delle tematiche o del linguaggio. Sono numerose le grandi opere apprezzate oggi soggette in passato a pesanti opere censorie. Tra queste ricordiamo:
Memoria delle mie puttane tristi – Tacciato di incoraggiamento alla prostituzione infantile, lo scritto del celebre Gabriel Garcìa Márquez suscitò polemiche già per ‘puttane tristi’ del titolo. La casa editrice spagnola che lo pubblicò provò a pubblicizzarlo ma ebbe scarsi risultati.
Via col vento – Margaret Mitchell racconta gli Stati Uniti del Sud nel corso della guerra di secessione. Eccessivamente fedele ai fatti storici secondo la censura. La scrittrice fu accusata di aver dato peso a valori ormai scomparsi. Il libro fu comunque un successo con oltre un milione di copie vendute nei primi sei mesi dalla pubblicazione.
Un tram che si chiama desiderio – Dramma del 1947 di Tennessee Williams, narra la storia di una coppia, Stanley e Stella e della sorella di lei, Blanche, che impazzisce e viene ricoverata in manicomio. Famosa anche la trasposizione cinematografica con Marlon Brando.
Madame Bovary – La protagonista di Flaubert fu considerata immorale e l’adulterio fu oltraggioso per la religione e la morale del tempo.
Anna Karenina – L’intramontabile classico di Lev Nikolàevič Tolstòj fu inizialmente pubblicato a puntate su un periodico, ma l’ultimo capitolo fu considerato frivolo dall’editore e alla sua pubblicazione pensò l’autore stesso.
Ulisse – Notevole opera di Joyce, aspramente criticata e censurata dai conservatori per 14 anni. La pubblicazione avvenne solo nel 1922, nonostante gli sforzi dell’autore.
Lolita – Vladimir Nabokov racconta una storia travagliata. Il libro, che racconta un rapporto pedofilo, è stato per anni censurato dagli editori. Nel 1955 fu pubblicato a Parigi e successivamente bandito per due anni dal ministero degli Interni francese. Diffuso negli Stati Uniti, divenne un bestseller nel 1958.
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