A oltre due anni dalla rivoluzione del 2011, il governo ha approvato un decreto che prevede una serie di cure e pensioni per le vittime di abusi sessuali.
A oltre due anni dalla rivoluzione del 2011, il governo ha approvato un decreto che prevede una serie di cure e pensioni per le vittime di abusi sessuali.
Il fatto – La popolazione femminile ha, a lungo, chiesto un risarcimento al governo della Libia a causa dei numerosissimi stupri verificatisi durante gli scontri del 2011. Ali Zeidan, primo ministro libico dall’ottobre 2012, ha optato per un decreto, a quasi tre anni di distanza, che serva da “risarcimento” per le donne vittime di abusi e di stupri. Beneficiarie (se così si può definirle), saranno anche coloro che hanno dovuto soddisfare ed eseguire gli ordini della famiglia Gheddafi negli oltre 40 anni di governo.
Cosa prevede la legge – La nuova legge, che è già entrata in vigore, prevede il diritto ad una pensione mensile e a cure mediche per le donne vittime di abusi, le quali avranno un assistenza giuridica contro gli aggressori e saranno anche agevolate nei concorsi di lavoro per la pubblica amministrazione. Per quanto riguarda l’istruzione, le vittime potranno scegliere se continuare gli studi in patria o all’estero. Il decreto guarda anche ai bambini nati dagli abusi sessuali: garantendone la protezione, o in caso necessario, facilitandone l’adozione.
Dichiarazioni – Il ministro della giustizia, Salah al-Marghani ha affermato: “Il governo ha adottato un decreto che tutela le vittime di stupro durante la guerra di liberazione, riconoscendole come vittime di guerra. Queste donne sono deboli e necessitano di assistenza. Daremo loro diritti e risarcimenti. Questa legge è l’unica possibilità di riconciliazione nazionale”. La violenza sessuale è un crimine che in molti paesi del mondo non ha assunto valore giuridico o penale, basti pensare che in Italia solo dal febbraio 1996 (legge n.66) lo stupro è un crimine contro la persona. Prima di quella data, la violenza sessuale ledeva la “moralità pubblica, morale familiare e il buon costume”.
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