Le Mille e Una Notte diventa un contenitore/labirinto all'interno del quale riuscire a rianalizzare con gli occhi della ragione tutte quelle eroine vittime della violenza stupida ed assassina dell'uomo di ogni tempo.
“Il Re Shahriyàr scopre il tradimento della moglie con un eunuco, deluso e infuriato genera così un odio mortale verso l’intero genere femminile. A causa di ciò egli ordina al Vizir, che è anche il padre di Shahrazàd, di condurgli una giovane vergine ogni sera, dopo aver passato la notte con lei la mattina seguente ne ordina l’esecuzione. La strage continua per tre anni di seguito finché Shahrazàd – bella, saggia, furba e coraggiosa – non si offre di passare la notte col Re rassicurando il padre di rimanere in vita, sarà il riscatto di tutte quelle vergini musulmane trucidate così barbaramente. Shahrazàd, difatti per non essere messa a morte dal vendicativo re, per mille e una notte, tiene desta la curiosità del sovrano con i suoi racconti, incatenati l’uno all’altro come anelli di una collana, rinchiusi l’uno nell’altro come un gioco di scatole cinesi. Quando finalmente Shahrazàd smette di raccontare, il Re Shahriyàr ormai innamorato, ha dimenticato quell’antico odio per le donne; il tempo e la fantasia lo hanno riconciliato con la vita. Shahrazàd ha salvato la sua vita, quella di ben più di mille e una fanciulla e ha trovato l’amore.”
La rilettura odierna del noto libricino di racconti risalente al X secolo da parte del gruppo toscano del Teatro del Carretto in scena al Teatro Vascello di Roma fino al 26 marzo, vuol far riflettere su quanta quella violenza perpetrata ai danni del sesso femminile da parte di un bruto di turno sia ancora oggi purtroppo materia di cronaca. E dunque partendo da questo incipit de Le Mille e una Notte che Maria Grazia Gregori, drammaturga e regista, ci porta in palcoscenico una donna contemporanea, con le sue fragilità, le due debolezze, la sua presa di coscienza, forte di una tradizione millenaria di maltrattamenti subiti. La donna da sempre ha raccolto in sé un immaginario di accoglienza e disponibilità e questo l’ha sacrificata. La forza della donna del Carretto – Elsa Bossi anima/vita/energia dello spettacolo, accompagnata in scena dai generosi e vigorosi Fabio Pappacena e Giacomo Vezzani – è proprio in questo.
Partendo da Shahrazàd incontriamo come in un labirinto/contenitore varie eroine che son state vittime della prepotenza dell’uomo: da Desdemona il cui velo nunziale diventa il fazzoletto per cui muore soffocata, ad Arianna, il gomitolo di filo rosso che dona a Teseo diventa una stria del suo sangue profuso, o Angelica che inutilmente insegue l’amore di Orlando ma echeggia anche a mò di carillon un Ave Maria di Schubert a testimonianza di una coercizione maschile addirittura divina. Si giunge finanche ai giorni nostri con un agghiacciante asta, i cui i lotti sono abiti o teschi di donne violentate e violate a pochi chilometri di distanza dalla cosiddetta civiltà occidentale. Reperti mostruosi che scopriamo essere tumulati in un armadio/tomba (scena di Graziano Gregori) che chiude il quadrato in cui ogni giorno queste brutalità vengono commesse. E le onde del mare, con la loro risacca, pronte a cancellare e a far dimenticare tutto. Ma infine un raggio di speranza giunge proprio da Re Shahriyàr, quale oggetto sconosciuto questo maschio, ammette la sua debolezza e di voler riformulare un nuovo e rinnovato rapporto con quel sesso che appare così sconosciuto eppur così complementare ad ogni uomo.
LE MILLE E UNA NOTTE
drammaturgia e regia Maria Grazia Cipriani
con Elsa Bossi, Fabio Pappacena, Giacomo Vezzani
scene e costumi Graziano Gregori
produzione Teatro del Carretto, Lucca
Teatro Vascello, sala Giancarlo Nanni fino al 26 marzo
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