Le donne dei jihadisti: questioni di scelte?

Le donne dei jihadisti: questioni di scelte?

Le donne dei jihadisti: fino a che punto è una libera scelta?

Le donne dei jihadisti – Si fanno chiamare muhajirah e sono le donne dei jihadisti. Donne che collaborano nel governatorato dell’Isis, che passeggiano armate per le strade e che esultano sul web ad ogni nuova decapitazione. Ma non bisogna pensare si tratti unicamente di donne provenienti dal Medio Oriente: in realtà, non poche sono le occidentali che hanno deciso di unirsi alla causa dell’Isis e di vivere e combattere per il califfato. Quindi, se da una parte c’è una milizia di donne curde, che resiste e protegge il territorio siriano, allo stesso modo le donne dei jihadisti contribuiscono alla gestione della vita nello Stato Islamico, accettando le rigide norme previste per le donne.

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Le donne nello Stato Islamico – Non tutte le donne, però, hanno accettato spontaneamente questo tipo di vita. E lo dimostra un video pubblicato da La Stampa: una di queste donne, infatti, decide di fare una passeggiata a Raqqa, roccaforte dell’Isis in Siria, considerata capoluogo dello Stato Islamico, e di riprendere il tutto con una videocamera nascosta. Questa donna ha rischiato la vita, ma ci fornisce una testimonianza importante: ci sono delle norme restrittive all’interno della città (niente musica o intrattenimenti) e ancor di più per le donne, che devono essere rigorosamente ricoperte da capo a piedi, “perché Dio ama le donne che si coprono”. Allo stesso tempo, però, proprio da questo video emerge che molte delle donne dei jihadisti sono occidentali: molte francesi, infatti, sono riprese nell’atto di comunicare con la famiglia via web. Queste donne, che sono circa 150, si sono ricongiunte ai loro mariti nello Stato Islamico; alla loro famiglia parlano di una propria scelta spontanea e di mistificazioni operate dai giornali nei confronti dell’Isis.

Dall’occidente – Queste donne che decidono di partire dall’Occidente alla volta della Siria e di diventare le donne dei jihadisti sembra abbiano seguito tutte la stessa via: forse arruolate online – come azzarda qualcuno – decidono di combattere a favore dell’Isis (del resto, non sono pochi gli occidentali che si proclamano a favore) e, per poter vivere nello Stato Islamico, si sposano in terra straniera o si ricongiungono ad un fidanzato già conosciuto in precedenza, perché come dice Aqsa, una di loro proveniente dalla Scozia, “una ragazza non può restare da sola, ha bisogna di un mahram ( guida maschile)”. Centocinquanta le francesi, sessanta le britanniche; fra queste ultime, pare che alcune gestiscano un locale di prostituzione dello Stato Islamico, sorvegliandolo. Ma oltre Francia e Inghilterra, secondo uno studio del King’s College di Londra, le donne dei jihadisti provengono anche dal Belgio, dalla Svezia e dalla Serbia. Sono le stesse che donne che ammettono che un’altra di loro, Samira Al Nuaimy, venga torturata e giustiziata soltanto per un’idea.

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