La santità di Madre Teresa di Calcutta: una maternità feconda
Penso che forse avremo un po’ di difficoltà nel chiamarla santa Teresa, la sua santità è tanto vicina a noi, tanto tenera e feconda che spontaneamente continueremo a dirle ‘madre Teresa’” ha affermato papa Francesco, di Madre Teresa di Calcutta, dopo averla proclamata Santa il 4 settembre scorso. E questa s. Teresa del nostro tempo, donna umile che con le mani ed il corpo consumati senza risparmiarsi nel donare amore a quella parte di umanità dimenticata e nascosta, si può conoscere nella sua quotidianità in una emozionante esposizione fotografica di Zvonimir Atletić inaugurata nello stesso giorno della sua santificazione presso la Galleria d Arte’Vittoria, in via Margutta,
In mostra fotografie in bianco e nero che comunicano un silenzio che è parola, preghiera e azione,. Una risposta ad una richiesta sussurrata: –non abbandonarmi, non lasciarmi solo!- Pura poesia l’immagine di madre Teresa che intenerisce e commuove nel suo sari bianco a righe blu che copre il suo corpo fragile e ricurvo e il suo volto solcato da un’infinità di rughe. In quegli scatti sapienti l’artista, nel cogliere frammenti di vita quotidiana della santa, ci offre la percezione della forza e della ricchezza del suo amore. Zvonimir Atletić ha incontrato la Madre nel 1977, anno in qui ha prodotto le prime foto di lei presso la sua missione a Calcutta. L’ha seguita in varie occasioni in Croazia e in India, documentando, più d’ogni altro al mondo, la sua opera.
Di sangue albanese e di cittadinanza indiana Gonxha Agnes Bojaxhiu, instancabile operatrice di misericordia”, apparteneva al mondo intero. “Sono solo una matita nelle mani di Dio” soleva dire accogliendo persone lasciate morire nelle strade di Calcutta, i malati, i sofferenti, i più poveri della terra, denunciando i potenti del pianeta per i loro crimini, che hanno prodotto tali povertà. Il suo amore gratuito non guardava razza, cultura o religione, ma solo il rispetto della dignità che Dio da ad ogni uomo.
Della scoperta della sua “chiamata” ci racconta Padre Angelo Devanda Scolzzi, Cofondatore del movimento del Movimento laico “I fratelli della Parola“, che per ventuno anni le è stato vicino. In un suo libro “Una chiamata nella chiamata“, una antologia di insegnamenti, aneddoti, documenti storici e memorie inedite, offre una testimonianza della sua vita trascorsa accanto a lei.
“Celebre è la sua ispirazione che sembra essere avvenuta in un treno andando nell’Himalaya in cui Gesù stesso le abbia parlato dicendole che desiderava che lasciasse l’ordine delle suore dell’Istituto della beata Vergine Maria di Loreto e che andasse nelle strade di Calcutta per servire i poveri dei più poveri , come una semplice indiana, vestita con un sari. Da lì sono nati i missionari e le missionarie della Carità. Era i l 1946. Sono passati molti anni da quell’ispirazione e la madre ha iniziato ad essere conosciuta. Fu invitata al 41°Congresso Eucaristico di Filadelfia, l’8 agosto 1976, il cui tema era “Da fame a quelli che hanno fame e da fame di te a quelli che hanno pane” .
Nel Congresso comprese che il Signore la chiamava allo sviluppo della sua chiamata nella vita contemplativa e in questa “chiamata nella chiamata” scopre la povertà spirituale molto più difficile da soccorrere, da curare, da guarire .- Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio – dunque l’amore in azione e servizio e l’amore in preghiera e contemplazione: ecco le missionarie della Carità nei due rami attivo e contemplativo.” .
Madre Teresa era conosciuta e popolarissima in tutto il mondo anche in un periodo della sua vita in cui la comunicazione mediatica non raggiungeva ancora i livelli attuali. Quale è il segreto di questa popolarità a livello mondiale?
La parte di vocazione di cui si parla poco o niente dì è il fatto che lei era la madre anche dei non cristiani. Il novantacinque per cento delle persone che serviva, infatti, non era cristiano. Rappresenta l’icona dell’amore compassionevole che patisce con simpatia.
Parliamo del femminile in Madre Teresa, donna del il dialogo interreligioso e donna di pace: ricordiamo il Nobel della Pace da lei ottenuto nel 1979.
Il dialogo interreligioso bisogna viverlo. Lei diceva che il primo passo dell’evangelizzazione è diventare amici, salutarsi per strada,conoscersi e rimuovere gli ostacoli, i pregiudizi, al di là se si è indù, musulmano, di un’altra religione, e Dio lo si chiami con un altro nome, o se si è non credente.
Come si fa a rimuovere questi ostacoli?
L’indù deve essere il migliore, così il musulmano, il cristiano ,o il non cristiano. E’ questa è l’eredità di madre Teresa, eredità che io reclamo: rimuovere gli ostacoli che separano l’umanità. Dopo la sua morte che mi procurò una depressione essendo stata la mia ispiratrice, la mia guida, il mio faro, cominciai a risentire la voce della Madre nelle parole di papa Francesco. Soprattutto agli inizi Francesco usava parole che io ricollegavo a lei e ne avvertivo la sua continuazione in vita. Papa Francesco è tutto per queste cose. Ha una nuova forma di essere pastore che sa di pecore alla maniera di Madre Teresa, che non ha paura di sporcarsi le mani.
La presenza accogliente, femminile di Madre Teresa l’ho vissuta a Calcutta. Gli Indù che la venivano a trovare le facevano il “pranama”, un saluto tipico della persona che si vuole venerare , con tutto il corpo disteso per terra e con le mani allungate che toccano i piedi. e le dicevano :”kalima”, ovvero madre Kali,
Un capo dei bramini, i quali usano per i sacrifici alla dea Kali fiori rossi e il sangue delle capre, si ammalò di lebbra e per questo fu escluso dalla sua famiglia. La madre lo accolse e lo curò nel suo ospizio. Quando il capo bramino si guarì davanti alla porta di madre Teresa si stese, toccò la madre e le disse:-per tanti anni ho seguito la dea Kali, adesso è simulacro di pietra, adesso ho la dea viva accanto a me!- ” E mi fa presente che a Calcutta madre Teresa ha trasformato in cappella cristiana. una parte del Kalìghat, il tempio dedicato a questa divinità.
Madre Teresa affermava: «Se mai diventerò una santa, sarò una “santa dell’oscurità”” sarò sempre assente dal Paradiso per accendere la luce di coloro che sono nell’oscurità sulla terra» . Il suo femminile si può avvicinare a Maria di Nazaret?
Premetto che da bambino avevo una grande devozione per la Madonna. Quando guardavo le statue e le innumerevoli immagini a lei dedicate, non riuscivo a trovarne una che potesse somigliarle, nessuna che fosse vicina alla mia immaginazione e mi sono sempre chiesto come veramente fosse .” “Ho conosciuto Madre Teresa in India nel 1977 a Calcutta. Dal Kalìghat si allunga una costruzione con un cancello, un’immagine della Madonna e una scritta: Nirmal Hriday “Casa del cuore puro”. E’ l’ospizio di Madre Teresa di Calcutta. Tutto intorno è avvolto da un denso odore acre di fumo. In una grande porta scura, in una specie di scorrevole è scritto: “dentro o fuori”. Compresi che lei era dentro e suonai la campana. Mi venne ad aprire una suora e le chiesi che desideravo parlare con Madre Teresa. Rimasto seduto ad attendere sopra un banco di cemento, pensavo: – come tutto è grigio!- ma questo è normale perchè è un colore comodo, non è nè bianco , nè nero, è il colore di tante sporcizie, del fumo delle cucine indiane con il riso cotto con sterco secco di vacca. Tutto dunque davanti a me appariva di un grigiore assoluto e mentre ero immerso in questi pensieri una persona piccola, minuta, che mi arrivava al mento, scalza, con un sari di cotone molto leggero,come un soffio di vento mi apparve e fu davvero un momento magico, li compresi che così doveva essere Maria di Nazaret!” Lei era pura bontà. Ricordo che pensai: -che bello essere buoni, vorrei un po’ di questa bontà. Capii anche che c’è un prezzo per avere questa bontà: bisogna essere disposti a rinunciare e lei aveva fatto delle grandi rinunce, trovando questo tesoro nascosto come Maria.”
Un’ aneddoto di Madre Teresa?
Ricordo che mi sussurrò poco prima di morire: ” conserva la parola, conserva la parola, conserva la parola”.
Sabina Caligiani
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