Denunciata dal marito, Alda Merini trascorrerà un lungo periodo in un ospedale psichiatrico, ne uscirà solo grazie alla Riforma dello psichiatra Franco Basaglia che nel 1978 avvia la faticosa e burrascosa chiusura di quegli istituti. Il testo originale di Claudio Fava indaga fra quelle pieghe della memoria della poetessa lombarda cercando di restituirci un immagine più chiara di quella che fu una piaga indelebile nella memoria di questa grande donna.
Di Alda Merini, della sua molteplice personalità non se ne parla mai a sufficienza, nonostante la sua grandezza e poliedricità, eppure fra i social impazzano i suoi aforismi, le sue poesie, la sua filosofia di vita attraverso link e post preconfezionati. A renderle giustizia, attraverso una storia composita e significativa, stavolta ci pensano lo Stabile di Catania e lo Stabile dell’Umbria a dar vita ad uno spettacolo teatrale incentrato sulla sua figura con un testo inedito di Claudio Fava, in cui si affronta il difficile periodo in cui la donna viene rinchiusa in un ospedale psichiatrico. In un’ora e mezza scarsa sul palcoscenico del Teatro Eliseo di Roma, in scena fino all’11 dicembre, possiamo provare a cercare di capire qualcosa in più di questa controversa personalità e riflettere su quanto ci può ancora raccontare. La Merini considerata una delle massime espressioni poetiche del secolo scorso, fu vittima di una spiccata e ambivalente sensibilità che la portò ad avere problemi con la sua psiche. Molti amici importanti la sostennero ma a poco valse il loro interessamento, più e più volte fu ricoverata per i suoi problemi d’instabilità mentale. Sicuramente la sua opera è imprescindibile dal suo periglioso percorso di vita ed è difficile ricordare qualche suo verso, o rileggere qualche sua prosa, se non li si immagina incastonati in quel tragico vissuto, tormentato, doloroso.
La pazza della porta accanto è il titolo di un’opera in prosa, un romanzo del 1995 (con lo stesso titolo c’è una film/conversazione con la poetessa ad opera di Antonietta De Lillo del 2013); il testo di Claudio Fava prende a prestito parte del suo contenuto e il titolo per sviluppare un percorso drammaturgico notevole ma frammentato al tempo stesso, che nella frammentazione trova il suo nervo narrativo anche se si apprezzava dello stesso autore, noto per l’impegno e la partecipazione, di più per approfondimento e veridicità Mar del Plata in turnè con la regia di Giuseppe Marini. Qui ritroviamo la Merini trentaseienne che – denunciata dal marito spaventato per gli eccessi della donna – si trova ad affrontare il travaglio esistenziale di una lunga permanenza in un manicomio, il Paolo Pini di Milano. Ne uscirà con la grazia della ‘Legge Basaglia’ del 1978 che prevedeva la chiusura di quegli istituti. In un ambiente buio, multifunzionale e oppressivo concepito dallo stesso regista – Alessandro Gassman – che è claustrofobico e macchinoso quanto basta, da cui fuoriesce una gabbia in cui sono recluse le pazienti, viene spostata a vista dalle stesse attrici che interpretano le compagne di sventura della protagonista.
Lo spettacolo vive tutto sull’interpretazione di Anna Foglietta, che è la poetessa dei Navigli in scena, l’attrice parte dalle radici più profonde del suo inconscio, ricerca dentro di sé i suoi fantasmi, per disegnare la ‘sua’ Alda Merini, Il suo tormento, la sua incredulità, la sua difficoltà a capire perché è prigioniera lì dentro, è percepibile in ogni mormorio/contorcimento o palpito/sforzo creativo. Regala al personaggio tutto un campionario di tic, contrazioni, biascichii e sussulti davvero sconvolgenti. Sembra essere una prigionia nella prigionia. La libertà creativa và conquistata a poco a poco e con sacrificio ed anche lei paga lo stesso scotto. Accanto le sono tutto un campionario di varia umanità, interpretato da un gruppo di valide colleghe, che va dall’attrice svaporata a una ninfomane lesbica glissando attraverso una finta gravidanza (che ci riserva una piccola sorpresa finale della regia), tutte di giallo vestite. C’è da chiedersi sono questi i risultati dell’elettroshock che si praticava a questi tempi? Ci si chiede inoltre perché tutto questo dispiego di energia, molto concreto e impegnativo per gli interpreti, per tutta la durata, debba essere filtrato al pubblico attraverso una microfonazione – assolutamente necessaria? – che appiattisce e schiaccia ogni slancio emotivo.
La pazza della porta accanto di Claudio Fava
con Anna Foglietta, Angelo Tosto, Alessandra Costanzo, Sabrina Knaflitz, Liborio Natali, Olga Rossi, Cecilia Di Giuli, Stefania Ugomari Di Blas, Giorgia Boscarino, Gaia Lo Vecchio
spazio scenico Alessandro Gassmann con la collaborazione di Alessandro Chiti
costumi Mariano Tufano
musiche originali Pivio & Aldo De Scalzi
videografia Marco Schiavoni
regia Alessandro Gassmann
produzione Teatro Stabile dell’Umbria, Teatro Stabile di Catania
Teatro Eliseo, Roma fino al 11 Dicembre
COMMENTI