La Parola Padre drammaturgia e regia di Gabriele Vacis

La Parola Padre drammaturgia e regia di Gabriele Vacis

Sei ragazze, tre italiane e tre provenienti dai paesi dell'est si confrontano su un percorso comune: il significato della parola padre e quanto la figura paterna, sia essa privata o istituzionale, possa avere influito sulla loro giovane esistenza.

Sei giovani donne. Sei giovani attrici. Sei ragazze che si incontrano in nome del teatro per raccontare un percorso comune. Quel genere di percorsi esistenziali che frequentiamo senza vedere, senza avere la netta percezione. Sono le generose e tenaci: Alessandra Crocco, Anna Chiara Ingrosso, Simona Spirovska, Irina Andreeva, Aleksandra Gronovska, Maria Rosaria Ponzetta selezionate durante un giro di seminari tenuti da Cantieri Teatrali Koreja, gruppo leccese che da anni lavora su questo tipo di operazioni, nell’Europa centro orientale. Tre ragazze italiane, una polacca, una bulgara e una macedone. Tutte parlano un inglese europeo. Quali sentimenti possono coltivare queste sei ragazze di nazionalità diverse, che si parlano, che attraversano una lingua comune, ma poi hanno delle memorie comuni? Che storie possono raccontare in uno scontro teatrale? E soprattutto hanno una storia comune da raccontare? Immagini, movimenti armonici, musica e parola sovrapposti danno origine a uguaglianze impossibili, mobili, fluide. Schegge di senso imprevedibile eppure accettabilissime. Tutte hanno conti in sospeso con la loro patria, tutte hanno conti in sospeso con i loro padri.

PADRE-25_Foto di Alessandro Colazzo MEDIA

E dunque la parola Padre/Patria diventa il minimo comune denominatore per attuare un tracciato comune drammaturgico, l’accostamento diventa psicoanalitico. Un Padre Nostro laico. Una preghiera blasfema. Un atto di dolore pubblico e reo confesso. Per le ragazze dell’est il significato di Padre confina tragicamente con Patria/Comunismo, ed divertente vedere come il comunismo sia collegato idealmente alla carta igienica. Una delle ragazze, infatti, racconta delle tante ore trascorse pateticamente dal nonno in fila, sotto la dittatura comunista in Polonia, solo per recuperare qualche rotolo di carta igienica. Ma il comunismo era anche apparenza e fondamento e ora che non c’è più pare proprio, toccando con mano le storie di queste ragazze a rappresentanza di un popolo, si sentano private di quel qualcosa che le sorreggeva. Una spina dorsale che reggeva un fragile corpo. La ragazza macedone addirittura inneggia a Tito che teneva unita l’ex Jugoslavia piuttosto che all’eroe nazionale Alessandro Magno poiché ora con la situazione attuale è costretta a odiare le vicine ma rivali amiche.

Il comunismo come Padre/Patria, quando si cresce, quando si è adulti diventa un idolo, un ricordo, un simulacro. Come a simulacro ricorre un fusto di acqua, – dieci, cento fusti vuoti ingombranti, componibili, colorati che costituiscono i pochi suggestivi elementi scenici – i fusti che il papà di una delle ragazze italiane trasportava per sostenere e sostentare la propria famiglia trascurando di dare l’affetto necessario alla figlia. Ora a tenere tutti uniti c’è la Comunità Europea, altro padre da cui rimanere delusi e defraudati. La novella Europa/Padre vessillo di un sogno già infranto sul nascere, che non ha saputo allevare degnamente i propri figli, che nel curare le proprie ferite, trascura gli affetti più cari, che nella preoccupazione del sostentamento lascia che il tempo stupri i figli più fragili e deboli. Questo spettacolo affascinante, sia figurativamente sia interpretativamente, ha molti fondamenti in comune con Elementi di struttura del sentimento del 1985 anche lì c’erano sei donne ed anche lì c’erano delle persone assenti da evocare. Ecco che a distanza di anni Gabriele Vacis con la fedele e interscambiabile collaborazione di Roberto Tarasco ritrova la stessa freschezza e la stessa creatività di allora con uno spettacolo commovente, emozionante, grazie anche alla generosità e alla forza emotiva/creativa di queste sei grandi prime attrici.

LA PAROLA PADRE БAЩA ОЈСІЕС ТAТКО

con Irina Andreeva, Alessandra Crocco, Aleksandra Gronowska, Anna Chiara Ingrosso, Maria Rosaria Ponzetta, Simona Spirovska

scenofonia e allestimento Roberto Tarasco

coordinamento artistico Salvatore Tramacere

drammaturgia e regia Gabriele Vacis

produzione Cantieri Teatrali Koreja nell’ambito del Progetto Archeo. S., finanziato dal Programma di Cooperazione Transfrontaliero IPA Adriatico. Lead Beneficiary Teatro Pubblico Pugliese

Premio Best Actress Apollon 2012 XI International Theatre Festival Apollon di Fier, Albania
Premio Adelaide Ristori (Mittelfest 2014) migliore attrice a tutte le interpreti

Piccolo Eliseo, Roma, fino al 10 aprile

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