La Lettera Scarlatta ( o Scarlet Letter, in lingua originale) è l'emblema di quel simbolismo che dalla madre Europa si è tradotto, solcando le acque in burrasca, nel territorio della nativa New England: l'America dei Puritani.
“Fin da quando ella aprili occhi alla luce, la prima cosa che parve interessarla, non fu, no, lo sguardo della mamma, […] fu invece la lettera scarlatta sul petto della madre.”
Nathaniel Hawthorne e il Simbolismo Americano – Per troppo tempo la letteratura d’oltreoceano negli anni, specie nel’800, è stata oscurata e adombrata dai grandi nomi del’Europa Continentale. Quando però si guarda oltre quelle piccole insenature, tra le coste oceaniche, si scorge un passato degno d’esser considerato e con il quale, certamente, dovremmo fare i conti. La Lettera Scarlatta ( o Scarlet Letter, in lingua originale) è l’emblema di quel simbolismo che dalla madre Europa si è tradotto, solcando le acque in burrasca, nel territorio della nativa New England: l’America dei Puritani. Come opera è minata da chiaroscuri, da misti agrodolce, da ambiguità e da contraddizioni. Contraddittorio che subito balza agli occhi tra la logica puritana, del diritto divino, e la passione di una donna, tanto immersa nel fiume in piena delle pulsioni quanto insicura di fronte alla vita.
Una lettera sul petto decreta peccato: Hester – Il fulcro della vicenda è la piccola isoletta di Salem, situata di fronte la città di Boston: mentre il processo di colonizzazione del nuovo mondo avanzava, più stringente era la condizione del tessuto sociale del New England. Tra doganieri e pizzicagnoli, notai e agricoltori, schiavi e rentier si intravedeva sul fondo della scena una piccola figura di donna, fulminata dal peccato mortale dell’adulterio e bollata a vita per ciò con una lettera di colore scarlatto impressa sul suo petto: una lettera “A”, color scarlatto, di adultera. La Corte puritana così aveva decretato, doveva evidentemente rispettare il diritto divino, aberrava l’idea del perdono. Hester era il nome di colei la quale abbandonandosi al profumo delle passioni aveva tradito il marito. La passione le era però costata cara: il prezzo portava il nome di una bambina, una figlia, la piccola Pearl. Liberata dalle catene sociali, dimenticando le strettoie culturali, Hester iniziava ad assomigliare alla dea Libertà (o magari alla signorina Anarchia).
I significanti – Ci sono libri che portano con loro la melodia dell’eterno, dell’eterno dubbio. L’inchiostro sembra provenire da tempi lontani, da luoghi mai vissuti: l’opera di Hawthorne è una di queste. Lentamente si capisce che in quelle, seppur poche, pagine il tempo non esiste, non esiste il luogo, non esistono delle persone, esistono dei simboli: simboli che rimandano ad un qualcosa, un qualcosa che neppure lo stesso autore è in grado di esaurire completamente. Gli angoli visuali con i quali si potrebbe avvicinarsi al Racconto sono molteplici, ma mai completi. Tutto sembra fluttuare in un limbo, in assenza di gravità. Ci sono solo significanti, possibili significati che ognuno potrebbe attribuire a quei simboli, in un coacervo di ambiguità e parole, certezze e silenzi. La lettera A, ricamata sul petto, non significherà più adultera. O almeno, non solo. Hester, in una spirale di eventi, dissacra il divino, facendo acquistare a chi scrive e a chi legge un pizzico di umanità in più. Forse un Antigone moderna, forse un alter-ego letterario (e non?) dello stesso Hawthorne. C’è una donna, e questo deve bastare. Non conclude, alla Pirandello.
Buona lettura.
Lorenzo Serafinelli
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