La Grande Bellezza di Sorrentino conquista l'America e vince il Golden Globe come Miglior Film Straniero, ora inizia la scalata verso gli Oscar per la pellicola con uno straordinario Toni Servillo...
La Grande Bellezza conquista l’America – Sorrentino aveva già vinto tutto il possibile, pochi mesi fa, agli European Film Awards di Berlino, ma la sua ultima creazione ‘La Grande Bellezza‘ non pare aver finito la sua escalation di consensi internazionali. La pellicola, l’unica italiana tra la categoria Miglior Film Straniero, si è conquistata un Golden Globe, e pare avvicinarsi sempre più agli ambiti Oscar. Era dal 1989 da quel Nuovo cinema paradiso di Tornatore che l’Italia non si conquistava il premio della stampa estera a Hollywood.
Sul palco, nel ritirare il premio sentiamo un Sorrentino emozionato dire: “Grazie Italia, questo è davvero un Paese pazzo, ma bellissimo”.
La decadenza estetica e culturale italiana in scena – Il 16 gennaio si saprà se il film italiano è riuscito ad avvicinarsi agli Oscar, tra pochi giorni infatti usciranno le cerimonia del 2 marzo. Intanto il regista festeggia e celebra questo traguardo lodevole: “Erano giorni in cui nessuno mi diceva niente, qui sono veramente bravi a non far trapelare nulla. Ero convinto che il premio sarebbe andato a un altro e l’emozione è stata ancora più grande. Ero seduto accanto a Bono che era molto felice del fatto che avesse vinto il nostro film”.
Ma oltre il mondo dei premi, della critica e della stampa altolocata, questo film, la sua arguta sceneggiatura, la sua impeccabile fotografia e la straordinaria bravura di Toni Servillo, hanno incantato il pubblico, mettendo in scena l’Italia dei salotti radical chic borghesi, e il vuoto annientante che celano certe imitazioni di bellezza.
La Roma di oggi – Sorrentino parla così della candidatura ai Golden Globe: “Quando sono stato negli Stati Uniti e ho mostrato il film sembrava piacesse molto, ma poi mi sono detto “chissà agli americani è piaciuta la libertà con cui è stato utilizzato il mezzo cinematografico e questa grande cavalcata dentro Roma e una certa umanità“. E l’America è in effetti stata conquistata dal fascino delle cartoline romane proposte nel film, un regno del kitsch e del botulino, quello spaccato italiano che il New York Times ha definito “una metafora del declino italiano”.
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