La donna e il lavoro: una risorsa per il progresso del Paese. Intervista esclusiva a Franca Cipriani

La donna e il lavoro: una risorsa per il progresso del Paese. Intervista esclusiva a Franca Cipriani

A colloquio con Franca Cipriani Consigliera Nazionale di Parità Effettiva per parlare di Donne e Lavoro

A colloquio con Franca Cipriani Consigliera Nazionale di Parità Effettiva

Crescita della presenza femminile e affermazione della competenza e del talento in ruoli decisionali nel settore privato: sembra che l’obiettivo della legge Golfo e Mosca, detta sulle “Quote Rosa”, che rimuove gli impedimenti delle donne nei posti d comando, stia sortendo i suoi effetti. Le società si stanno adeguando alle novità della legge e sono più di un migliaio le presenze femminili nei Consigli di Amministrazione e nei Collegi Sindacali. E la stessa cosa sta accadendo anche nel settore pubblico.

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Nelle imprese tecnologicamente più avanzate sembra che il problema del genere, che preclude le carriere femminili, sia superato e la differenza la faccia il talento. A testimoniarlo non sono mancati i riconoscimenti maschili, a sottolineare, in questi tipi di imprese, il valore aggiunto apportato dal Fattore D, come è accaduto nel primo convegno italiano dell’Associazione GTWN – Global Telecom Women’s Network, “Vite digitali: sfide, soluzioni, opportunità”, tenutosi lo scorso 1 ottobre, presso la sede Telecom di Roma, che ha riunito varie donne menager in posizioni apicali. E Lucy Lombardi, responsabile Telecom Italia di Industry Relazion e di Working Capital, afferma: “La leader non è una questione di genere . Ciascuno deve creare il proprio modello” . In realtà, però, la situazione non è così ideale come potrebbe sembrare, perché molte difficoltà sono ancora da affrontare e da superare. Esiste il problema culturale dello stereotipo di genere che mette le donne, in relazione alla loro funzione produttiva, nella categoria di soggetti che “in ragione del genere” sono destinate a produrre meno e quindi: perché pagarle come gli uomini?.

Franca Cipriani, attualmente Consigliera Nazionale di Parità Effettiva, già Presidente della Consulta Femminile Regionale per le Pari Opportunità del Lazio, Consigliera di Parità della Provincia di Roma e animatrice di reti femminili, conosce molto bene la situazione di discriminazione e le molteplici problematiche legate al mondo del lavoro della donna.

Quanta strada è stata fatta e quale è oggi la condizione femminile nel mondo del lavoro?

Inizialmente, settanta, ottanta anni fa, il lavoro della donna era soprattutto legato ad esigenze di carattere materiale, di soddisfazione di un bisogno primario, per aiutare economicamente la famiglia, come è nata da un’esigenza altrettanto primaria l’attività femminile nel mondo del lavoro durante il periodo bellico: essendo gli uomini in guerra le donne sopperivano lavorando in fabbrica…

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Comunque poi il mondo è cambiato, c’è stata una evoluzione sociale, culturale, di approfondimento, di ricerca… Un cambiamento straordinario

Negli ultimi dieci, quindici anni è cambiato tutto con le nuove tecnologie, con il fatto di essere all’interno di condizioni di grande trasmissione di pensiero, di lavoro, in Europa e nel mondo. Negli anni ottanta, dopo il grande femminismo, sono iniziati i movimenti delle donne elaborando un’idea: non più perseguire la parità, ma le pari opportunità, vale a dire l’accettazione e la valorizzazione del fatto che c’è una differenza tra l’uomo e la donna e questa differenza non è da nascondere, da cancellare, ma da valorizzare e far valere all’interno di decisioni, di scelte, perché significava ottenere maggiori e migliori risultati, soprattutto in ambito professionale. Sono state fatte varie indagini e calcoli, a dimostrare che il fatto che le donne non lavorassero quanto gli uomini, e non fossero pagate quanto loro, comportava un danno complessivo per il prodotto interno lordo del Paese che bloccava lo sviluppo e la trasformazione di una società che doveva avere necessariamente, al suo interno, le due componenti maschile e femminile, ognuna delle quali contribuiva al raggiungimento dei risultati.

Far progredire il soggetto femminile non significava però che il soggetto maschile dovesse fare qualche passo indietro?

Gli ostacoli, soprattutto di tipo culturale, sono ancora fortissimi. In Italia, per qualche misterioso motivo, sembrano inamovibili, al contrario degli altri paesi europei, anche latini, come la Spagna, la Francia… Siamo sempre gli ultimi eppure abbiamo il maggior numero di donne che si laureano rispetto agli uomini, anche se complessivamente, il numero dei laureati è inferiore al livello europeo. Non abbiamo un’occupazione femminile in linea con gli obiettivi europei, non abbiamo il livello di servizi per l’assistenza alla maternità, non siamo riusciti a creare un meccanismo che tenga conto delle difficoltà della donna. E tutto questo è paradossale nel nostro Paese, avendo una normativa tra le migliori in Europa. Basterebbe applicarla. Siamo uno dei primi paesi che ha equiparato il salario maschile al femminile, ancora prima dell’ Inghilterra, e adesso, in Italia, le donne sono pagate meno degli uomini rispetto a tutto il resto dell’Europa.

Se c’è una resistenza maschile, c’è anche un concetto radicato secondo cui non è giusto che la donna non si occupi a tempo pieno della prole?

Il fatto è che in Italia viviamo soprattutto sulla piccola, piccolissima, e media impresa, e ci troviamo di fronte ad una situazione nella quale è previsto che sia la donna a stare a casa se nasce un bambino. Non c’è neanche lontanamente l’ipotesi che possa starci il padre. Questo naturalmente condiziona il datore di lavoro che sa che su quella donna non potrà fare completamente affidamento. Non sussisterebbe questa pregiudiziale se ci fosse la possibilità di un’alternanza con l’uomo.

A molte donne sfugge l’effettiva consapevolezza della importanza della propria identità e del ruolo da assumere nella società, con intelligenza e determinazione. C’è da fare un lavoro di maturazione in tal senso?

Le donne stanno migliorando nell’acquisire questa autocoscienza, che di fatto è molto aumentata secondo l’ultima ricerca l’ISTAT; e, ad esempio, rispetto a fatti di violenza, che quasi solitamente avvengono da parte del coniuge o del compagno, hanno assunto una diversa consapevolezza di sé. C’è una iniziativa di “Donne e Media” che ha messo in moto tutto un meccanismo di richiesta alla RAI di lavorare sull’immagine femminile che abbia delle altre caratteristiche, ma non è facile. Tengo delle lezioni nelle scuole medie superiori, a Roma, e nella provincia e mi trovo davanti a una cultura molto radicata, per cui tutta una serie di cose si danno per scontate. Penso che questo dipenda dal fatto che, originariamente, permettere alle donne di avere un’occupazione significasse investire sui servizi.

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Con il il Jobs -Act esistono maggiori possibilità per conciliare famiglia e lavoro. Migliorerà con questo provvedimento la condizione femminile?

Il Jobs- Act prevede delle agevolazioni parentali in più in relazione al periodo della maternità, ed economiche, inoltre nuove soluzioni in caso di malattia grave con l’ottenimento del part -time, e un nuovo metodo di contrastare il fenomeno delle dimissioni in bianco, penalizzanti per le donne. Ma la cosa più efficace da attuare è il lavoro nelle scuole.   Un’azione continuativa nella didattica, voluta da parte del Ministero della Pubblica Istruzione, sarebbe dunque auspicabile.

Quali obiettivi e quali strategie, come Consigliera, si propone per il mercato del lavoro al femminile ?

Rendere più attiva, questa rete che c’è sul territorio. E’ l’unico organismo che ha questa presenza così diffusa in esso, per cui occorre  renderlo più forte, più consapevole, più attento, conoscere quello che sta succedendo nei posti di lavoro,con dei protocolli, insieme con le Direzioni Territoriali del Lavoro che sono l’altro terminale del Ministero del lavoro di cui noi siamo la parte femminile. Questi sono dunque gli obiettivi: rafforzamento della rete e maggiore visibilità del lavoro delle consigliere perché sapere che c’è un soggetto che vigila sugli adempimenti già questo fa cultura.

Sabina Caligiani

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    […] personale sul piano lavorativo può coesistere con la creazione di una famiglia. Oggi, le madri in carriera che danno prova di come si possa lavorare e allo stesso tempo adempiere ai propri doveri verso i […]