Adriano Marenco riscrivere quarant'anni dopo un sequel di uno spettacolo che ha fatto la storia del teatro del novecento e che oggi vede i protagonisti di allora diventati adulti incapaci di gestire un potere a loro affidato. E attraverso il mito riflettere come la storia si ripeta incessantemente e tragicamente.
La classe morta (1975) è il capolavoro assoluto, lo spettacolo di culto, di Tadeusz Kantor, pittore, scenografo, e regista polacco, in una sola parola un artista immenso del novecento e che ancora oggi è fonte di ispirazione per molto teatro contemporaneo. Di cui nel 2015 è ricorso il centenario della sua nascita e in suo onore, attraverso una serie di iniziative patrocinate Istituto Polacco di Roma in occasione del 250° Anniversario del Teatro Pubblico in Polonia è stato ricordato. Il 30 novembre e l’1 e il 2 dicembre è stato evocato in un Convegno Internazionale tenutosi rispettivamente presso l’Università della Sapienza di Roma e l’Istituto Polacco di Roma a cura del Prof. Luigi Marinelli e della Prof.ssa Valentina Valentini dal titolo: Politica dell’arte, politica della vita: Tadeusz Kantor fra teatro, arti visive e letteratura. Completano il convegno la mostra di Romano Martinis Tadeusz Kantor – Cricot 2 e la mostra di disegni della collezione di Stefania Piga e lo spettacolo La casta morta andato in scena al Teatro Trastevere in novembre e che ora riprende per un gruppo di repliche più cospicue presso Teatro Studio Uno inaugurando per il 2016 la programmazione con questo primo progetto speciale.
Adriano Marenco ispirandosi a quello spettacolo storico ha scritto La casta morta su soggetto del prof. Luigi Marinelli e del maestro Michele Sganga (autore per altro delle bellissime musiche che accompagnano lo spettacolo), rendendo il giusto omaggio a Kantor, immaginando che quei vecchi-bambini protagonisti dello spettacolo manifesto del gruppo Cricot 2 fondato dal maestro polacco, siano oggi diventati uomini di potere e che perpetrano oggi la loro tirannide in un aula parlamentare. Da una zona morta all’altra, quindi. Simbolicamente i giovani parlamentari eleggendo un fantoccio come premier hanno così piena facoltà di manovrarlo e attraverso di lui parlare al popolo, gestirlo a lunga vita. Noi siamo come voi, dicono. Non c’è distinzione tra pubblico e pubblici ministri. Ma l’afrore del potere si fa sentire anche in sala e allora bisogna inventare qualcosa che codifichi quel potere, lo giustifichi, ed è ciò che fa il primo parlamentare. Ma questi giovani parlamentari sembrano piuttosto degli uscieri che degli uomini di potere, degli usceri che hanno sovvertito il potere. E continue svestizioni/sovrapposizioni di quei segni di riconoscimento lo sta a dimostrare.
Quello che in Kantor era più fisico, più agreste, più allusivo, oggi per Simone Fraschetti, regista dell’attuale sequel diventa scontro verbale, protervia mefistofelica, farcitura della più convenzionale e consumistica condizione esistenziale dell’uomo contemporaneo, ed ecco allora anche momenti di esilarante gioco teatrale, di divertimento quasi cabarettistico o addirittura circense in un ossessiva girandola di citazioni kantoriane. Gli interpreti si frappongono in una prima parte di perfomance/installazione che si svolge nel giardino del teatro in cui si ricorda il mito di Odisseo caro a Kantor ed una più cameristica in Sala cui c’è la seduta plenare per riconfermarsi per la prossima legislatura. È curioso ricordare che anche Nanni Garella abbia voluto onorare Kadeusz Kantor con un suo spettacolo dal titolo inequivocabile La Classe che ha debuttato al Napoli, Teatro Festival Italia in giugno 2013, il regista marchigiano/bolognese da anni lavora con attori provenienti dal Dipartimento di Salute Mentale dell’Azienda USL di Bologna coniugando in maniera armonica un lavoro artistico con un lavoro nel campo della salute mentale. Due diversi modi non molto lontani di ricordare un grande genio.
La casta morta#senzailpoteresimuore
soggetto di Luigi Marinelli e Michele Sganga
testo di Adriano Marenco
con Raffaele Balzano, Marco Bilanzone, Valentina Conti, Francesca Romana Nascè, Mersia Valente, Marco Zordan
installazioni a cura di Pamela Adinolfi, Alessandra Caputo, Daniele Casolino, Lisa Rosamilia, Antonio Sinisi
regia di Simone Fraschetti
musiche di Michele Sganga
soprano: Nora Capozio violino: Lia Tiso pianoforte: Michele Sganga chitarra,
produzione Patas Arriba Teatro, Istituto Polacco di Roma
Teatro Studio Uno, Roma fino al 17 gennaio
COMMENTI
[…] recensione di Mario Di Calo […]