Italiani rapiti in Iraq: Giuliana Sgrena e il terrorismo dell’ISIS

Italiani rapiti in Iraq: Giuliana Sgrena e il terrorismo dell’ISIS

Italiani rapiti in Iraq: il 4 febbraio 2005 veniva catturata Giuliana Sgrena; oggi, l'ISIS minaccia il mondo con continui rapimenti e attacchi alle nazioni.

Italiani rapiti in Iraq: Giuliana Sgrena – La guerra annunciata in Medio Oriente affonda le sue radici in anni di risentimenti di carattere politico, economico, sociale e religioso. I fondamentalisti islamici continuano a mietere vittime, al fine di intimorire le nazioni interessate a retrocedere nel contrasto verso il loro progetto di conquista terroristica. Esattamente dieci anni fa, il 4 febbraio 2005, veniva rapita la giornalista de Il Manifesto Giuliana Sgrena, reporter diretta delle faccende animanti le zone belliche dell’Iraq. Un gruppo di uomini armati l’aveva rapita e aveva chiesto il riscatto alle autorità italiane che, dopo un mese, il 4 marzo 2005, riuscirono a condurre in salvo Giuliana Sgrena, non senza sbavature, data la morte “misteriosa” per mano dei marines dell’agente del Sismi Nicola Calipari, che aveva il compito di scortarla nel tragitto fino all’aeroporto. Dietro quello che ufficialmente è stato annunciato come un “incidente”, sembrano essere tante le verità nascoste per non correre il rischio che la giustizia metta in crisi i sottili equilibri esistenti tra le potenze occidentali. I cordoni che tengono legati le nazioni impegnate contro il terrorismo islamico si direbbe siano alimentati da un interesse proprio più che da un bene comune, e di certo un’organizzazione spietata quale l’ISIS ne mira la rottura.

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Lotta al terrorismo – Come Giuliana Sgrena, tanti sono gli Italiani rapiti in Iraq. A destare maggiore preoccupazione oggi è l’operato dell’ISIS, l’organizzazione terroristica di uno dei gruppi islamici sunniti più estremisti che ha già conquistato un terzo del territorio dell’Iraq. Sempre più frequentemente assistiamo a sequestri di persone, giornalisti, militari o volontari che siano, le quali sono costrette a rendersi protagoniste di video minatori per poi, molte volte, diventare vittime di un compromesso a cui la nazione d’appartenenza non vuole scendere. Si potrebbe discutere all’infinito su determinate decisioni prese dai governi interessati, affondando le ferite in motivazioni etiche piuttosto che di strategie politiche, ma la verità è che la lotta al terrorismo non permette compromessi. Non ci sono incontri o chiacchierate su come non scontentare nessuno, si parla di un’entità esistente che brucia i germi della civiltà calpestando e soffocando senza redenzione la libertà che caratterizza l’essere umano. Emma Bonino ha paragonato il terrorismo al nazismo e allo stalinismo, Gino Strada lo definisce come “il vero mostro da eliminare”, e non è affatto semplice adoperarsi a questo fine.

Il terrorismo dell’ISIS – Pagine non risolutesi in sangue ogni tanto giungono dal fronte islamico, come la liberazione di Vanessa Marzullo e Greta Ramelli rapite dagli jihadisti il 31 luglio 2014 e tornate in Italia il 15 gennaio 2015, o come la giornalista italo-siriana Susan Dabbous tenuta prigioniera nell’aprile 2013. Ma, in’un ottica più ampia, sono casi isolati che sottolineano il fatto che l’ISIS agisca senza scrupoli e abbia ben chiari i suoi obiettivi. Obiettivi che non si limitano a colpire geograficamente il Medio Oriente ma, come abbiamo tristemente assistito il 7 gennaio scorso alla strage della redazione di Charlie Hebdo a Parigi e ai seguenti attacchi nella Francia, pungono il cuore e i cittadini delle nazioni occidentali. Come attuare una difesa? Una risposta troppo complicata che cela probabilmente la mancanza della risposta stessa, ma certo è che bisogna fare in modo che la cautela riveli la sua efficacia contro le continue minacce dell’ISIS e che venga garantita la libertà d’espressione laddove si cerca di opprimerla.

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