Tawakkul Karman dice basta ai crimini dell'Isis contro le donne ed auspica il cambiamento
Contro l’Isis – C’è chi all’Isis dice no. E fra queste, non poche sono le donne che levano la loro voce – e in qualche caso anche la loro autorità – per confutare la validità delle azioni dell’Isis e negare l’equivalenza, più che comune, Isis – Islam. Mentre a Roma si organizza un convegno sulla resistenza curda femminile e la condizione delle donne nei paesi assoggettati all’Isis, a farsi sentire ora è Tawakkul Karman, premio Nobel per la Pace, politica e attivista yemenita che si è ribellata, a suo tempo, contro il dittatore ʿAlī ʿAbd Allāh Ṣāleḥ, in nome della libertà di pensiero e di espressione. Ora si rivolge direttamente contro l’Isis: “Il mondo evocato dai miliziani dell’Isis m’indigna e mi fa orrore. E nell’affermarlo, sento di condividere questi sentimenti con tutte le donne islamiche, come me, che continuano ad unire le loro voci e le loro forze nella lotta contro la violenza e lo sfruttamento sessuale.”
I crimini dell’Isis contro le donne – Non è un mistero, del resto, l’atteggiamento che hanno i miliziani dell’Isis nei confronti delle donne. Un video, filmato di nascosto da una donna vivente a Raqqa, roccaforte dello Stato Islamico, fa vedere quanto rigide siano le regole per loro: coperte da testa a piedi, divieto di togliere il velo in pubblico, perché “Dio ama le donne che si coprono”. E poi, di male in peggio, lo sfruttamento sessuale, il rapimento delle yazide, stuprate ogni sera dagli uomini del califfato; la tortura e la condanna di Samira Salih al-Nuaimi, giustiziata in pubblico solo perché aveva espresso su Facebook la sua polemica su alcune azioni dell’Isis. Un miscuglio di fanatismo religioso, oppressione di ogni libertà, maschilismo e violenza sulle donne. E’ per questo che Tawakkul Karman invita tutte le donne, come lei musulmane, a dire no, nella convinzione che “Islam non è sinonimo di barbarie” e che il cambiamento deve arrivare proprio dall’interno.
Perché le donne – Tawakkul Karman auspica che il cambiamento venga dall’interno, ma soprattutto dalle donne, considerate principali vettori di progresso, rivoluzione: “Vecchi regimi corrotti e dispotici, così come un integralismo retrivo e oscurantista, temono e combattono le donne perché sanno che esse si battono contro una doppia oppressione, facendosi interpreti di una volontà di cambiamento che all’idealità sa unire una straordinaria concretezza.” L’appello, però, è rivolto anche all’Occidente: secondo la giornalista yemenita, l’estremismo è anche il prodotto delle azioni dell’Occidente, che non sempre ha avuto comportamenti coerenti con le presunte istanze di libertà di cui si proclamava portatore. Per questo, il premio Nobel per la Pace auspica un vero cambiamento: niente bombardamenti dall’alto ma, piuttosto, una palingenesi dal basso ventre della popolazione. Che ponga termina alla guerra e ad ogni ingiustizia.
COMMENTI
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