Iran: condannata a morte la sposa bambina che ha ucciso il marito

Iran: condannata a morte la sposa bambina che ha ucciso il marito

Razieh Ebrahimi condannata a morte per aver ucciso il marito

La vicenda di Razieh Ebrahimi – Torniamo un attimo indietro nel tempo. Siamo in Iran, nel 2007. Razieh Ebrahimi, ragazzina di quattordici anni, vive normalmente la sua adolescenza, finché il padre non decide di darla in sposa al suo vicino di casa, un insegnante. La vita di Razieh cambia completamente: nello stesso anno diventa moglie, a quindici anni è già madre. Dopo tre anni di matrimonio non ce la fa più e uccide l’uomo che per mesi l’ha trattata senza alcun rispetto, insultata, picchiata. Inizialmente Razieh non confessa l’omicidio. Ancora una volta è suo padre agente del cambiamento: è lui a scoprire la verità e a denunciarla. Da quel momento Razieh Ebrahimi è rinchiusa dentro una prigione dell’Iran. Nel 2010 è stata emessa la condanna a morte, ma fu momentaneamente bloccata per la minore età della giovane.

iran

Condannate a morte in Iran – Adesso il problema si ripropone in maniera drammatica: il rischio che la condanna a morte di Razieh Ebrahimi venga eseguita è più che reale e ogni giorno è tempo prezioso che passa. Per questo Amnesty sta portando avanti una petizione per dire no alla condanna a morte di Razieh. Non è la prima volta, del resto, che accade un episodio del genere: nello scorso marzo Farzaneh Moradi, accusata di aver ucciso il marito all’età di 17 anni, è stata impiccata; nel maggio 2009 Delara Darabi fu ugualmente uccisa, condannata a morte per un omicidio commesso quand’era ancora minorenne, e a niente valsero le mobilitazioni di associazioni internazionali. “Mio marito mi maltrattava. Cercava qualsiasi scusa per insultarmi e mi aggrediva anche fisicamente” dice Razieh Ebrahimi. Ma le sue parole non bastano. Molti caldeggiano l’ipotesi del perdono da parte della famiglia dell’ucciso, pratica molto favorita soprattutto dopo che nello scorso aprile una madre ha perdonato, sempre in Iran, a Teheran, l’assassino del figlio proprio mentre era sul patibolo.

Le due principali questioni – L’emergere continuo di eventi simili è un chiaro segno del fatto che c’è qualcosa che non va: in Iran, ma non solo. Prima di tutto il problema delle spose bambine: queste possono essere maritate, per volere dei genitori, già dall’età di 13 anni. Il matrimonio diventa per loro spesso un incubo, dove si ritrovano a vivere una vita fatta di violenza e soprusi, giustificati e celati all’interno dell’istituzione familiare. In secondo luogo, con queste condanne l’Iran vìola la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia, che pure ha ratificato, ma che sembra completamente ignorare: e così punisce bambine e bambini come se fossero adulti, condannandoli a morte anche se il reato è stato compiuto in minore età.

COMMENTI

WORDPRESS: 2
  • comment-avatar

    […] Anche questo è maschilismo: non basta denunciare le violenze subite dalle donne e le tragedie di condanne a morte ingiuste; bisogna chiedere giustizia per la libertà di […]

  • comment-avatar

    […] è un’altra storia di violazione dei diritti umani, che ricorda molto da vicino la vicenda di Razieh Ebrahimi, ugualmente condannata a morte in Iran nel giugno scorso. Il presidente di Neda Day attribuisce il […]