Intervista a Elsa De Angelis, autrice de L'inchiostro sulla mia spada
In un’epoca in cui tutto è veloce, free, social, ed in cui le parole sono accorciate, abbreviate, codificate – così come anche le emozioni e i sentimenti – quanto spazio rimane per la poesia? L’abbiamo chiesto ad una giovanissima scrittrice, Elsa De Angelis, che ci ha spiegato la sua passione per la scrittura e il suo sogno, forse oramai fuori moda, di comunicare il suo essere con la poesia.
Chi è Elsa De Angelis? Come ti definisci?
“Nella vita sono una studentessa universitaria, studio Filosofia e mi definisco una persona abbastanza solare ma allo stesso tempo un po’ bipolare per cui ci sono dei momenti magari di grande solarità per poi passare a momenti in cui mi piace di più stare da sola”.
Cosa ami e cosa odi?
“Amo tante cose ma non sopporto assolutamente il vittimismo che hanno alcune persone. Il vittimismo è la cosa che odio di più per cui anche la lamentela continua è una cosa che non tollero”.
Cosa leggi? Il tuo libro preferito?
“Sono una persona che spazia moltissimo per quanto riguarda le letture, dal quotidiano che acquisti la mattina, passando per il romanzo e la poesia mentre l’unico genere letterario nei confronti del quale sono un po’ più restia è il Giallo. Il libro che più ho amato quand’ero bambina è Le Mille e Una Notte ma anche Siddharta di Hermann Hesse”.
Cosa ascolti?
“Non mi sono mai ritenuta una grande esperta di musica, sono più letteraria infatti ascolto molto più le parole che la musica. Sono sempre più portata quindi a fare maggiore attenzione al testo di una canzone . Ad esempio Jovanotti è stato il cantante che ho sempre preferito perché le sue canzoni parlano di viaggi e della vita delle persone”.
Come hai iniziato a scrivere, quando, perché?
“Ho sempre scritto fin da quando ero bambina e mi sono sempre piaciute le lettere. Scrivevo sempre lettere, a volte indirizzate e a volte no ma dopo un po’ le lettere si sono trasformate in poesia. Sono sempre stata una persona molto impetuosa, anche aggressiva ma allo stesso tempo molto riservata e mi è sempre venuto difficile nella vita trovare il giusto modo e mezzo per comunicare ciò che fosse veramente importante per me e l’unica maniera alla fine era scrivere. Scrivere mi veniva naturale e nel momento in cui scrivevo mi venivano in mente automaticamente altre parole, altri racconti, altri modi per volermi esprimere e da quel momento ho sempre utilizzato la scrittura”.
Cosa pensa la tua famiglia del fatto che tu scriva?
“Alcuni sono rimasti sorpresi perché non sapevano effettivamente quello di cui mi stavo occupando, altri l’hanno apprezzato e altri ancora l’hanno anche urlato fieri a gran voce. Io, al contrario, sono sempre stata più silenziosa e poi come in tutte le famiglie capita che non sia quasi mai tutto rose e fiori e quindi si tende sempre a tenere un po’ tutto per sé. Penso comunque che ne siano contenti”.
Come ti vedi tra vent’anni? Magari tra dieci.
“Si dieci, che è più facile. Mi piacerebbe vedermi impegnata in un’attività sociale. Mi preme molto l’istruzione, è sempre stato il punto cardine per me più rilevante”.
Cosa cambieresti di questa società?
“Ci sarebbero tantissime cose da cambiare in questa società ma il problema dell’istruzione ovvero il modus operandi del sistema scolastico italiano è quello su cui ho più riflettuto e continuo a riflettere nella mia vita”.
Hai un mito? Chi?
“Ho sempre pensato che nella vita i miti esistono fino a quando non li conosci. Ho sempre pensato che non bisognerebbe mai conoscere i propri miti, si finirebbe poi per capire che siamo tutti persone normali, è forse questa la cosa più bella. Di miti ne ho sia a livello sociale che letterario però non ho mai pensato ad imitarli o a seguirli fino in fondo”.
Oltre la scrittura hai un’altra aspirazione professionale?
“Si, mi sarebbe tanto piaciuto l’ambito della psicologia o della psichiatria quindi dirigermi verso un altro indirizzo, poi ho fatto un altro tipo di scelta. Ciò però non toglie che un giorno potrò farlo, non si sa mai”.
Tra le poesie che hai scritto ce n’è una che preferisci e perché?
“Si tra le poesie che ho scritto ce n’è una che preferisco particolarmente ed è Ci assomigliamo perché è una poesia cardine, il ponte tra quello che ero prima e quello che vorrò diventare e contiene un filo che, invece di tagliare direttamente tutti i ponti, lega passato, presente e futuro”.
Le tue poesie parlano principalmente di?
“Le mie poesie spaziano tra vari argomenti. Essenzialmente in tutte le poesie ci ritrovi me, qualcosa di quello che ho pensato, di quello che ho vissuto. C’è ovviamente un argomento predominante che è l’amore, l’amore verso una persona, un amore nei confronti di qualcuno che riesce a farti sentire a casa, ti scalda, che ti tiene in un posto sicuro. Poi ce ne sono tanti di argomenti, l’idea di un progetto, alcune paure ma essenzialmente è l’amore che guida il tutto”.
Nelle tue poesie parti delle stazioni, di Venezia , di un mappamondo. Ti piace viaggiare? Pensi che viaggiare sia indispensabile per crescere?
“Si, penso che il viaggio sia una forma di crescita a tutto tondo. Parlo di stazioni perché le ho sempre trovate un luogo particolarmente interessante mentre il mappamondo da l’idea di viaggiare sotto due forme: la possibilità di prendere la valigia e partire e anche la possibilità di viaggiare stando sempre nello stesso posto. Il viaggio l’ho sempre considerato un elemento indispensabile per la propria apertura mentale”.
Qualche anticipazione sul romanzo? Qualche curiosità?
“Il romanzo di chiama Volver ed è la storia di un percorso individuale che successivamente sfocia in un’analisi sociale, tutto il resto è ancora un segreto (ride)”.
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