Una studentessa giapponese è la vittima di un nuovo caso di stupro in India.
Il caso della studentessa giapponese – Nuovo caso di stupro in India. La vittima, che è stata precedentemente rapita, è una studentessa giapponese poco più che ventenne (tra i 21 e i 23). Stando alla ricostruzione della polizia, la giovane era stata avvicinata inizialmente, a Calcutta (nella parte orientale dello Stato indiano, vicino al confine col Bangladesh), da tre uomini che fingevano di essere delle guide turistiche. Il 22 novembre, la ragazza è stata convinta a visitare la città di Digha (città sulla costa) e lì la giovane di nazionalità giapponese ha subito violenza fisica ed è stata inoltre costretta a ritirare da uno sportello bancomat e a consegnare agli stupratori 75mila rupie (circa 988 euro).
Il rapimento – Il 26 novembre, quattro giorni dopo, la ragazza ha fatto ritorno a Calcutta e da lì si sarebbe recata (spontaneamente secondo l’Hindustan Times, su consiglio dei tre stupratori) a Gaya, nota meta di pellegrinaggio buddhista. La drammatica vicenda della ragazza non è ancora finita, perché qui è stata rapita da altri due uomini, due fratelli di 32 e 35 anni, e imprigionata per 12 giorni in una stanza, minacciata costantemente con un’arma da fuoco e violentata. Il 20 dicembre, mentre si trovava a Gaya per delle cure mediche, dovute ai continui stupri e alle dificili condizioni di vita, la studentessa è riuscita a fuggire nella città di Varanasi. Li è avvenuto l’incontro con un gruppo di turisti giapponesi ai quali ha chiesto aiuto.
Membri di una banda – La vittima ha raccontato tutto all’ambasciata giapponese e alla polizia indiana, che ha immediatamente avviato le indagini. Tre uomini sono stati arrestati il 31 dicembre, gli altri due, invece, il 2 gennaio. Secondo Anay Bhaumik, ispettore della polizia di Calcutta, i fratelli rapitori sono membri di una banda attiva nella città di Digha e che prende di mira gli stranieri. Gli stupri in India sono all’ordine del giorno. Numerose sono le manifestazioni di protesta che i cittadini organizzano per opporsi e dichiarare il proprio dissenso.
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