Ink not mink: la campagna contro le pellicce

Ink not mink: la campagna contro le pellicce

La Peta lancia la campagna Ink not mink: inchiostro non visone, sii orgoglioso della tua pelle e non indossare le pelliccia. Si scaglia contro l'uso della pellicce nell'industria della moda tutelando i diritti degli animali e promuovendo un'inedita alternativa estetica...

La campagna si chiama Ink not mink, be proud of your own skin, don’t wear fur, che  letteralmente significa: inchiostro non visone, sii orgoglioso della tua pelle e non indossare le pelliccia. A promuoverla è la PETA, People for the Ethical Treatment of Animals, un’ organizzazione no-profit che da trent’anni lotta per i diritti animali e che è diventata celebre per le sue iniziative dal forte impatto mediato. La Peta non si smentisce neanche stavolta e chiama la  modella e artista cinese Wang Ke a rappresentare l’ultima provocazione contro l’uso delle pellicce nell’industria della moda.

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Wang Ke espone cosi la sua entusiasta adesione al servizio fotografico di promozione: “I tatuaggi possono essere dolorosi, ma non sono sono nulla paragonati all’agonia dell’essere fulminati e scuoiati vivi. Sono orgogliosa di alzare la mia voce a favore degli animali”. La Peta aveva già precedentemente affrontato il tema ritenuto focale per gli intenti che si è preposta. Due anni fa, infatti, aveva aderito a un’iniziativa intenta a coinvolgere direttamente il pubblico, la modella Dani Lugosi, la quale aveva girato il servizio a Sydney in giro per le vie dello shopping attirando una gran massa di cittadini e turisti.

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In entrambi i servizi viene proposto il bodypainting e le modificazioni corporee finalizzate a una manipolazione artistica del proprio corpo, suggerendo come piano di lavoro naturale su se stessi la pelle. Il tatuaggio provoca dolore nella fase della sua esecuzione, ma è un dolore consapevole al quale si decide di sottoporsi per decorare la propria pelle. L’estetica che vige  dietro all’uso delle pellicce richiama un altro  tipo di dolore, quello di altri, di animali sfruttati, uccisi e scuoiati vivi, le cui condizioni di vita e modalità di morte diventano sempre più opinabili nella società civile. Molti personaggi celebri si stanno unendo alla Peta in questo tentativo di sensibilizzazione del grande pubblico, partecipando ai servizi fotografici e mostrando i tatuaggi come scelta estetica che non comporta dolore ne lede i diritti di nessun animale.

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