A Teatro Argentina di Roma giunge in prima nazionale Vangelo uno spettacolo di Pippo Delbono che ha debuttato al Teatro Nazionale Croato di Zagabria in forma di opera lirica e che qui invece recupera una dimensione più raccolta, echi di brani musicali e parole sussurrate al microfono per esaltane la loro con-fraternità.
Pippo Delbono è un artista unico. Sono anni che porta avanti caparbiamente e onoratamente la sua ricerca di un teatro fatto di essenzialità, purezza, verità, ai margini, indirizzata verso un indagine attenta e sensibile ad emarginati e ad oppressi. La sua sembra essere quasi una battaglia che il teatro amplifica ed esalta . Il suo operato è ombrato da una sacralità che lo contraddistingue e ce lo fa contendere col resto d’Europa. Difatti la nuova creazione che presenta in Italia ha avuto già un debutto europeo a Zagabria presso il Teatro Nazionale Croato in forma di opera lirica coinvolgendo attori, danzatori e orchestra su partitura musicale di Enzo Avitabile. Ora il lavoro debutta in nazionale a Roma, al Teatro Argentina, in una forma più prosaica e la parte operistica echeggia dietro un’enorme paratia di contenimento che chiude il fondo scena ma che all’occorrenza scivola fin in proscenio. Un diaframma scenografato in cemento armato che impedisce/contiene lo sconfinamento/straripamento di quanto di miracoloso sta per accadere su quel palcoscenico. Sul letto di morte la madre Pippo – dapprima chierichetto poi scout – che non si giustificava la scelta buddista del figlio, e dunque in eredità chiede al figlio di realizzare uno spettacolo sul Vangelo.
E Pippo con grande semplicità e un pizzico di curiosità si avventura, si insinua, si incrina in questo misterioso mondo della cristianità, facendolo da laico ma con integerrima onestà. A cominciare da quel banco regia, dove muove le prime leve dello spettacolo, sussurrando quasi al buio, ad un microfono le commoventi note biografiche che lo hanno spinto verso la realizzazione di questa nuova avventura, mentre a luci in sala si affievoliscono degli elegantissimi uomini e donne, undici per l’esattezza, prendono posto in ribalta per aspettare un novello Cristo che redige ancora una volta il suo calvario fatto di attraversamenti allusivi, cinematografici e non, condividendo il suo con il vissuto di testimonianze agite da chi vive una realtà fatta di emarginazione e profonda difficoltà di inserimento. Assistiamo per un ora e cinquanta di tesissima trazione emotiva ad un Vangelo laico dove l’amore regna universalmente e senza distinzioni di sorta. Uno spettacolo-confessione. È un amore nuovo quello che Pippo Delbono descrive e che per il quale, se nella chiesa di oggi vi fosse più comprensione e più aperura, l’attore volentieri vi prenderebbe posto fra i credenti più coinvolti. Dove l’amore impuro si fa Dio. Purtroppo ha dovuto cercar riparo in un altrove in cui non c’è pregiudizio o condanna ma accettazione, conforto, rifugio. Ma ugualmente la rifrazione resta un atto d’amore per una madre innanzitutto e in quanto una madre credeva, sperava e pregava ed un mondo di cui la cultura occidentale si nutre e dipende patendo vessazioni e processi quotidiani. Ecco allora che la riflessione non giunge invano ad un pubblico entusiasta e attonito.
VANGELO
uno spettacolo di Pippo Delbono
con Gianluca Ballarè, Bobò, Margherita Clemente, Pippo Delbono,
Ilaria Distante, Simone Goggiano, Mario Intruglio, Nelson Lariccia, Gianni Parenti, Alma Prica,
Pepe Robledo, Grazia Spinella, Nina Violic, Safi Zakria, Mirta Zecevic
e con la partecipazione del film dei rifugiati del Centro di Sccolgienza PIAM di Asti
immagini e film di Pippo Delbono
musiche originali per orchestra e coro polifonico Enzo Avitabile
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione e Teatro Nazionale Croato di Zagabria
Teatro Argentina, Roma dal 19 al 31 gennaio
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