Il Sogno di Gretel

Il Sogno di Gretel

Il testo di Gerardo Caputo, rivisita la nota favola dei Fratelli Grimm per compiere un indagine sui rapporti familiari, fra fratelli consanguinei e fra questi ed un genitore troppo assente. Bella intuizione registica di Pietro Dattola che riprende lo spettacolo dopo il debutto al Festival Inventaria 2015 nel suggestivo spazio del Teatro Studio Uno di Roma.

La famiglia, istituzione millenaria su cui si basa la prima struttura cellulare della società, luogo in cui ci si può sentire protetti e integrati ma che può essere anche l’inferno vessatorio che ti attrae e ti respinge allo stesso modo. Luogo in cui le violenze più inaudite possono perpetrarsi senza che nulla trapeli al di fuori di essa. Il testo di Gerardo Caputo, vincitore della V edizione del Premio di drammaturgia DCQ – Giuliano Gennaio – nel 2013, Il Sogno di Gretel, parte proprio da questo assunto. Il racconto prende spunto dalla nota favola dei Fratelli Grimm, Hansel e Gretel, e diventa una metafora nera e oscura sui rapporti familiari. Qui Hansel e Gretel sono cresciuti, sono dei ventenni teneri e impauriti, segregati in un luogo oscuro proprio dal loro padre tormentato dalla nuova compagna, cattiva e ingrata, e per questo motivo li porterà lontano da casa. Anche il padre soffre per quella donna subentrata a causa della morte della moglie, ma per sopravvivere sarà costretto a liberarsi dei figli. All’ingresso in sala, presso il Teatro Studio Uno di Roma, che sembra essere il luogo naturale dove ambientare la pièce di Gerardo Caputo, gli attori son già in postazione, su di un palcoscenico nudo, accarezzati solo da un proiettore che ce li fa scorgere in tutta la loro impotenza. Hansel che veglia, è legato a una spessa catena per il torace e Gretel le sdraiata in grembo che dorme.

foto di Davide Peluso

I due giovani sono provati da giorni e giorni di prigionia e progettano, come nella favola, di aggredire la strega che li sorveglia e li sfama come cani randagi, e poter finalmente raggiungere il loro amato padre, con la speranza che la matrigna sia nel contempo, sia morta. Fin qui tutto bene, o meglio tutto regolare, il testo rilegge in chiave nera la storia dei due fratelli. La piccola e delicata Gretel ogni notte è visitata, mentre Hansel se la dorme profondamente per via di sonniferi somministrategli dalla strega nel cibo, da un uomo senza volto che si approfitta di lei. Chi sarà mai quest’uomo? Come si fa a sfuggire dalla paura? E soprattutto è come sostiene Hansel, frutto di incubi e cattivi sogni provocati proprio da quella situazione? A ciò si aggiunge anche la duplice personalità della figura della strega che per quanto arcigna e malvagia sembra mostrare anche lei – rispetto a quegli incubi raccontati dalla ragazza – dei cedimenti e delle debolezze. La bellezza e il fascino del testo è insita proprio in questo, il mistero e il dubbio che pone, chi potrà mai essere quella misteriosa figura?

La spina dorsale, nella costruzione dell’architettura drammaturgica, per momenti scanditi da buio/luce inframezzati dal refrain di una canzoncina di Rita Pavone che rende ancora  più ambigua l’atmosfera. La regia di Pietro Dattola asseconda perfettamente l’andamento del testo, concentrandosi solo sull’ottima direzione degli interpreti in un percorso senza via d’uscita. E i due protagonisti principali, eccellono nelle distinte personalità e alta qualità di attori. Da una parte il giusto e intenso riserbo e la scontrosità tipica del maschio, dell’Hansel di Marcello Paesano, portatore di un mondo interiore ricco e profondo fatto di sguardi profondi e di cose non dette. Dall’altra quella meraviglia di occhiate e gesti minimali di Gretel interpretata da Flavia Germana De Lipsis, un vero talento, i suoi occhi e le sue mani ragionano, parlano, anche se non proferisce verbo. Un concentrato di micro-azioni che sono il vero pregio della serata.

 

IL SOGNO DI GRETEL di Gerardo Caputo

regia Pietro Dattola

con Flavia Germana De Lipsis, Marcello Paesano, Letizia Barone Ricciardelli

una produzione DoveComeQuando / Festival Inventaria

Teatro Studio Uno Roma, Via Carlo della Rocca, 6 fino all’8 novembre

 

 

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