La donna nella storia dell'umanità ha sempre avuto un ruolo dipendente dall'uomo con esplicate funzioni di sottomissione
Ruolo della donna – La donna nella storia dell’umanità ha sempre avuto un ruolo dipendente dall’uomo con esplicate funzioni di sottomissione. Il modificarsi del ruolo sociale della donna è avvenuta attraverso lotte silenziose all’interno della famiglia, lotte sociali fino alla nascita del movimento femminista, permettendo un riconoscimento parziale della propria identità negata fin dagli albori dalla società primitiva.
Modelli di donne – Eva e Pandora rappresentano il modello fondante, preconfigurato nell’immaginario maschile e femminile, che andranno ad influenzare tutto il concetto ‘donna’ che seguirà. Eva fa parte della Genesi del Vecchio Testamento e rappresenta la prima donna per tutte le religioni monoteiste: ebraica, mussulmana e cattolica; Pandora, invece, appartiene al racconto mitico greco. Da questi due modelli culturali deriva il pensiero occidentale moderno. Per quanto ci si sforzi di determinare la nostra idea di libertà, siamo vincolati a queste due donne che ci hanno preceduto sin dagli albori, che hanno giustificato ogni atto di sopruso nei nostri confronti e che ci hanno limitato in ogni nostro gesto, tese quasi a volerci giustificare inconsciamente del nostro precedente. Le Veneri rappresentano il fulcro della riproduzione della vita e sono affiancate al concetto di fertilità della terra e della natura nel suo complesso, e l’espressione magica. Nei primi gruppi umani le donne quindi, possiedono un ruolo importantissimo. Il momento del cambiamento avviene quando per l’uomo è diventato importante lo status nel gruppo, la proprietà personale; per fare questo, negano il ruolo sostenuto ed imprescindibile dalla donna, in primis negano la fertilità. Ecco allora che la figura della dea madre, simbolo della fertilità, si spegne e si affacciano modelli completamente diversi, volti a giustificare una predominanza tutta al maschile.
Status della donna in Italia – Il voto alle donne in Italia, per altro ultima nazione occidentale, viene riconosciuto soltanto nel 1946 e il termine “patria podestà” è stato rilasciato alle donne soltanto dopo la legge sul divorzio. Prima non poteva avvalersi del riconoscimento giuridico per esercitarne il diritto nei confronti dei figli minorenni, quasi a significare che solo un uomo poteva decidere e provvedere per la famiglia. Le infinite violenze perpetrate nei confronti delle donne e spesso neppure punite, vengono giustificate dal dover essere tutelata e protetta, rappresentata, moderata e controllata sia dall’uomo-marito, sia dal gruppo di appartenenza, per impedirle di commettere danno, perché anche il suo atteggiamento deve essere sempre perfetto. La donna non può trasformarsi e ostacolare l’uomo nel suo esercizio del potere, pensare e comprendere il proprio valore. Solo un rito di passaggio vede la donna come interprete principale, il matrimonio. Il silenzio e la sottomissione sono le virtù della donna, se la civiltà moderna ci vede impegnate nel lavoro fuori casa, concessoci per interessi economici, siamo costrette spesso al doppio dell’impegno, la donna si assume in toto la gestione familiare, in alcuni casi, sceglie in base alle esigenze della famiglia più che delle sue, impegnata costantemente per la riproduzione e la conservazione della vita. Ci sono ancora molti campi in cui la rappresentanza della donna è ridotta al minimo, nella politica e nel sindacato, nella filosofia e nell’imprenditoria, nella musica e nella pittura dove per riuscire ad avere competenze e disponibilità la donna sacrifica la propria identità e la riproduzione, così per competere con uomini deve assumere atteggiamenti simili. Pur avendo raggiunto alcuni obiettivi, la donna resta vincolata al focolare, nel lavoro fuori e dentro la casa, vincolata da scelte morali e da sensi comuni che le impediscono l’espressione in molti campi, nonostante la presa di coscienza di un’identità femminile restiamo ancora fortemente vincolate a tutto questo.
Tutta la strada davanti a noi è ancora tutta da percorrere.
Tiziana Todi
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