Il Piacere dell’Onestà con la regia di Liliana Cavani al Teatro Quirino di Roma

Il Piacere dell’Onestà con la regia di Liliana Cavani al Teatro Quirino di Roma

In scena al Teatro Quirino di Roma la seconda regia teatrale di Liliana Cavani che si cimenta con successo con Il Piacere dell'Onestà di Luigi Pirandello, interpreti principali Geppy Gleijeses e Vanessa Gravina

Per la seconda prova registica con la Gitiesse Artisti Riuniti capitanata da Geppy Gleijeses, (qui in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana) Liliana Cavani si cimenta ancora una volta con un classico del novecento e più precisamente con il Luigi Pirandello de Il Piacere dell’onestà. Creando un parallelo (voluto?) con la precedente direzione della Filumena Eduardiana, sempre a proposito e intorno al matrimonio e alla legittimità che questa grande istituzione – sulla quale si fondano i più saldi principi della nostra civiltà – assume quando si va a scontrare con le convenzioni sociali e le corrispondenze economiche.

Il Piacere dell’Onestà con la regia di Liliana Cavani al Teatro Quirino di Roma

Pirandello, oramai giunto alla maturità, l’opera teatrale è del 17 –tratta anch’essa da una novella (Tirocinio) escogita in quest’occasione un algoritmo abbastanza complicato, come solo lui sa essere, sentimentale/affettivo sulla sua poetica dell’essere e dell’apparire. Una giovane donna, Agata (Vanessa Gravina) rimasta incinta del proprio amante, il marchese Fabio Colli (Leandro Amato) deve porre rimedio a codesto ‘incidente’ poiché l’uomo è separato e non può, al momento, congiungersi con lei legalmente. Allora si pensa a un possibile rimedio esterno con l’intermediazione di un cugino, Maurizio Setti, (Maximilian Nisi). La soluzione pare possa essere possibile nella persona di Angelo Baldovino (Geppy Gleijesses). L’uomo accetta di buon grado di far da padre al piccolo nascituro e sposare la donna. L’ingresso di questo personaggio nella già intricata faccenda familiare fa da detonatore per i delicati rapporti che legavano gli uni agli altri. Un finale a sorpresa e imprevedibile riporterà le cose a un ordine naturale.

Liliana Cavani mette in scena il suo secondo spettacolo al teatro Quirino di Roma

A differenza però della Filumena Maturano vista la scorsa stagione, Liliana Cavani sceglie una strada ancora più perigliosa – eppure coraggiosa, decisa, ardita – in opposizione al suo occhio cinematografico, in quel caso di un realismo estremo, laddove spiccavano quei magnifici cavalli metafisici, qui in contrapposizione siamo in un rifugio antiatomico in cui il salotto borghese originario si tramuta in una segreta senza bocche d’aria (o perlomeno quelle che ci sono sembrano essere fittizie, illusorie), all’interno della quale i personaggi come impauriti, scampati, rifugiati da quell’aristocrazia cui appartengono interagiscono in uno scontro continuo, quasi in gabbia. I rapporti sono amplificati in posizioni spesso in contrasto, disgiunte. La regista evita clamorosamente, e qui la sua scelta risoluta, i nessi fra i personaggi, li allontana, li alterna, li scambia (spesso per lungo tempo sprofondati in poltrona come il bell’intervento del vecchio prete tutto recitato in posizione statica) in un bel gioco visivo, a scapito però – forse – di una perfetta comprensione della diatriba pirandelliana. Tempi volutamente rallentati rarefatti per poi accelerare in un concitato drammatico con un crescendo fino a riprendere, di nuovo, un ritmo decelerato. Una scena, quella di Leila Fteita, imponente con cambi spettacolari a vista, tutta giocata sui toni del grigio con salti temporali ma assolutamente priva di orpelli, se non fosse altro per una scacchiera pronta a sfaldarsi in mille pezzi per ogni pugno dato dal protagonista, emblema di quei figuri pronti a cadere sotto le pressioni della società benpensante. Il concertato attoriale ne risulta vincente ed è così composto: la coppia eterogenea di protagonisti da Geppy Gleijeses (un protagonista giocato tutto sulla sottrazione e sulla compassione per poi librarsi in un finale assolutamente imprevedibile) e Vanessa Gravina (una leonessa in gabbia che sbatte per la propria frustrazione femminea conto le sbarre del proprio destino), il motivo melodico principale in un armonia quasi naturale e innata, a cui si sovrappongono come controcanto Maxmilian Nisi e Leandro Amato, in dissonanza un pò indebolita, appesantita  dalla parte più matura ed esperta, troppo di maniera di Tatiana Winteler e Giancarlo Condè.

IL PIACERE DELL’ONESTÀ di Luigi Pirandello
con Geppy Gleijese, Vanessa Gravina, Leandro Amato, Maximilian Nisi, Tatiana Winteler, Giancarlo Condè, Brunella De Feudis
scene Leila Fteita
costumi Lina Nerli Taviani
musiche Teho Teardo
produzione Gitiesse Artisti Riuniti, Fondazione Teatro della Toscana

Teatro Quirino, Roma dal 3 al 22 aprile.

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