Il Metodo commedia del catalano Jordi Galceran viene messa in scena Lorenzo Lavia con un quartetto d'eccezione: Giorgio Pasotti, Antonello Fassari, Gigio Alberti e Fiorella Rubino.
Quanto di più divertente e attuale è la commedia II Metodo (titolo originale Il Metodo Gronholm, 2003) messa in scena da Lorenzo Lavia e che ha debuttato in prima nazionale al Castel Sant’Elmo per il Napoli Teatro Festival il 27 giugno scorso e che ora apre la Stagione del Teatro Sala Umberto di Roma. In tempi di precall e callback tutto quello che avviene fra queste due fasi di un’assunzione andata a buon fine è raccontato in questa storia pungente, vivace e cattiva al punto che laddove ci sarebbe da disperare e riflettere addirittura viene quasi spontanea e liberatoria una risata. Quattro individui con personalità dalle più disparate vengono selezionati e convocati da un accreditata multinazionale, la swedish Dekia, per assumerne la direzione manageriale. Tutti loro potrebbero essere i candidati ideali e tutti posseggono le credenziali perfette – seppur con dovute esperienze professionali differenti – per assumerne l’incauto incarico. Si dà il caso però che nel corso della lunga attesa per essere ammessi al colloquio decisivo, ricevono attraverso un montacarichi a pressione degli ordini, degli stimoli, o semplicemente delle prove da superare, da parte di una direzione suprema. Allora si scopre il motivo per cui son stati convocati tutti insieme. In realtà fra loro c’è un selezionatore in incognita e gli imprevidenti aspiranti dirigenti devono scoprire chi è. E così fra una serie di colpi di scena, in un escalation ben architettata si giunge ad un sorpresone finale che lascia tutti stupiti, pubblico compreso. Un meccanismo perfetto questo immaginario Metodo Gronholm approntato dallo psicoterapeuta omonimo, un congegno a orologeria perfetto, dosato nei tempi giusti, fra saggio divertimento e bruciante attualità.
Il testo dell’autore catalano Jordi Galceran vanta notevoli messinscene sia all’estero che nel nostro paese ed è stata realizzata anche una versione cinematografica con la regia di Marcelo Pinèyro del 2005. Nell’attuale versione di Pino Tierno con la regia di Lorenzo Lavia si predilige un parlato asciutto e quotidiano, senza connotazioni specifiche, né temporali, né geografiche. E la direzione registica ben asseconda la traduzione ambientando la selezione dei candidati in un ambiente algido, sospeso nel vuoto, quasi virgolettato. Una cella frigorifera accecante in cui predominano colori freddi e acidi. Pendono dal soffitto una trentina di neon, di cui uno non vuol proprio funzionare, che rendono l’atmosfera ancora più raccapricciante. Per esacerbare e inasprire ulteriormente i rapporti fra i vari aspiranti dirigenti Lorenzo Lavia, altera le tipologie anziché uniformarle, rendendole monolitiche, ognuno di loro è ben definito nelle note caratteristiche personali e poco concede in generosità all’altro antagonista. Lo spettacolo scivola via elegantemente e atrocemente crudele senza intervallo e con un’unica soluzione di continuità verso il massacro finale.
Il quartetto di interpreti così costituito: Giorgio Pasotti, Antonello Fassari, Gigio Alberti e Fiorella Rubino, sono ben affiatati pur nelle loro singole personalità di attori e di personaggi. Necessiterebbero di una maggiore generosità e complicità col pubblico, che quello della prima un po’ ingessato e forse critico non ha saputo regalare a questi quattro magnifici moschettieri. Sicuramente un pubblico meno inamidato saprà apprezzare la bellezza e la cura di cui gode questo gioiello di teatro contemporaneo.
Il Metodo
di Jordi Galceran
traduzione e adattamento Pino Tierno
Con Giorgio Pasotti, Antonello Fassari, Gigio Alberti e Fiorella Rubino
scena di Gianluca Amodio
regia Lorenzo Lavia
produzione Officine del Teatro Italiano – OTI
Sala Umberto, Roma in scena fino al 18 ottobre
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