Il lato oscuro di una mamma: cosa spinge una madre ad uccidere la propria creatura?
Essere madre ed essere donna. Diventare mamma è considerata una delle esperienze più misteriose e al tempo stesso affascinanti della vita di una donna. Sono nati numerosi miti e leggende intorno alla figura della “mamma” e altrettanti studi si sono concentrati sul significato del ruolo di madre e sui cambiamenti che assumere tale ruolo comporta. Per quanto si possa dire con un alto grado di certezza che diventare mamma sia un’esperienza unica, una delle emozioni più grandi della vita di una donna, per quanto si possa dichiarare che la sintonia che si crea con il bambino può essere compresa solo se provata, ci sono dei fatti di cronaca che ci pongono sempre di più di fronte ad interrogativi scomodi e spesso senza risposta.
La figura della mamma messa a nudo: la cronaca nera e il rovescio della medaglia. Numerosi sono i fatti di cronaca che vedono come protagonista una madre che mette fine alla vita del proprio bambino o bambina. Le motivazioni, le storie e le situazioni che esistono dietro a tali delitti sono svariate e non bastano a chiarire come possa accadere una cosa del genere. Bisogna specificare che non si può sempre generalizzare e che diventare mamma comporta dei doveri e delle responsabilità, oltre alle infinite gioie, che potrebbero non essere vissute in maniera serena e funzionale da tutte le donne.
Alcuni casi nel dettaglio. All’inizio del nuovo millennio non ce lo aspettiamo proprio che possa accadere eppure dal 2000 al 2013 sono stati registrati circa 20 casi di infanticidi messi a punto da mamme disperate. Solitudine, disperazione, depressione post partum, relazioni con i compagni finite male, tradimenti, problemi economici, difficoltà nella gestione dello stress, questi sono solo alcuni degli elementi che emergono ripercorrendo le tristi vicende ma non rispondono all’interrogativo di come sia possibile che anche le mamme possano avere il lato oscuro.
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