Il gruppo del Teatro Elicantropo a Roma

Il gruppo del Teatro Elicantropo a Roma

Due importanti momenti di riflessione sul lavoro svolto negli ultimi anni dal gruppo napoletano del Teatro Elicantropo: un testo di Enzo Moscato con una eccellente Imma Villa e La Madre di Bertolt Brecht.

Giunge finalmente a Roma dopo tanta attesa e in forma quasi monografica il gruppo del Teatro Elicantropo di Napoli e che all’interno de Le Vie dei Festival presenta due dei suoi ultimi lavori provenienti l’uno da Primavera dei Teatri di Castrovillari e l’altro dal recentissimo Brecht con altri occhi dal Teatro Franco Parenti di Milano. E come consuetudine vuole, la rassegna curata da Natalia Di Iorio, è portare all’attenzione del pubblico della capitale i maggiori eventi che hanno caratterizzato i Festival estivi, in Italia e all’estero. Si comincia con Scannasurice testo/monologo/delirio per anni cavallo di battaglia dell’autore autoctono Enzo Moscato e che per gentile concessione generosamente mette nelle mani creative del duo  Carlo Cerciello/Imma Villa e che ha ricevuto recentemente il Premio della Critica 2015. Trattasi di una storia come tante che si possono ascoltare o spiare dalle parti di un sud abbandonato e plebeo, con echi che richiamano al terremoto dell’ottanta e che sconvolse Napoli già terremotata di suo. Ambientato in un ipogeo fetido e umido e infestato di topi e da chissà quante altre forme di vita sotterranea e promiscua, in cui vi si aggira un essere senza sesso e senza età, senza arte né parte – che per sopravvivere vende il suo corpicino mortificato – ma ugualmente coltissimo e raffinato, sensibile e arguto: cotal Scannasurice (Sgozzasorci). Ma costui barra costei, i topi non li caccia come vorrebbe il suo appellativo al contrario, con i topi e con quella fauna occulta ci convive e ci dialoga e di questi luoghi ne ha eletto la sua nobile dimora. La scrittura di Enzo Moscato è ellittica, visionaria, apocalittica e nonostante i suoi anni, il testo è del 1982, mostra tutta la sua modernità nella sua ricercata indagine stilistica e va a incastonarsi di diritto fra i migliori capolavori della drammaturgia contemporanea.

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La regia di Carlo Cerciello imposta il lavoro depistando le aspettative dello spettatore, siamo di fronte ad uno scomodissimo ed angusto loculo/fogna/rifugio – scena di Roberto Crea – che si impone visivamente fin dall’ingresso nella Sala Giancarlo Nanni del Teatro Vascello e dove per un ora abbondante il/la protagonista è costretto/a a cercare e ad assumere posizioni comode per se stesso e ben visibili agli incauti e immaginari interlocutori. Senza però tralasciare citazioni colte che vanno dalla Bohème di Puccini alle Madonne daltoniche di Pontormo. Nella difficile strada intrapresa come quella di far interpretare il personaggio protagonista all’immensa Imma Villa si rivela una scelta vincente poiché l’androginia e l’asessualità si addice a Scannasurice diventando così un essere universale che assume su di se tutte le sofferenze del mondo. E quel sotterraneo è il percorso che individualmente ognuno di noi deve fare per poter alfine scorgere un po’ di luce in questa triste vita terrena. La protagonista unica e principale merita il plauso unanime per una interpretazione cesellata ed esimia. Sinuosa, flessibile e felpata si muove impalpabile fra i cunicoli della vita e le stesse varianti le apporta alle sue infinite e colorite vocalità. Da vita a molteplici ricordi simultaneamente con una leggerezza e una padronanza unica e per lei come regalo per la splendida interpretazione dieci minuti abbondanti di ininterrotti e commossi applausi.

Di tutt’altra natura invece è la seconda serata più espressamente dedicata al lavoro meticoloso di questi due meravigliosi artigiani. Trattasi de La Madre di Bertolt Brecht, il quale trasse spunto dall’omonino racconto di Maxim Gorkji e che tratta di come Pelagia Vlassova nel tentativo di dissuadere il suo giovane virgulto Pavel dall’occuparsi di politica se ne appassiona talmente da diventare un icona per tutti gli operai amici e compagni di partito di suo figlio. Attratto com’era Brecht dall’idea che il marxismo potesse salvare il mondo oggi riproporre un dramma come questo pone seri interrogativi e la regia di Carlo Cerciello va appunto nella direzione di un confronto serio e critico con i recenti fallimenti sia dei sindacati che della politica ma fondamentalmente con l’assenza di una classe operaia. Lo spettacolo è racchiuso rigidamente in una struttura metallica che sembra un residuato di vecchia archeologia industriale e gli interpreti tutti con il volto ricoperto di biacca e vergati da tratti espressionistici, utilizzano provocatoriamente i famosi cartelli esplicativi tipici del teatro epico, intonando i bellissimi canti elaborati drammaturgicamente da Paolo Coletta. In tutto questo grigiore le bandiere rosse stridono ed accecano gli occhi. E quel cartello finale ‘chiuso’ con tanto di catene che vieta l’accesso a chiunque chiarisce il percorso inteso dal regista. Siamo in un museo delle cere ed è vietato varcare la soglia. Capitana il folto e intraprendente gruppo di giovani attori – allevati e coccolati nei meandri del Teatro Elicantropo di Napoli in cui spicca il volitivo e determinato Antonio Agerola – la sempre brava e commovente Imma Villa.

Le Vie dei Festival:

Scannasurice di Enzo Moscato

25 settembre

La Madre di Bertolt Brecht

26 settembre

produzione Teatro Elicantropo, Anonima Romanzi Prospet, Teatro Franco Parenti

Teatro Vascello, Roma

COMMENTI

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    […] è quanto scrissi il 27 settembre 2015 in occasione del focus dedicato al Teatro Elicantropo di Napoli da parte de Le Vie dei Festival in […]