Il destino scritto su facebook: gli studi di Kleinberg e Backstrom dimostrano come la sopravvivenza di una relazione sia legata alla dispersione. Le relazioni che sopravvivono sono quelle nelle quali altre persone ampliano il nostro mondo.
Non è nelle stelle– Il destino scritto su facebook. Il New York Times riporta l’indagine di Jon Kleinberg, informatico della Cornell University, e di Lars Backstrom, un ingegnere di facebook, e commenta: “Il destino non è scritto nelle stelle dopo tutto.” I due studiosi hanno dimostrato come la geometria del social network di una persona sia un importante indicatore non solo nell’identificazione del coniuge o del partner di un utente, ma anche per riconoscere quando una relazione si romperà. Alla base dell’esperimento stanno 1,3 milioni di utenti di minimo vent’anni e aventi dai 50 ai 2000 amici, tra cui il proprio partner.
La dispersione– Per calcolare il destino di una coppia su facebook osservarono come primo dato l’embeddedness, nel gergo dei social network il numero totale degli amici che la coppia condivideva. Questo, che si presupponeva essere un dato influente, si era invece rivelato di debole impatto. Quella che incideva sul rapporto tra due persone era un’unità di misura del social network che chiamarono “dispersione”: era un parametro che non misurava soltanto gli amici in comune, ma anche quelli provenienti dalle regioni più remote del “quartiere social network” di una persona. Si parlava di alta dispersione quando gli amici condivisi dalla coppia non erano connessi con nessun’altro. Insomma, il destino scritto su facebook pareva essere proporzionale a questa nuova unità di misura.
Le relazioni che sopravvivono– L’immagine riportata rappresenta il groviglio dei “collegamenti social” dell’utente ed è fondamentale per comprendere il destino scritto su facebook: i due noduli principali, quello in cima e quello a destra, rappresentano rispettivamente i colleghi di lavoro e i vecchi compagni di college, mentre il nodulo in basso a sinistra, collegato agli altri due, ma ad una certa distanza, è il partner dell’utente, una specie di ponte tra i due mondi sociali di una persona. L’algoritmo della dispersione si muove in questa costellazione di collegamenti e per il 60% delle volte identifica correttamente il coniuge dell’utente. La cosa interessante è che spesso l’algoritmo fallisce quando una relazione sta vivendo dei problemi. Il 50% delle coppie, che affermano di avere una relazione, a bassa dispersione sono destinate a lasciarsi entro i due mesi successivi, cosa che non succede a chi presenta un’alta dispersione. Questi studi partono dal tentativo di facebook di essere vicino alle relazioni dell’utente: Backstrom si occupa di recapitare i contenuti degli amici sulla Home. Conoscere le relazioni dell’utente è infatti fondamentale per fornire contenuti e pubblicità confezionate su misura. Il destino scritto su Facebook? Forse no, tuttavia queste ricerche confermano ciò che già si sapeva: le relazioni che sopravvivono sono quelle nelle quali altre persone ampliano il nostro mondo.
COMMENTI
Un tantino inquietante questa cosa!
[…] per le persone che soffrono. Complimenti al Villarreal e forza piccolo” scrive un utente su Facebook. In un altro commento si legge: “Lo sport ed il calcio possono anche essere un esempio! Siamo […]
[…] di Lino Banfi e Paolo Villaggio, poi puntualmente smentite anche da loro stessi. Insomma, che Facebook si sia spesso trasformato in un “Fakebook” con annunci inventati, notizie false e foto […]