IKEA: licenziata mamma di un disabile

IKEA: licenziata mamma di un disabile

Un caso di ingiustizia quello che è accaduto alla mamma trentanovenne Marica Ricutti, dipendente del colosso svedese IKEA di Corsico, alle porte di Milano.

Il colosso svedese IKEA sta facendo parlare di sé dopo la decisione dello Store di Corsico di licenziare in tronco una lavoratrice, mamma di un ragazzo disabile che non poteva rispettare i turni di lavoro. La donna lavoratrice, madre separata con due figli di cui uno disabile, Marica Ricutti di 39 anni, sarebbe stata licenziata in tronco dalla multinazionale svedese, leader nella vendita di arredamento, per la non possibilità di iniziare a lavorare alle 7 del mattino. Sostenuta dai colleghi di Corsico, è stato deciso per il 5 dicembre 2017 un presidio davanti al luogo di lavoro. Vediamo di capire meglio la vicenda.

IKEA: la “bufera” della mamma licenziata

Un caso di ingiustizia quello che è accaduto alla mamma trentanovenne Marica Ricutti, dipendente del colosso svedese IKEA di Corsico, alle porte di Milano. La donna, mamma di un bambino disabile, sarebbe stata licenziata in tronco da IKEA per non aver rispettato gli orari di lavoro e per essersi presentata sul posto di lavoro in orari diversi da quelli sanciti e stabiliti contrattualmente. Marica, dopo diciassette anni in azienda e un cambio di mansioni che non era in grado di rispettare ha replicato “Ho due bambini, il più piccolo disabile per cui ho la 104[…] sono stata messa alla porta perché non ho accettato il turno delle 7 del mattino. Un orario che per me è complicato, come sa bene l’azienda”. All’inizio IKEA avrebbe dato l’assenso ma poi l’atteggiamento sarebbe cambiato ed il rapporto di fiducia sarebbe venuto meno tanto da licenziare in tronco la lavoratrice, madre separata con due figli di cui uno disabile. A Marica sarebbe stato contestato dal gruppo svedese l’orario che svolgeva prima (con inizio alle 9 di mattina anziché le 7) e che avrebbe continuato ad adottare anche nel nuovo reparto. La settimana scorsa ecco l’amara comunicazione del datore svedese alla donna: licenziamento in tronco essendo venuto meno il rapporto di fiducia con la lavoratrice con la motivazione di presentarsi sul posto di lavoro in orari diversi da quello previsto. Sulla vicenda è intervenuto il Segretario della Filcams Cgil, Marco Beretta che ha commentato “Ikea dà un segnale a tutti: se non rispetti gli orari, te ne vai“. Ikea, che ha contestato alla donna due episodi in cui si è presentata al lavoro non rispettando gli orari, replica che “sta svolgendo tutti gli approfondimenti utili a chiarire gli sviluppi della vicenda”.

Genitori lavoratori con figli Disabili: Normativa agevolativa

Questa vicenda della lavoratrice mamma di un disabile licenziata da IKEA torna a fare discutere della normativa agevolativa prevista per i genitori lavoratori con figli disabili. Dal 1992, anno di emanazione della legge n. 104, sono state introdotte agevolazioni fruibili sul posto di lavoro esplicitamente dirette ai genitori e ai familiari di persone con handicap in situazione di gravità. Nel 2001 è stato pubblicato il Decreto Legislativo n. 151, 26/3/2001 “Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell’art. 15 della legge 8 marzo 2000 n. 53” che rimane ad oggi il riferimento normativo per tutto ciò che riguarda le agevolazioni sul posto di lavoro per tutti i genitori lavoratori di bambini con disabilità. Le mamme accedono alla fruizione del “congedo di maternità” per cinque mesi complessivi, in genere i due precedenti il parto e i tre successivi alla nascita e i papà al “congedo di paternità” ma solo in particolari e gravi condizioni. Durante il primo anno di vita del bambino la madre può fruire dei “permessi orari”: due ore al giorno o un’ora al giorno nel caso di orario lavorativo inferiore alle sei ore giornaliere; i permessi orari possono essere fruiti sempre anche dal padre se nascono gemelli. Sono previsti anche “permessi per la malattia del bambino”: i dipendenti privati possono assentarsi dal lavoro per malattia del figlio senza limiti di giornate entro i tre anni di età e questi permessi non sono retribuiti ma sono coperti da contribuzione figurativa; tra i tre e gli otto anni di età del bambino le giornate previste sono cinque l’anno, senza retribuzione e senza copertura figurativa e possono essere comunque riscattate).

Jacqueline Facconti

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