Al Teatro Argentina di Roma è di scena fino al 19 aprile Carmen ispirata al romanzo di Mérimée con contaminazioni musicali ispirate a Bizet e al teatro musicale popolare. Una riflessione sul noto personaggio e una città emblematica e problematica come Napoli.
E dopo i due Eduardo transitati al Teatro di Roma, quello di Antonio Latella e di Fausto Russo Alesi nel periodo natalizio e quello di Toni Servillo poco dopo, il palcoscenico del Teatro Argentina si tinge nuovamente per l’ennesima volta dei mille colori di Napoli con le sue contraddizioni e le sue fascinazioni. Lo fa Mario Martone per conto del Teatro Stabile di Torino che dirige e del Teatro di Roma con il prezioso contributo di due grosse entità della scena italiana: Enzo Moscato e l’Orchestra di Piazza Vittorio. L’uno è autore del testo e gli altri ri-scrittori delle musiche. Lo spettacolo in questione è Carmen liberamente ispirata al racconto di Prosper Mérimée con contaminazioni musicali che vanno per l’appunto da Georges Bizet a Raffaele Viviani ma anche Antonio de Curtis. Insomma Carmen è diventata Carmén e si è trasferita Napoli, in un arco storico che va dal dopoguerra al dopo terremoto del 1980. Iaia Forte è Carmen!
Carmén è sempre una sigaraia che lavora in un tabacchificio, bella, avvenente e sfrontata incontra in commissariato, dove vi ci si è recata per l’ennesima scaramuccia avvenuta sul lavoro, un brigadiere marmittone del nord tal Cosé e se ne innamora riamata. La storia va avanti con la complicità del quartiere fin quando non incontra O’ torero. E purtroppo l’amore segue dei processi strani, l’amore è una bandiera, l’amore che fino a poco prima palpitava per uno ora palpita per l’altro. L’amore non ha leggi. E le conseguenze sono estreme. Ogni storia d’amore, quando oltrepassa i limiti della ragione, è stupida. Carmén nelle intenzioni degli autori è una grossa metafora su quella contraddittoria città che è Napoli. Napoli desiderata, amata, sbeffeggiata da tutti e che tutti coloro che vi si sono trattenuti in qualche modo hanno lasciato un segno in quella città. Napoli che si esprime sempre in una faticosa forse impossibile ricerca di miglioramento e che puntualmente viene affossata dai soliti mali che la vogliono schiava e soggiogata. Napoli che sebbene sia legata alla sua territorialità viene esportata così. Sono queste riflessioni che coinvolgono tutto il paese, e il teatro se ne fa portavoce. Napoli per quanto ingombrante possa essere bisogna sempre tornare a fare i conti con lei.
Mario Martone nell’allestire lo spettacolo, qui alla sua terza prova con l’autore napoletano, ricorre ancora una volta alla sua nitidezza stilistica. Il palcoscenico è vuoto, solo delle scatole cinesi ai lati che quando serve arredano la scena, che rimandano un po’ al cubo multiforme de I dieci comandamenti. La regia si concentra sulle sonorità del linguaggio e delle interpretazioni. Una festa al nero santuario della profanazione, Piedigrotta che si contamina con i Gigli di Nola ma che ricordano anche dei carri carnascialeschi. Quel enorme sipario divide il palcoscenico dalla sala all’inizio che cita Il grande Cretto omaggio di Alberto Burri al Museo di Capodimonte, è il mare che non bagna Napoli. Di grandissimo impatto le luci simmetriche e geometriche di Pasquale Mari, da sole fanno scenografia. Ma i due protagonisti assoluti son l’Orchestra di Piazza Vittorio diretta da Mario Tronco che la fa da padrona, palpita, respira, sosta con quanto accade in scena e popolarescamente occupa sia il golfo mistico sia il palcoscenico, i suoi interpreti scavalcano e si arrampicano ripetutamente come a celebrare in toto la liturgia della serata. E infine Iaia Forte che interpreta una Carmén sgangherata, disarticolata, scomposta, terremotata, puttana e filosofa sì, cieca e visionaria, ma assolutamente scomoda e sgradevole ma tant’è, se Carmén è Napoli non può che essere restituita e vissuta così. Bravissima.
Carmen
di Enzo Moscato
adattamento e regia Mario Martone
direzione musicale Mario Tronco
con Iaia Forte, Roberto De Francesco, Ernesto Mahieux, Giovanni Ludeno,Anna Redi, Francesco Di Leva, Houcine Ataa, Raul Scebba, Viviana Cangiano, Kyung Mi Lee
arrangiamento musicale
Mario Tronco e Leandro Piccioni
musiche ispirate alla Carmen di Georges Bizet
esecuzione dal vivo Orchestra di Piazza Vittorio
in ordine alfabetico
Emanuele Bultrini, Peppe D’Argenzio
Duilio Galioto, Kyung Mi Lee, Ernesto Lopez
Omar Lopez, Pino Pecorelli, Pap Yeri Samb
Raul Scebba, Marian Serban, Ion Stanescu
scene Sergio Tramonti
luci Pasquale Mari
foto Mario Spada
Produzione Fondazione del Teatro Stabile di Torino e Teatro di Roma
Teatro Argentina, Roma
dal 18 marzo al 19 aprile
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