Hollywood: gli anni venti e il suicidio di Olive Thomas. Il primo episodio della storia di Hollywood.
La nascita di Hollywood– Nel 2003 Madonna cantava “Everybody comes to Hollywood” e nel 1915 il dio di Hollywood Griffith dava alla luce la sua Babilonia: era il set della sua commedia delle epoche “Intolerance”. La città mesopotamica era costruita come un grande labirinto, con otto elefanti mastodontici bianchi di gesso, templi, torri e più di quattromila comparse. Nonostante il fiasco, la città inventata Babilonia avrebbe inaugurato la grande epoca del cinema e sarebbe sopravvissuta coperta da erbacce come qualcosa da eguagliare. La colonia del cinema era stata creata da alcuni ricchi ebrei della costa orientale attratti dalla cinematografia e dal clima californiano. Gli anni dieci furono anni felici e anni frenetici: ogni giorno si inventava qualcosa di nuovo a Hollywood. Ogni giorno si testavano le grandi potenzialità del cinema. Il pubblico cominciò ad adorare gli attori, che divennero “la gente d’oro”, sostenuti dal narcisismo dalla fama e dalla “polvere della felicità”, come si chiamava ai tempi la cocaina.
Hollywood e depravazione– La stampa cominciò a raccontare Hollywood e lo ritrasse parlando di sesso, droga e attori. Tutti sullo stesso piano. Babilonia era diventata il simbolo della depravazione, Hollywood era demonizzato dai moralisti che invocavano il boicottaggio. Ma il pubblico correva alle sale. E così succedettero gli anni venti, gli anni d’oro del cinema per l’immensa creatività che li caratterizzò e insieme per l’immensa paura erotica di essere quasi sul baratro, paura che tutto potesse dissolversi nel nulla. Le star del cinema nascevano e morivano come meteore e il vortice le sostituiva in un secondo. “La favoleggiata Età dell’Oro hollywoodiana somigliava molto a un picnic sull’orlo dell’abisso” scrive Kenneth Anger in “Hollywood Babilonia”. E la “galassia del fascino” avrebbe incontrato presto i suoi effetti collaterali, fin dall’inizio degli anni d’oro.
Il suicidio di Olive Thomas– L’effetto collaterale il 10 settembre 1920 si chiamò Olive Thomas, trovata morta in un hotel di Parigi, avvelenata, la boccetta di veleno ancora in mano. Era la diva del cinema, la più bella bruna di Hollywood, “la ragazza americana ideale” e la moglie di Jack Pickford, a sua volta grande star del cinema. Perché allora il suicidio? Le indagini oscurarono una volta per tutte la sua immagine di adorabile ragazza: a Parigi era stata vista in diversi night club insieme a noti personaggi della malavita francese. Inizialmente si pensò che la giovane Olive si stesse procurando droga per il marito e si fosse poi uccisa per non averla trovata. Poi nel libretto degli acquirenti di Spaulding, un comandante dell’esercito arrestato per traffico di eroina e cocaina su larga scala, si trovò il nome di Olive: la ragazza d’America era schiava della droga. La sua morte inaugurò gli scandali ad Hollywood.
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