Holly Woodlawn, l'attrice transgender icona degli anni Settanta e musa ispiratrice di Andy Warhol e Lou Reed, si è spenta a causa di un tumore. Ci lascia un'importante biografia, un esempio per tutti gli esclusi, uno stimolo ad affrontare la vita con la grinta e un pizzico di follia, un invito ad essere sempre straordinari, anche nelle difficoltà.
Holly Woodlawn si è spenta nelle scorse ore, a soli 69 anni, a causa di un tumore al seno e al cervello che l’aveva ormai consumata. Uno dei volti di maggiore impatto degli anni Settanta, una vera icona che aveva fatto innamorare grandi artisti come Andy Warhol e Lou Reed.
HOLLY CAME FROM MIAMI FLA – “Holly came from Miami FLA, / hitch-hiked her way across the USA, / plucked her eyebrows on the way, / shaved her legs, and then he was a she”. Così comincia la celebre canzone di Lou Reed “Walk on the Wild Side“, ispirata proprio a Holly Woodlawn, diventata con gli anni un vero simbolo di tutti gli esclusi, di tutti coloro che sono considerati dei diversi. L’attrice transgender aveva infatti avuto già allora un’esistenza complessa: nata nello stato di Porto Rico da madre protoricana e padre statunitense di origini tedesche, che abbandonò la famiglia poco dopo la nascita del piccolo, Haroldo Santiago Franceschi Rodriguez Danhakl approdò dalla Florida a New York a soli quindici anni, dove cominciò il suo percorso di transizione e dove costruì la propria identità come Holly, in omaggio all’eroina di Colazione da Tiffany.
LA CARRIERA DA ATTRICE – Holly Woodlawn, già drag queen e spogliarellista, conobbe Andy Warhol durante la proiezione di Fresh nel 1968, l’artista così la presentò a Jackie Curtis che la scritturò per una sua commedia. Di lì a poco fu invece proprio il regista Paul Morrisey a scritturarla per un ruolo principale in Trash, il secondo film delle trilogia prodotta da Andy Warhol, la cui interpretazione la rese celebre e le procurò, grazie ad una petizione lanciata da George Cukor, una candidatura all’Oscar. Nel 2004 l’attrice aveva anche pubblicato un’autobiografia dal titolo “Coi tacchi alti nei bassifondi” che racconta di come dalla malinconica infanzia portoricana abbia raggiunto i riflettori in abiti femminili. Senza rimpianti, come una vera amazzone, diventando, come l’ha definita Truman Capote, il volto degli anni Settanta.
Chiara Di Macco
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