Il fenomeno dei cecchini che colpiscono le donne incinte in Siria
La guerra in Siria – E’ ormai dal 2011 che imperversa la guerra in Siria. Uno dopo l’altro arrivano navi e barconi con intere famiglie che sfuggono dalla guerra; chi non è così fortunato, non ha altro da fare che emigrare nei paesi più vicini, come la Giordania, Libano, Iraq ed Egitto, senza per questo, però, trovare una vita facile: mesi fa l’appello di bambini detenuti assieme alle loro famiglie in un commissariato di polizia in Egitto, giusto per nominare un caso. Milioni, poi, gli sfollati interni. La Siria è diventata, nel giro di poco tempo, il paese con il più grande numero di emigrazioni forzate, con 2,8 milioni di rifugiati.
Tiro al bersaglio – La guerra in Siria colpisce in primo luogo chi materialmente la fa. Ma non per questo chi rimane nelle città e aspetta soccorsi o spera che la guerra finisca rimane indenne. In questa situazione le donne incinte sono diventate vittima di un vero e proprio tiro al bersaglio da parte dei cecchini, o almeno così riferisce il chirurgo inglese David Nott, che ha già avuto esperienza di volontariato in Bosnia, Sudan e Libia. Una dopo l’altra, infatti, sono state ferite donne in stato di gravidanza avanzato, al settimo o all’ottavo mese: impossibile ignorare un fatto del genere. La scelta era deliberata. “Le donne sono state tutte colpire all’utero, dove (ai cecchini) era stato ordinato di mirare…e questo è stato un atto deliberato. Era ben oltre l’inferno.” In questi casi si è riusciti a salvare le donne, ma non i loro bambini: un fatto emblematico. Si sceglie di colpire la vita, là dove regna la morte.
La situazione medico-ospedaliera – Secondo una stima dell’associazione Save The Children, dall’inizio della guerra in Siria il 64% degli ospedali pubblici e il 38% dei pronto soccorsi sono stati danneggiati e resi praticamente inutilizzabili; dei cinquemila medici operanti ad Aleppo, ne sono rimasti 36. In questa drastica situazione, molte donne si spostano, proprio per partorire, nei paesi limitrofi e in particolar modo in Giordania. In tutto ciò, il miro al bersaglio dei cecchini non rende certo la vita più facile per le donne che rimangono in Siria. Donne che spesso ricevono le assistenze mediche unicamente da parte di associazioni di volontariato o dai loro vicini, ritrovandosi all’improvviso a dover partorire in casa. Per questo, infatti, viene registrato in Siria anche un notevole aumento dei parti cesarei, che presentano il vantaggio di poter esser programmati e, in qualche modo, eliminano gli imprevisti di un parto naturale.
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