Diari e autobiografie scritte da donne-testimoni della Shoah
Ricordare i 70 anni dalla Shoah attraverso parole di donne – Oggi, 27 gennaio, è la Giornata della Memoria, una delle ricorrenze più importanti e al tempo stesso più spaventose dell’anno: si commemorano le vittime dell’Olocausto, stimate fra i 5 e i 6 milioni di persone. Perché proprio il 27 gennaio? Perché quel giorno nel 1945, 70 anni fa, avvenne la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz (il più grande campo di concentramento del sistema nazista) ad opera dell’esercito sovietico dell’Armata Rossa. La Giornata della Memoria ci ricorda il nostro dovere: ricordare la Shoah, il folle sterminio degli ebrei operato dal nazismo, perpetuare alle generazioni più giovani il messaggio e la testimonianza di chi ha vissuto quei giorni disumani di crudeltà e violenza, perché non accada più. Uno dei modi migliori per ricordare, per capire la Shoah passa attraverso le pagine dei libri. E molti di essi furono scritti da donne e da ragazze che furono rinchiuse nei campi di concentramento e che, in molti casi, non uscirono vive da essi.
I diari delle donne durante la Shoah – Il diario più famoso scritto da una ragazza è sicuramente quello di Anna Frank, ma molti altri diari femminili sono stati scritti dalle donne durante la prigionia nei campi di concentramento. Helga Deen scrisse il suo diario nel campo di concentramento di Sobibor, per tenersi aggrappata alla vita. Morì all’età di diciotto anni e il suo diario fu pubblicato postumo col titolo “Non dimenticarmi mai”. Il diario di Helga è per lei una vera e propria valvola di sfogo, un modo per allontanare la disperazione e l’orrore. Un’altra Helga, Helga Weiss, scrisse un diario durante sua la prigionia nei campo di concentramento di Terezin e poi di Auschwitz. Era solo una bambina, ma riuscì a sopravvivere. Un incrocio fra autobiografia e romanzo è “Il tempo di parlare”, il diario di Helen Lewis, ebrea praghese, sopravvissuta alla Shoah grazie alla sua passione per la danza e alla solidarietà segreta di nazisti che non dimenticarono del tutto la propria umanità.
Autobiografie femminili scritte dopo la Shoah – Molte autobiografie sono state scritte dalle ebree sopravvissute ai campi di concentramento. Un’autobiografia femminile significativa per ricordare il dramma della Shoah è “Chi ti ama così”, scritto da Edith Bruck, ebrea ungherese, sopravvissuta ai campi di concentramento tedeschi. Una delle prime memorie italiane e femminili dello sterminio ebreo operato dai nazisti è “Questo povero corpo” di Giuliana Fiorentino, ebrea italiana deportata nei lager nazisti. L’opera della Fiorentino ha un grande valore storico perché fu tra i primi documenti a testimoniare la deportazione femminile e ciò che avveniva nei campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau. Altra autobiografia di un ebrea italiana è quella di Piera Sonnino, intitolata “Questo è stato. Una famiglia italiana nei lager”. Della famiglia Sonnino, deportata ad Auschwitz, solo Piera tornerà.
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