Francia: gonna lunga vietata ad una studentessa musulmana

Francia: gonna lunga vietata ad una studentessa musulmana

E' stato impedito di entrare a scuola ad una studentessa musulmana con la gonna lunga.

No alla gonna lunga – A Charleville-Mézières (Ardenne), Sara K si è vista rimandare a casa in due occasioni a causa della sua gonna lunga nera che l’insegnante e la preside hanno ritenuto un simbolo delle fede musulmana troppo evidente. Tuttavia la situazione deve essere considerata tenendo conto della protesta della studentessa di 15 anni contro il divieto di indossare il burqa in Francia: la ragazza si sarebbe accordata con diverse compagne per indossare la gonna lunga con l’obiettivo di suscitare una provocazione. Sara, dal canto suo, spiega al giornale locale “L’Ardennais” come ogni giorno, prima di andare a scuola, si tolga il velo islamico per non infrangere la legge che lo vieta e che la gonna lunga nera non sia riconducibile a nessun credo religioso in particolare. L’Istituto invece racconta di aver solo “chiesto” alla ragazza di presentarsi con un altro indumento.

gonna lunga

Le leggi contro il burqa – A sostegno della causa di Sara, su Twitter è nato l’hashtag #JePorteMaJupeCommeJeVeux: “Io porto la gonna come voglio”. In Francia una legge del 15 marzo 2004 vieta di indossare il velo islamico, la kippa, il turbante o una croce cristiana. Nel 2014 la Corte europea dei diritti umani ha confermato la legge di Sarkozy del 2011 secondo la quale non è possibile indossare il velo integrale nei luoghi pubblici. Sono previste multe fino a 150 euro per i trasgressori della legge e chi impone il velo a una donna rischia addirittura 30mila euro di multa e un anno di carcere (informati qui).

Dibattito aperto – La diatriba insomma è ancora aperta sia nei paesi in cui c’è il divieto di ostentare il proprio credo (Belgio, Bosnia-Erzegovina) sia in quelli ancora indecisi riguardo la posizione da prendere (l’Italia, tranne un caso). Alcune persone credono che il velo islamico, il burqa (come lo chiamano gli occidentali), appartenga a un credo che di sicuro non è simbolo dell’emancipazione femminile e che molto spesso questo sia imposto dai mariti o dagli uomini della famiglia. Altre invece, credono che imporre un tale divieto limiti la libertà d’espressione del proprio credo religioso che include per forza di cose alcuni precetti, quali il burqa.

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