Fobia: a molti sarà capitato di sentire termini in cui rientra semanticamente "fobia", ma di quanti conosciamo realmente il significato?
Cos’è la fobia? Nella pratica clinica le fobie rientrano nella categoria dei disturbi d’ansia intesa anche come forma di paura, un campanello d’allarme lanciato dall’Io che avverte un pericolo che va individuato ed evitato. A molti di noi sarà capitato di sentire termini quali attacco di panico, claustrofobia, fobia sociale…e altri in cui rientra semanticamente il termine fobia, ma di quanti conosciamo realmente il significato e il costo in termini emotivi e difensivi? Soltanto per una maggiore chiarezza rispetto alle fobie “di uso comune” occorre specificare il significato reale che caratterizza queste ultime. Nel famoso attacco di panico (il più citato forse nel linguaggio comune) l’individuo viene improvvisamente travolto da uno stato di terrore per un breve periodo di tempo, spesso legato all’urgenza di fuggire difronte ad eventi ritenuti catastrofici e incombenti. Quando parliamo, invece, di agorafobia ci troviamo difronte ad un soggetto che prova una forte ansia quando si trova in situazioni dalle quali gli sembra difficile allontanarsi e teme di non poter ricevere aiuto se viene colto da un attacco di panico. La fobia vera e propria, ovvero quella che rientra comunemente nell’immaginario delle persone, in gergo clinico definita fobia specifica, è caratterizzata da un’ansia clinicamente significativa provocata dall’esposizione a un oggetto o a una situazione temuti, che spesso determina condotte di evitamento. La persona riconosce l’eccessività e l’irragionevolezza della paura che comunque però non riesce a controllare (paura degli insetti, di piccoli animali, oggetti inanimati ecc.). Una forma di fobia che sta dilagando ai giorni nostri, soprattutto fra i più giovani è la fobia sociale caratterizzata da un’eccessiva ansia suscitata da situazioni o prestazioni sociali che termina con condotte di evitamento esattamente come la fobia specifica.
Implicazioni. La definizione di fobia, quindi, implica, la presenza di un oggetto, una situazione o un evento percepito come minaccioso/pericoloso e/o non gestibile, che in qualche modo ne determina la reazione e viene riconosciuto come causa del timore; ma quando la fonte non viene riconosciuta, si genera uno stato d’ansia. La fobia, spesso è funzionale all’individuo per proteggersi da situazioni temute e per mantenere un alto grado di controllo su ciò che lo circonda. Ma se questo è vero e potrebbe ad una prima analisi sembrare positivo per la persona fobica, il rovescio della medaglia svela una serie di limitazioni alla vita sociale e personale che sono tutt’altro che funzionali al benessere individuale. La fobia, infatti, ci costringe a rinunciare a tutte le situazioni in cui potremmo trovarci ad essa esposti o comunque a parteciparvi con alti livelli d’ansia.
Differenze di genere. Le fobie trovano una maggiore espressione nel sesso femminile rispetto a quello maschile e, tale dato, rispecchierebbe una minore tendenza dei maschi a parlare delle proprie paure, una maggiore percentuale di donne che richiedono il trattamento, ed infine l’espressione di stereotipi culturali.
COMMENTI