Festival del giornalismo 2015: focus sulla terza giornata

Festival del giornalismo 2015: focus sulla terza giornata

La giornata di venerdì è stata protagonista di alcuni degli eventi più attesi di questa IX edizione del Festival del Giornalismo 2015

La giornata di venerdì è stata protagonista di alcuni degli eventi più attesi di questa IX edizione del Festival del Giornalismo 2015. Tra i panel ritorna il tema della libertà di stampa: La battaglia per la libertà: testimonianze a confronto che ha affrontato il tema attraverso le storie di quattro giornalisti: Farida Nekzad (co-fondatrice Wakht News Agency), che ha parlato della situazione della stampa in Afghanistan dove dopo la caduta del regime talebano, sono nate le prime agenzia di stampa indipendenti e movimenti giornalistici. Tuttavia continua a persistere la censura e soprattutto la giornalista ha lamentato un profondo divario fra le giornaliste e i colleghi maschi; Anabel Hernandez ha parlato della sua esperienza come giornalista che si occupa dei cartelli della droga e del loro coinvolgimento con il potere statale, delle minacce da parte del governo federale e della polizia messicani e di cosa significa vivere sotto scorta; Ali Abdulemam, fondatore di Bahrain Online; e Khalid Albaih, il vignettista sudanese già ospite nei giorni scorsi del festival.

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Continuano i workshop: Google Masterclass: maps; Professione videomaker; Mobile reporting: videogiornalismo, e tanti altri. Nel primo pomeriggio presso il Teatro della Sapienza si sono tenuti due interessanti talk: Dan Gillmor (Walter Cronkite J-School) ha affrontato il tema dell’attivismo nel giornalismo partendo dal caso di James Risen, giornalista del New York Times che l’anno scorso rischiò il carcere per alcune dichiarazioni rilasciate su Twitter, in cui criticava l’amministrazione Obama per i limiti imposti alla liberà di stampa, e in seguito fu accusato di mancanza di obiettività ed imparzialità da alcuni utenti. Gillmor ha sottolineato come sia necessario per un giornalista prendere posizione su temi così importanti quali la libertà di stampa, anche se c’è il rischio di essere definiti faziosi. In molti Paesi fare il giornalista significa essere necessariamente un attivista, perché è il giornalismo l’unico veicolo di verità e libertà d’espressione per informare l’opinione pubblica. “Per favore prendete posizione, siate orgogliosi di quello che fate e siate attivisti” questo l’appello finale di Gillmor.

Il secondo talk ha visto la testimonianza di Ali Abdulemam, giornalista e fondatore di Bahrain Online, forum di discussione creato nel 1998 con l’intento di permettere ai giovani del paese di raccontare le proprie storie e le proprie opinioni sul tipo di cambiamento che volevano per sé e per il proprio paese. Ali attraverso la sua esperienza personale, ha raccontato la difficoltà di essere giornalista in un Paese come il Bahrein, dove il regime ostacola la diffusione di qualunque informazione possa destabilizzare il proprio potere. Arrestato due volte, torturato, minacciato, abusato sessualmente e infine braccato per due anni nel proprio Paese, Ali ha lasciato il Bahrein nel 2013 e si è trasferito a Londra. Quando gli viene chiesto perché continua a fare il giornalista, la risposta è semplice: “per le nuove generazioni affinché non vivano nella paura e privi di speranza nel futuro come è accaduto a me e alle vecchie generazioni”.

Grande attesa al festival per l’incontro con Erri De Luca che ha presentato il suo libro “La parola contraria”. “Io sono un cittadino della lingua italiana, sono residente della lingua italiana” così ha esordito lo scrittore cercando di spiegare alla sala gremita come il pensiero di uno scrittore nel 2015 possa essere al centro di una vicenda processuale il cui capo d’imputazione è: per avere, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, pubblicamente istigato a commettere più delitti e contravvenzioni ai danni della società LTF sas e del cantiere Tav LTF in località La Maddalena di Chiomonte (TO), area di interesse strategico nazionale, ai sensi dell’art. 19 della L. 183/112.

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De Luca ha parlato a lungo dell’incriminazione a suo carico e di come sia strettamente legata al concetto di libertà d’espressione. “Da quando è iniziato il procedimento penale a mio carico (24 febbraio 2014) impedisco ai miei avvocati la libertà di fare il loro mestiere, i quali avrebbero voluto articolare la strategia difensiva sollevando la questione di illegittimità costituzionale, in violazione dell’art. 21 della Costituzione che sancisce la libertà di espressione e libera manifestazione del pensiero. Ma mi sono opposto, perché voglio andare a sentenza. Il 20 maggio è la prossima scadenza, giorno della mia udienza, lo stesso in cui cade il mio sessantacinquesimo compleanno. Sono felice di questa coincidenza perché andrò a difendermi da scrittore. In aula non andrò a discolparmi, ma a mettermi di traverso alla censura che vuole la parola contraria su un binario morto”. Questa la testimonianza dello scrittore che ha parlato anche di quali siano i limiti del giornalismo oggi, ovvero il sottostare a “molte ragioni contingenti” che convincono i titolari di questa professione a essere prudenti e a censurarsi, spinti a essere più leali nei confronti dei datori di lavoro piuttosto che dei lettori.

L’incontro con Erri De Luca è stata una condivisione della lucida presa di coscienza dello schiacciamento della propria libertà, vestita da tentativo di sensibilizzazione. Alle 18.00 una gremitissima Sala dei Notari ha ospitato l’evento speciale del festival: Arianna Ciccone visibilmente emozionata, ha accolto Laura Poitras e Edward Snowden, entrambi in collegamento. Il dibattito, introdotto da Patrizio Gonnella, presidente del Cild (Coalizione italiana per le libertà civili), è stato moderato da Fabio Chiusi, autore dell’ebook “Grazie Mr. Snowden”, che ha intervistato l’ex analista Nsa e la regista del documentario “Citizenfour” (Premio Oscar nel 2015). Presenti in sala anche Ben Wizner l’avvocato di Snowden, Andrea Menapace del Cild e Simon Davies di Privacy International.

Punto centrale della discussione è la sorveglianza imposta dai governi ai propri cittadini mediante la raccolta indiscriminata di dati definita dall’analista del NSA, come il più grande sistema di oppressione nel mondo, e che spesso viene giustificata come necessaria per garantire una maggiore sicurezza. Secondo Snowden questa giustificazione è inaccettabile se si pensa che circa un anno fa la Francia aveva messo in atto un imponente sistema di sorveglianza di massa, che però come è noto, non è stato capace di impedire la strage di Charlie Hebdo. Quello del controllo sui cittadini è un processo, continua l’analista, destinato ad amplificarsi dopo i fatti recenti, sia perché i sistemi tecnologici usati sono in grado di monitorare chiunque, anche senza il sospetto di un reato, sia perché i governi non hanno intenzione di rinunciare al loro potere di controllo. Alla domanda come si può combattere tutto questo, Snowden ha sottolineato il ruolo importante che hanno i giornalisti nel mettere a nudo i governi, svelarne i segreti attraverso la testimonianza di chi è all’interno di questo sistema, di fonti attendibili. In tal senso la regista Poitras ha parlato dell’importanza per un giornalista di creare un rapporto di fiducia con la propria fonte e proteggerla in qualsiasi modo, usando ad esempio sistemi di crittografia per le comunicazioni al fine di evitare intercettazioni da parte del governo.

L’intervento di Snowden si è concluso con l’affermazione che una società sottoposta a sorveglianza di massa sia molto più debole, perché privata del suo valore più importante, la libertà. In serata presso il Cinema Post Modernissimo c’è stata la proiezione del documentario The act of killing di Joshua Oppenheimer, The Good Life con Niccolò Ammaniti presso il Teatro Morlacchi, mentre la Sala dei Notari è stata letteralmente invasa per lo spettacolo di Gazebo live. Diego Bianchi e l’intera banda di Gazebo hanno intrattenuto il pubblico per uno spettacolo di circa tre ore annunciando il passaggio in prima serata su Rai 3 a partire dal 22 maggio per 5 puntate.

Corina Strollo

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