Femminicidio: le parole sono importanti! La responsabilità dei media.
Media e femminicidio quali diritti e quali doveri. “Articolo 17 – Partecipazione del settore privato e dei mass media. Le Parti incoraggiano il settore privato, il settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e i mass media, nel rispetto della loro indipendenza e libertà di espressione, a partecipare all’elaborazione e all’attuazione di politiche e alla definizione di linee guida e di norme di autoregolazione per prevenire la violenza contro le donne e rafforzare il rispetto della loro dignità. Le Parti sviluppano e promuovono, in collaborazione con i soggetti del settore privato, la capacità dei bambini, dei genitori e degli insegnanti di affrontare un contesto dell’informazione e della comunicazione che permette l’accesso a contenuti degradanti potenzialmente nocivi a carattere sessuale o violento” (Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, Istanbul, 2011).
La cronaca ci ha abituati a leggere notizie di femminicidi scritte in maniera rapida dando risalto al “fenomeno” piuttosto che alla donna che è stata uccisa utilizzando termini spesso impropri che fanno si che la notizia perda il risalto che dovrebbe avere lasciando spazio ad altro. Gli articoli non sono centrati sulla vittima, sulla riflessione di una vita spezzata, su chi era quella donna e chi è rimasto a piangere per la sua assenza, ma si dà molto risalto al movente: la gelosia, l’amore malato, il raptus di follia, la fine di una storia, il periodo di crisi, la depressione e chi più ne ha più ne metta. Esiste una sorta di deresponsabilizzazione del carnefice che oscura la vittima ed il delitto stesso.
La responsabilità dei media. L’aspetto del linguaggio è molto importante, è importante utilizzare i giusti termini, ma non solo. A livello comunicativo è giusto che la notizia abbia risalto in ogni suo aspetto dal chi era la vittima a chi è il carnefice fino ad arrivare alla discussione di quello che sta rappresentando sempre di più un’emergenza sociale. Bisogna dare il giusto peso alle parole.
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