Come possiamo fermare il femminicidio? Quali sono le armi a nostra disposizione per eliminare questa piaga della società?
Pur non volendo fare di tutta l’erba un fascio, ma cercando di capire realmente come combattere all’origine la violenza di genere, come, soprattutto, fermare i femminicidi, oltre ad una attenta lettura dei dati trasmessi dalla Casa delle donne di Bologna, dati che delineano un’allarmante realtà, sarebbe bene iniziare a contrastare gli stereotipi di genere impedendo che essi possano radicarsi nelle nuove generazioni, stereotipi, che, sono duri a morire e che si manifestano anche quando l’intento, in teoria, è dei migliori, come nel caso della statua inaugurata ad Ancona.
I dati – Chi monitora la situazione? Fra i dati più citati ci sono quelli autorevoli della Casa delle donne di Bologna, dati relativi all’anno scorso e hanno tratteggiato una realtà sempre più preoccupante. 124 femminicidi e 47 tentativi non riusciti. Si aggiungono, poi, 8 morti collaterali, scomparse, cioè, di figli o sorelle della vittima o dell’autore che portano a 132 il numero delle persone uccise in tragici eventi. Dai dati, oltretutto, emerge chiaramente come il 69% delle donne uccise sia di nazionalità italiana così come 73% degli assassini. Continuando l’analisi dei numeri, infine, si evince che il 60% dei delitti è avvenuto tra persone che avevano una relazione di affetto e fiducia; relazioni che nel 25% dei casi le donne uccise erano in procinto troncare o l’avevano appena fatto. Dove si consuma un femminicidio? Il luogo pare scontato, ma anche esso denota il tutto proprio perché nel 63% dei casi il crimine si è consumato nella casa della vittima o dell’assassino.
La statua di Ancona – Come non combattere il femminicidio? Beh, non volendo rispondere ad atti così violenti con altra violenza, per generane, solamente, violenza, bisogna cercare di cambiare le cose giorno dopo giorno, minando seriamente gli stereotipi di genere, contrastando qualsiasi atto di violenza e rendendo le donne consapevoli che determinate manifestazioni d’affetto non sono da considerarsi tali. Il tema, comunque, è spinoso e delicato, talmente delicato che risultano chiare le polemiche sulla statua contro il femminicidio inaugurata, martedì 23 marzo, ad Ancona. Secondo i più, quelli pur apprezzando le intenzioni di chi l’ha commissionata e realizzata, la statua intitolata Violata conferma triti e ritriti stereotipi alla base della violenza di genere. La stessa Loredana Lipperini, su Facebook, si è detta senza parole mentre i suoi followers ne hanno sottolineato, tralasciando il peggio, l’innaturalità del colore e della posa. Una donna violata non si staglia fiera e nuda nell’aere orgogliosa del suo seno perfetto e del ventre piatto. Era proprio necessario metterne in mostra le parti intime?
Alessandra Solmi
COMMENTI
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