Federico Fellini, il ricordo dei Marguttiani: “Noi continuiamo a sognare come lui ci ha insegnato”

Federico Fellini, il ricordo dei Marguttiani: “Noi continuiamo a sognare come lui ci ha insegnato”

Via Margutta ricorda Federico Fellini

Dal 1974 per raggiungere la Galleria Vittoria percorro un tratto di via Alibert e poi svolto a sinistra per via Margutta. Qui c’era uno dei più bei teatri della Roma settecentesca, avviato da Antonio d’Alibert. Poco più avanti c’è la Fontana degli Artisti, realizzata nel 1927 dall’architetto Pietro Lombardi. E poi botteghe, studi, antiquari. Cammino e vedo ogni volta gli stessi luoghi ma li riscopro in una luce diversa come fosse la prima volta.  Quando il tempo è cupo, mi sembra di veder aleggiare il fantasma del gigante Margutte, così come lo descrisse Giggi Zanazzo nei primi anni del secolo breve. Il nome della via evoca uno dei percorsi più suggestivi della Capitale, legato al fascino e all’immagine dell’Arte. Dal 1600 in poi generazioni di artisti, pittori e scultori hanno scelto quella che sarebbe diventata la strada dell’Arte per antonomasia come sede dei propri ateliers e abitazioni, conferendole quel carattere bohémien e internazionale che ancor oggi la contraddistingue. Via Margutta avrebbe accolto gli artisti che contrastavano l’arte delle Accademie e dove sono affluiti grandi musicisti, attori, pittori e scrittori come Puccini, Verdi, Liszt, Wagner, D’Annunzio, Eleonora Duse, Stravinsky, Cocteau, Leonide Massine, Picasso.Qui si riunirono i Futuristi Boccioni, Marinetti, Severini e Depero. La strada presto divenne terreno anche d’incontri tra artisti delle Accademie straniere.

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Tra gli storici abitanti di questa via si ricordano Anna Magnani, Guido Ceronetti, Elio Pagliarani, Gianni Rodari, Duilio Cambellotti, Pericle Fazzini, Nino Franchina, Umberto Mastroianni, Achille Perilli, Afro, Carla Accardi, Ugo Attardi, Giacomo Balla, Mirko Basaldella, Giorgio De Chirico, Renato Guttuso, Mino Maccari, Mario Mafai con Antonietta Raphael, Luigi Montanarini, Novella Parigini, Angelo Savelli, Giulio Turcato, Renzo Vespignani. Tanti grandi artisti, molti dei quali ho conosciuto e frequentato, ma un ricordo particolare va ai cari amici Umberto e Marcello Mastroianni attraverso i quali ho poi potuto conoscere Giulietta Masina e Federico Fellini con cui ho condiviso magiche e indimenticate giornate.

Il pensiero si perde mentre percorro via Margutta e i ricordi pesano come macigni e la nostalgia spesso lascia il posto alla malinconia. Poi la mente torna al 1993 quando in occasione di un viaggio in Bulgaria, mio padre, Enrico Todi, conobbe lo scultore Tchapkanov. Un incontro casuale ma una sorta di segno del destino. Quando Tchapp seppe che veniva da Roma e in particolare da via Margutta esclamò: “dove abita Fellini!”.  Alla sua conferma l’artista espresse tutta la sua ammirazione per l’opera del grande regista e manifestò il desiderio di scolpire un busto di Fellini. Al suo ritorno a Roma, Enrico ebbe occasione di parlare del suo incontro in Bulgaria e della volontà espressa dallo scultore con Fellini, alla presenza di Costanzo Costantini. Nessuno di noi si aspettava, conoscendo la riservatezza di Fellini, che fosse disponibile a una tale esperienza e invece con un cenno col capo espresse il suo consenso. Scrivemmo a Tchapp per informarlo del nostro incontro con il regista e solo due giorni dopo ce lo ritrovammo  a Roma, ignari di come avesse potuto in così breve tempo superare tutti gli ostacoli burocratici del regime bulgaro per l’espatrio. Era il 26 aprile 1993. Avvertimmo Fellini, il quale disse di essere disposto a concedere non più di 15 minuti in considerazione dei numerosi impegni presi. Il giorno successivo alle 10 Fellini saliva nello studio della Galleria Vittoria in via Margutta 17 dove lo attendeva lo scultore bulgaro per posare non più di 15 minuti.

Non conosco il santo patrono degli scultori, ma Tchapp oltre a questo sarà stato protetto anche dal suo angelo custode o forse l’atmosfera magica di via Margutta ha realizzato un miracolo: Fellini rimase tutto il giorno e posò ancora a lungo nei due giorni successivi. Il Maestro dialogava con Tchapp in perfetto francese per rendere la conversazione più confidenziale e colse l’occasione per raccontare della sua esperienza di disegnatore caricaturista e della sua passione per l’arte che a Rimini da ragazzo lo portava a frequentare gli studi dei locali pittori e scultori. E poi ancora della sua amicizia con il pittore Rinaldo Geleng e con il caricaturista Nino Za, che considerava in un certo modo suo maestro. E ancora parlava di Marcello Mastroianni e di suo zio Umberto forse conoscendo il rapporto di fraterna amicizia che ci legava al primo e quello di collaborazione con il secondo. Fu un’esperienza fuori dagli schemi quindi sincera e al tempo stesso memorabile. Compiuta l’opera Tchapp fece ritorno in Bulgaria e ci lasciammo con la promessa di rivederci in settembre per organizzare una mostra con le sue sculture, realizzate per la Galleria Vittoria, e i disegni di Federico Fellini. Tchapp mantenne i suoi impegni realizzando le opere per la galleria ma il destino impedì che il progetto potesse realizzarsi, rimase quindi un bel sogno inespresso. Confesso che soprattutto passando davanti al civico 110 di Via Margutta, questo progetto mancato mi torna alla mente lasciandomi l’amaro in bocca.

Con gli amici di sempre di Federico, Rinaldo Geleng e Nino Za, a gennaio del 1994 realizzammo il primo omaggio all’interno dell’Arte Fiera di Bologna, inaugurata da Marcello Mastroianni con la partecipazione di Pupi Avati. Quindici anni dopo il nuovo omaggio al grande maestro venne realizzato a Torre Canavese (Paese dell’Arte e della Pace) con il patrocinio e la collaborazione della Fondazione di Federico Fellini di Rimini e con l’impegno entusiastico del presidente onorario Pupi Avati; affiancata dal generoso sostegno dell’antiquario Marco Datrino con la direzione artistica di Antonello e Milo Geleng.

 

Noi e Via Margutta non dimenticheremo mai la signorilità e disponibilità di Federico: sempre il primo a salutare e ad essere cordiale con tutti. Un personaggio così non poteva che vivere a via Margutta. Noi passando davanti al n. 110 diremmo – qui abitava il grande Federico Fellini – e continueremo a sognare come lui ci ha insegnato. E per questo, noi Marguttiani, vogliamo tenerlo con noi, sognando e realizzando mostre ed eventi, come la mostra di Bologna del 1994 o l’istallazione in mostra permanente della Viassa di Torre Canavese, con sessanta sagome a grandezza naturale, dove rivivono tutti gli attori che ha saputo trasformare nei suoi personaggi immaginari e le scenografie visionarie. E per continuare a sognare con lui vogliamo realizzare un sogno a lui caro: un circo fantastico felliniano con interventi artistici di suoi vecchi amici e collaboratori e dando la possibilità ai giovani studenti dell’Accademia delle Belle Arti di Roma di esprimere liberamente il loro talento artistico realizzando e interpretando i sogni del maestro. E che Dio c’aiuti!

Tiziana Todi

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    […] dal delirio (1967). Tre registi per altrettante trasposizioni dai racconti di Edgar Allan Poe. Fellini dirige Toby Dammit, la storia di un attore alcolizzato che accetta di girare un western […]