Tutti I film di Fellini per il ventennale della sua scomparsa (seconda parte)
Continua la nostra sintesi di tutti i film diretti dal maestro emiliano, insieme ai premi e ai riconoscimenti ricevuti durante la carriera di uno dei più grandi e influenti cineasti della storia cinematografica.
Tre passi dal delirio (1967).
Tre registi per altrettante trasposizioni dai racconti di Edgar Allan Poe. Fellini dirige Toby Dammit, la storia di un attore alcolizzato che accetta di girare un western all’italiana in cambio di una Ferrari, ma che troverà la morte proprio per una corsa nell’auto.
Block-notes di un regista (1968).
Un (finto)documentario per la televisione che segue il regista su alcuni set, fino alla ricerca del materiale necessario per girare Satyricon.
Fellini – Satyricon (1969).
Il momentaneo blocco artistico svanisce, Fellini si ispira all’opera di Petronio Arbitro e ai tempi dell’antica Roma per raccontare in un delirio visivo e surreale l’educazione sentimentale di Encolpio e Ascilto, entrambi invaghiti dello stesso giovane.
I clowns (1970).
Frammenti di autobiografia con cui il regista racconta il suo amore per il circo. Sembra quasi una prova per il successivo Amarcord.
Roma (1972).
Riceve il Gran Premio della tecnica al Festival di Cannes muovendosi tra documentario grottesco e realtà infernale. Fellini scatta una fotografia fantastica alla capitale che lo accolse agli inizi della sua carriera.
Amarcord (1973).
Sulla scia dei ricordi d’infanzia nella sua Romagna Fellini racconta in un viaggio onirico la nostalgia e i valori degli anni Trenta, le esperienze scolastiche e la presenza del fascismo. L’amore, l’odio, la quotidianità. Un tuffo nelle sue origini che vince il David di Donatello per il Miglior regista, il premio Oscar per il Miglior film straniero e tre Nastri d’Argento: Miglior soggetto Originale e Migliore Sceneggiatura originale).
Ultimo periodo:
Il Casanova di Federico Fellini (1976).
È il punto di vista del regista su Casanova. Fellini propone una lettura surreale e fantasiosa che inquadra le amicizie, il sesso, le idee e la decadenza del personaggio, quasi ironizzando su un Casanova che in realtà vorrebbe essere apprezzato per le sue poesie piuttosto che per essere stato l’amante di moltissime donne.
Prova d’orchestra (1979).
Considerato il suo film più politico, traccia la cronaca di una giornata di prove di un gruppo di musicisti. Ai dissapori interni e ai sentimenti (d’odio e d’amore) tra i membri dell’orchestra si aggiungono problemi sindacali e discorsi folli. Il dito è puntato contro la difesa dei particolarismi.
La città delle donne (1980).
Una viaggio allucinato dentro il mondo femminile vissuto da un uomo che incontra una sconosciuta su un treno. Avventuroso e surreale, vince il Nastro d’Argento per la Migliore regia.
E la nave va (1983).
Sullo sfondo della prima guerra mondiale Fellini racconta il mondo degli artisti e del loro rapporto con la realtà. Li piazza su una crociera commemorativa dove un gruppo di cantanti lirici si è riunito per commemorare una diva scomparsa. Sottovalutato dai più, ma Nastro d’Argento al Miglio regista.
Ginger e Fred (1985).
Un attacco al potere televisivo che non lascia spazio ai ricordi e alla nostalgia. I due protagonisti Marcello Mastroianni e Giulietta Masina sono emuli dei famosi ballerini Ginger e Fred. Innamorati, ma costretti a separarsi si rincontrano quarant’anni dopo in un programma televisivo, ma non c’è spazio per il sentimento, il mondo dello spettacolo è cambiato e lo show deve andare avanti.
Intervista (1987).
Fellini in persona è intervistato a Cinecittà. Un racconto dove il regista esprime il suo modo e le sue idee di fare cinema sottolineando come ormai sia tutto finito.
La voce della luna (1990).
L’ultimo film del maestro ha per protagonisti Roberto Benigni e Paolo Villaggio. È una visionaria critica al berlusconismo italiano raccontata. Uno strano personaggio arriva in un cimitero da dove sale sopra una scala che lo porterà a guardare l’altra faccia del mondo.
Per concludere il nostro tour cinematografico su Fellini non possiamo non segnalarvi il recente omaggio che Ettore Scola ha dedicato al suo amico: Che strano chiamarsi Federico!
Presentato (ma fuori concorso) alla 70 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Scola ripercorre la carriera del grande cineasta riminese con materiali inediti, filmati e ricordi per un omaggio all’artista e all’uomo.
<<Il visionario è l’unico realista>>.
(Federico Fellini).
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