Federico Fellini: i film e i premi

Federico Fellini: i film e i premi

Tutti I film di Fellini per il ventennale della sua scomparsa (prima parte)

Oggi 31 ottobre 2013 ricorre il ventennale della scomparsa di Federico Fellini. Per ricordarlo, Female World presenta una sinte sidi tutti i film diretti dal maestro emiliano, insieme ai premi e ai riconoscimenti ricevuti durante la carriera di uno dei più grandi e influenti cineasti della storia cinematografica.

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L’esordio:

Luci del Varietà (1950).
Segna il debutto alla regia (insieme a Alberto Lattuada) di Federico Fellini.  La storia si snoda tra illusioni e delusioni all’interno di una compagnia teatrale. Un capocomico si innamora della soubrette, ma quando lei sta per cedere si vergogna di se stesso. I due registi ritraggono il mondo dell’avanspettacolo e della sua decadenza senza raggiungere però il successo sperato.

Lo sceicco bianco (1952).
È la prima opera diretta interamente da Fellini. La neo sposa Giulietta Masina conosce un giovanissimo Alberto Sordi nei panni del divo di fotoromanzi. La donna se ne invaghisce ma quando si accorge della falsità dell’attore torna dal marito, il quale nel frattempo ha vissuto  un’avventura con una prostituta. La critica stronca il film, ma è questa la pellicola con cui ha inizio la collaborazione tra il regista e il compositore Nino Rota che raggiungerà l’apice in 8 ½.

L’amore in città (1953).
Sei grandi nomi della regia riuniti da Zavattini per raccontare a mo’ di “periodico filmato” alcuni temi d’attualità. Fellini dirige l’episodio surreale dal titolo Agenzia matrimoniale nel quale una donna sposa un licantropo.

La carriera e l’affermazione:

I vitelloni (1953).
Parzialmente autobiografico. Fellini attinge a situazioni e a personaggi della sua infanzia per raccontare  la vicenda di cinque amici nati in provincia di Rimini. Tante storie con cui inquadra scorci di vite e di inquietudini, di aspirazioni annullate e di illusioni. Conquista il Leone d’Argento alla Mostra Cinematografica di Venezia e oltrepassa il confine nazionale: successo anche in Argentina, negli Stati Uniti, in Inghilterra e in Francia.

La strada (1954).
La tenera e turbolenta storia tra due artisti di strada nell’immediato dopoguerra decreta il successo internazionale del regista. Giulietta Masina voluta fortemente da Fellini contro il parere dei produttori si rivela interprete memorabile, malinconica e indifesa. Impegnata con la sua ingenuità a cercare di rendere migliore il grezzo giocoliere Anthony Quinn, subisce uno shock quando lo vede compiere un omicidio. Il realismo poetico di Federico arriva alla Mostra di Venezia dove vince il Leone d’Argento e raggiunge l’Oscar come Miglior film straniero.

Il bidone (1955).
Un racconto girato attorno a tre personaggi che abbraccia tutte le tematiche care a Fellini: la provincia, la povertà, i sogni infranti, il fatalismo e l’introspezione. Tre uomini cercano un tesoro “esistenziale” in grado di fargli cambiare vita, ma truffa dopo truffa qualcuno precipita in un giro pericoloso senza via di fuga. Un intermezzo con risultati poco convincenti freddamente accolto a Venezia e che convinse il regista a non presentare più i suoi film alla Mostra, almeno fino a Fellini Satyricon (1969).

Le notti in Cabiria (1957).
Un magnifico affresco sociale con cui Fellini dipinge in contrasto la grazia e le brutture della vita. la protagonista è una sorprendente Giulietta Masina nei panni di una prostituta che pensa di sposarsi per cambiare la sua condizione. L’ingenuità amorosa si scontra con la crudezza della realtà, l’ironia si eclissa nel dolore. Vinse per la miglior regia il David di Donatello, il Nastro d’Argento e il premio Oscar.

La dolce vita (1960).
Abbandonata l’ambizione letteraria lo scrittore Marcello (Mastroianni) vaga per le vie di Roma in cerca di divertimento. Mastroianni diventa l’alter ego di Fellini che indolente sul mondo vive un decadimento morale, si abbandona in incontri erotici e viaggia dentro una società perduta. Battute memorabili (<<Siamo rimasti così pochi a essere scontenti di noi stessi>>), scenari eterni (è qui che la Ekberg fa il bagno nella fontana di Trevi) e Nastro d’Argento al Miglior Soggetto Originale.

Boccaccio‘70 (1962).
Si ispira alle novelle di Boccaccio e si divide in quattro episodi diretti da grandi cineasti: Mario Monicelli, Luchino Visconti e Vittorio De Sica. Fellini dirige Le tentazioni del dottor Antonio in cui censore è ossessionato da una bionda (Ekberg) che propaganda il latte su un cartellone. Vinse la Palma d’Oro a Cannes.

Otto e mezzo (1963).
Un film nel film. Guido (Marcello Mastroianni) è un regista stanco di tutto: dal lavoro ai rapporti affettivi. Ha fatto costruire un’impalcatura per girare, ma non sa di preciso cosa, l’ispirazione non trova un senso, le idee restano astratte e indefinite. L’attore così come il regista (dentro e fuori dalla pellicola) diventano una cosa sola e si immergono nella ricerca dell’arte. Il titolo riprende il numero di film che Fellini aveva girato fino a quel momento (“mezzo” è l’episodio Le tentazioni del dottor Antonio). Un capolavoro che si porta a casa due premi Oscar e tre Nastri d’Argento (Sceneggiatura; Regia; Soggetto originale)

Giulietta degli spiriti (1965).
Fellini torna al colore (dopo Le tentazioni del dottor Antonio) e racconta la storia di una donna ferita da un matrimonio in crisi. Cerca conforto in sedute spiritiche, ma raccoglie solo visioni angosciose. Pur avendo la certezza dei tradimenti del marito la donna si rifugia nella solitudine continuando a sperare in un cambiamento. Pochi elogi della critica con l’aggiunta di un’accusa da parte del Centro Cattolico Cinematografico che dichiara “sgradevole impasto che si fa del sacro e del profano”.

Qui la seconda parte dell’articolo

COMMENTI

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    […] 20 anni fa, il 31 ottobre 1993. Fellini infatti, oltre ad essere universalmente riconosciuto come uno dei più grandi registi della storia del cinema mondiale, è stato anche un disegnatore e vignettista, ed esprimeva sulla carta quella stessa immaginazione […]