Gli annunci per diventare escort passano su Facebook: la denuncia dello Sportello dei diritti
Annunci per fare la escort – La denuncia arriva direttamente dallo Sportello dei diritti e dal suo presidente Giovanni D’Agata: sulle home di facebook di molte ragazze sarebbero apparsi, inframezzati ai post pubblicitari, allo spam e alle foto degli amici, degli annunci per diventare escort. “Ti piace il lusso? Hai voglia di guadagnare bene ma non hai voglia di lavorare troppo? Clicca qui!”, così reciterebbe la scritta, che risulterebbe indirizzata alle studentesse in cerca di lavoro e accompagnata da un’immagine – abbastanza esplicita – di una scarpa col tacco. A portare avanti la vicenda, sarebbe stata una ragazza svizzera che, proprio nella sua bacheca facebook, avrebbe visto i post in questione e, incuriosita, avrebbe trovato, con un semplice click, il sito web che in fin dei conti non faceva altro che indurre alla prostituzione. Del resto, Facebook, e più in generale il mondo di internet, è pieno di storie di intimità violate e di immagini sgradite.
Pubblicità mirate alle studentesse – Secondo alcuni, la vicenda dei post per diventare escort apparsi alla ragazza svizzera (e non solo) non sarebbe una vicenda isolata, ma più che altro il riflesso di una “deriva perversa della pubblicità mirata”, come ha fatto notare Simon Künzler, esperto di social media. Non un caso, dunque, che la pubblicità sia finita proprio sulla bacheca di una studentessa, che, potenzialmente, avrebbe potuto essere interessata alla vicenda. Del resto, anche Mariza Le Breton, insegnante di assistenza sociale alla Scuola Universitaria Professionale in Svizzera, parlerebbe di un fenomeno sempre più diffuso fra gli studenti: “Ci sono chiare indicazioni che la prostituzione fra studenti e studentesse degli atenei svizzeri sia sempre più diffusa” e da qui il fenomeno degli inviti a diventare escort non meraviglierebbe più di tanto.
Induzione alla prostituzione – E’ sempre Giovanni D’Agata, nel suo comunicato, a portare avanti le conseguenze legali di questa vicenda: “Si tratta di un fenomeno serio che non va sottovalutato dalle autorità perché nel caso di specie è ravvisabile indubbiamente il reato d’induzione alla prostituzione”, che coinvolge chiunque “induca alla prostituzione una donna di maggiore età, o compia atti di lenocinio, sia personalmente in luoghi pubblici o aperti al pubblico, sia a mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità”, senza necessariamente arrivare allo sfruttamento o alla violenza. Lusinghe, doni e preghiere sono compresi nei mezzi utilizzati per convincere le donne a prostituirsi –che si tratti di escort o che si tratti di prostitute “di strada” – e così anche i nostri post rientrerebbero nel rango. Un reato bello e buono, senza contare che, come avvisa Giovanni D’Agata, spesso dietro queste iniziative vi sono delle associazioni a delinquere che andrebbero stanate.
COMMENTI