La prima tragedia di William Shakespeare nell'originale messinscena pulp ad opera di Leonardo Buttaroni che è fedele alla linea adottata col suo Fight Club
Scritta nel 1589 Tito Andronico è la prima tragedia originale di William Shakespeare, anche se pare l’abbia approntata per contrastare il grande successo di botteghino del suo contemporaneo Thomas Kyd con la sua Tragedia Spagnola, o anche ispirata al Tieste di Seneca.
Un dramma popolare a tinte fosche insomma scritto per batter cassa, visto che la pecunia non fa mai male, neanche a Shakespeare. E così il bardo si mette al lavoro e scrive uno delle tragedie più curiose della sua produzione, sperimentando ed estremizzando fin all’eccesso in forma di studio verificando alcuni temi a lui cari come eccidi, inganni, massacri, stupri, mutilazioni in eccesso e che sono poi un mosaico volutamente grottesco e quasi comico, che si alterna nel corso del dipanarsi della vicenda.
Tito Andronico rientrato a Roma dopo essersi battuto per dieci lunghi anni per il suo impero contro i Goti, e come trofeo di guerra porterà in dono la loro Regina e i suoi tre figli e come vuole la tradizione come buon auspicio sacrifica uno dei figli di Tamora: Alarbo. E’ un periodo delicato per Roma poiché alla morte del vecchio imperatore il Senato deve decidere chi fra i suoi due figli eredi al trono sarà eletto: se Saturnino o Bassiano? Il tribuno Marco Andronico propone suo fratello Tito proprio in virtù del suo valore e della sua devozione alla patria, ma il centurione romano rifiuta e designa Saturnino come successore al governo di Roma dandogli in moglie in segno di affezione sua figlia, la prediletta Lavinia, ma purtroppo durante la sua assenza la ragazza si era promessa in moglie e poi sposata a Bassiano, allora Saturnino per capriccio incorona imperatrice Tamora la quale sentendosi investita del titolo per vendicarsi trama una serie di efferatezze contro Tito con la complicità del suo amante moro Aronne, istigando così alla violenza i suoi due figli, in un ecatombe finale.
Leonardo Buttaroni regista dello spettacolo in scena visto al Teatro Trastevere di Roma fino al 25 gennaio, di cui ricordiamo l’ottimo Fight Club della scorsa stagione sempre al Trastevere e con lo stesso gruppo: Le Cattive Compagnie, La Cattiva Strada e il supporto della Compagnia Mauri- Sturno, ha ritenuto opportuno proseguire su quella linea e rileggere il mastodontico dramma Shakespeariano in chiave Pulp, la sua regia e il suo libero adattamento è indirizzato in tale direzione ma più che Pulp o Splatter la sua messinscena sembra un omaggio ai mitici personaggi della Marvel Comics, la famosa casa editrice di fumetti americana, quella per intendersi che ha pubblicato per prima la saga de I Fantastici Quattro nel 1961.
I personaggi – in una suggestiva scena coloratissima, materica ed astratta di Paolo Carbone rivestita in domopak e pochi elementi interscambiabili ad incastro, con frequenti contaminazioni con la platea con un pubblico che spesso è tirato in causa – sembrano mettersi in mostra ad una fiera di un grande comics nazionale, come tanti cosplay in attesa di farsi fotografare, tonache cardinalizie si alternano a costumi di eroi mitologici . Pur tuttavia delle buone idee risultano originali e coraggiose e molto azzeccato ci sembra l’archetipo di far interpretare ad uno stesso attore i due figli della regina dei Goti: Chirone e Demetrio, come uno Joker indemoniato che si lascia possedere dalle due entità in cui di volta in volta prevale l’uno sull’altro ed è veramente molto bravo il duttile ed ecclettico Gioele Rotini, come pure è bravissimo ad evitare insidie tipiche del personaggio Alessandro Di Somma nell’originale e tagliente interpretazione di Aronne, a cui è affidato l’intrepido finale. L’imperatore Saturnino invece interpretato da Marco Zordan che sembra una citazione al Nerone di Ettore Petrolini, con vocina in falsetto e volutamente sopra le righe è una nota volutamente discordante in un contesto che sembra volersi a tutti i costi uniformare . Bravo come sempre Yasser Mohamed interpreta Marco Andronico.
‘A ciascuno il suo…’ Titus Andronicus quindi, più che Pulp seppure coerente con la linea della direzione registica sembra un Gran Guignol ispirato al teatrino fondato a Parigi nel 1897 da Oscar Metenier e pare addirittura esserci un omaggio a questo genere di teatro quando Demetrio/Chirone agita in mano come un ventriloquo un muppet che raffigura le mutilazioni subite a sua opera sulla giovane figlia di Tito, Lavinia, dopo averla seviziata e violentata.
Diego Migeni, Daniela Kofler, Matteo Fasanella, Virginia Arveda e Valerio Persili completano il generoso cast!
Mario Di Calo
TITUS ANDRONICUS – COMMEDIA PULP
da William Shakespeare
regia di Leonardo Buttaroni
con
Diego Migeni
Daniela Kofler
Alessandro Di Somma
Marco Zordan
Yaser Mohamed
Gioele Rotini
Matteo Fasanella
Virginia Arveda
Valerio Persili
scena Paolo Carbone
costumi Cristina Picuti
musiche Alessandro Forte
produzione Cattive Compagnie
in collaborazione con La Cattiva Strada Accademia di Teatro Nomos
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