Il dramma di Luigi Pirandello racconta di un uomo che rifiuta la realtà per rifugiarsi in un mondo parallelo che lo riporta indietro nel tempo. Un viaggio nella finzione scelta per volontà.
Raramente Franco Branciaroli e la sua compagnia sono di passaggio a Roma con i loro spettacoli ed è un grande merito del Teatro Parioli Peppino De Filippo averli intercettati e proposti al caloroso pubblico della capitale, dal 19 febbraio al 1 marzo. Stavolta con la produzione de CTB Teatro Stabile di Brescia e il Teatro De Gli Incamminati Franco Branciaroli si cimenta con Enrico IV di Luigi Pirandello, di cui ne cura anche la regia e lo fa in grande stile con uno spettacolo di eccellente qualità.
Uno dei testi fondamentali della poetica pirandelliana, Enrico IV, gioca sulla pazzia e quanto connesso alla sua finzione o presunta verità. Un individuo di cui non sappiamo nulla solo per aver partecipato a una cavalcata in costume, storica e babelica, cade da cavallo e batte la testa, da lì si innesca un corto circuito che lo porterà a credere a quella finzione, ovviamente fin quando non rinsavisce. Ma a quel punto è lui stesso a rifiutare di tornare a quella realtà falsa e ipocrita che lo rivuole indietro identico a come era prima di quell’incidente. Un gruppo di familiari, accompagnati da un medico alienista cerca di farlo rinsavire inconsapevole della recita di Enrico, e quando questi sarà smascherato, lui stesso opererà qualcosa che non lo esonera a continuare a sottrarsi alla vita.
Intesa come un contenitore dai bordi arrotondati su più livelli, la bellissima la scena di Margherita Palli, come fosse uno studio di registrazione, mescola cavalli da giostra di paese, statue equestri a manichini imbelli che alludono alla poetica metafisica di De Chirico. Ed i ritratti che ritraggono Enrico all’epoca dell’incidente e Matilde di Canossa, giovanissimi, sono dei monoliti corrosi dal tempo, come degli elementi portati via al complesso di Stonehenge. La regia gioca su sfasamenti continui e depistaggi interpretativi propri dell’architettura drammaturgica di Pirandello. Spicca Melania Giglio, la marchesa, che estremizza appunto la sintassi pirandelliana quasi a linguaggio quotidiano.
Franco Branciaroli attore merita un discorso a parte, uno degli artisti migliori della scena italiana, schivo e riservato, dovrebbe essere inserito d’obbligo in tutti i cartelloni dei teatri italiani, degno erede della migliore tradizione teatrale italiana. Dotato di notevoli capacità vocali, usa la propria voce a mò di ventriloquo, ed incarna in sé i suoi modelli interpretativi raffigurandone un caleidoscopio di citazioni volutamente riconoscibili di tutti i maggiori interpreti del novecento. E che emozione quando Enrico IV nel finale invocando la luna ci ha riportato ad un caro ricordo di quando assistemmo ad una indimenticabile interpretazione di Cirano di Bergerac in quel che fu il Teatro Eliseo, anche lì il personaggio interpretato da Branciaroli si rivolgeva alla luna, è un’altra citazione delle citazioni. E mentre Enrico IV/Branciaroli pronuncia le ultime parole ‘…qua insieme e per sempre’ le note di Micheal Nyman si confondono leggere con il fragore degli applausi del pubblico all’ultima replica romana.
Enrico IV
di Luigi Pirandello
con Franco Branciaroli, Melania Giglio, Giorgio Lanza, Antonio Zanoletti,
Valentina Violo, Tommaso Cardarelli, Daniele Griggio, Sebastiano Bottari, Andrea Carabelli, Pier Paolo D’Alessandro, Mattia Sartoni
scene e costumi Margherita Palli
regia Franco Branciaroli
produzione CTB Teatro Stabile di Brescia/ Teatro De Gli Incamminati
Teatro Parioli Peppino De Filippo, Roma
dal 19 febbraio al 1 marzo
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