Al Teatro Argentina di Roma fino al 23 aprile in scena il testo di Claudio Tolcachir del 2013 Emilia con una poetica Giulia Lazzarini, lo spettacolo prodotto dallo Stabile della capitale nasce dal desiderio del Direttore Antonio Calbi di affidare ancora una volta un grande personaggio ad una artista di rara sensibilità.
Ancora una volta torna a risuonare nella testa di un vecchio frequentatore di teatro un raro ricordo: quel soffio leggero, quello spirito di levità, quella grazia infinita: una strepitosa interpretazione dell’Ariel shakespeariano ne la Tempesta diretta da Giorgio Strelher. Come si possono dimenticare quei momenti preziosi che si fissano in un angolo della memoria e non vanno più via? Un’altra volta in cui vidi Giulia Lazzarini fu al Teatro Nuovo di Milano e lei era accanto a Umberto Orsini nel Commesso Viaggiatore con la regia di un altro maestro della scena (dimenticato) Giancarlo Cobelli. Tante e tante altre volte l’ho vista ma queste due sono particolarmente vivide e chiare nella mente. Ora grazie al Teatro di Roma che produce Emilia scritto e diretto da Claudio Tolcachir, di nuovo ho la fortuna di assistere a una serata che si accoderà a quei ricordi. Che spettacolo quello interpretato da questa Grande Signora della Scena Italiana al Teatro Argentina. E lo vedo da commentatore teatrale. Non so se è un bene o un male, certamente un’occasione importante, rivedere/riflettere sul frutto di questa donna sensibile e attenta. Lo spettatore di allora era meno pretenzioso ma cercherò di valutare la rappresentazione con lo sguardo di un testimone pacificato.
Emilia è un testo del 2013, dell’autore e regista argentino tradotto per le scene italiane da Cecilia Ligorio, il progetto nasce grazie al desiderio del direttore dello Stabile Romano, Antonio Calbi di offrire all’attrice milanese un occasione di lavoro comune, Giulia Lazzarini dopo aver visto lo spettacolo al Piccolo di Milano con interpreti argentini esprime così la volontà di interpretare questa donna così umana e profonda poi di lì alla realizzazione si giunge a questa magica congiuntura di toccante teatro in scena in questi giorni nel teatro della capitale. L’Argentina è una terra ricca di fermenti, il suo teatro mostra di avere ancora tanto da dire e penso a Copi, Alfredo Arias, Manuel Puig, Rodrigo Garcia, Rafael Spregelburd fino a giungere a Claudio Tolcachir coprendo quasi un secolo di fervente prolifica attività artistica sebbene molti dei figli di quella terra son dovuti andare via per poter esprimere liberamente la propria anima. Emilia, figlia di quella stessa terra – ma di molte altre – è una donna che ha dato tanto durante la sua vita, ha dato indistintamente non si è mi risparmiata, si è prodigata per gli altri e in particolare per Walter di cui è stata Tata, lo ha visto crescere, andare via per affrontare gli studi in un’altra città. Ora l’uomo ha una famiglia tutta sua. Una famiglia come tante ce ne è oggi in giro per il mondo. Un figlio non suo ma che ama più di come fosse suo poiché forse problematico? Una moglie distratta dalla vita ma tanto dolce e amorevole. Una nuova casa da mettere su.
Una famiglia ove l’amore scorre fluidamente, una catena d’attrazione, una spasmodica ricerca di contatto, di continuo affetto. E lo percepiamo visibilmente. In scena un insistente strusciare di corpi che si cercano e si allontanano. Talmente uniti e desiderosi di condividere quell’amore di cui Walter va fiero, che quando porta a casa Emilia per farla conoscere ai suoi congiunti, poiché indigente, invitata a far parte di quell’anello senza congiunzione viene pregata di rimanere con loro. Il castello crollerà con l’arrivo del vero padre del ragazzo – padre/figlio si son sempre tenuti in contatto. Quel fragile equilibrio crollerà definitivamente tragicamente e per redimerlo ci sarà bisogno che qualcuno si immoli. Lo farà chi apparentemente è più fragile ma che nasconde forza, coraggio e nulla da perdere. Un filo teso di un’ora e quarantacinque dove fra sogno e realtà, fra immaginazione e concretezza, fra quello che è accaduto e quello che accadrà un quintetto di attori straordinari compete in bravura. La regia cerca di amalgamare le variegate personalità degli interpreti che vi confluiscono, non sempre riuscendovi, anche se a far da metronomo è Sergio Romano che fra scatti e rallentamenti è il vero conduttore della serata, gli è accanto una sottomessa ma ferina Pia Lanciotti. Claudio Tolcachir ospite al Napoli del Teatro Festival, che gli ha dedicato una personale con una trilogia dei suoi lavori, alla Biennale Teatro di Venezia con dei Master Class, al Piccolo di Milano con alcuni suoi lavori può essere degnamente compreso nel repertorio degli autori contemplati da un insipido teatro italiano, le sue opere sono pubblicate da Editoria&Spettacolo.
EMILIA scritto e diretto da Claudio Tolcachir
con Giulia Lazzarini Sergio Romano, Pia Lanciotti, Josafat Vagni, Paolo Mazzarelli
scene Paola Castrignanò
costumi Gianluca Sbicca
regista collaboratrice Cecilia Ligorio
produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale
Teatro Argentina, Roma fino al 23 Aprile
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