Il Dono tratto da David Forster Wallace con l'interpretazione della compagnia Blu Teatro e Padre, Figlio e Sottospirito con Antonio Tintis, testo e regia di Mauro Santopietro. Due spettacoli opposti che raccontano e fotografano l'abisso della natura umana.
Per il secondo appuntamento con l’immaginario letterario dello scrittore statunitense David Forster Wallace, di cui la BluTeatro aveva affrontato la scorsa stagione nel teatro romano Verso occidente l’impero dirige il suo corso (sia una versione ridotta che una versione integrale con i tre capitoli di seguito) insieme ad una interessante analisi/dibattito in accordo con la casa editrice italiana che pubblica in Italia D.F. Wallace. La compagnia ci riprova con maggiore maturità e autorità quest’anno – perseguendo un originale indagine conoscitiva – con Il Dono liberamente tratto da Brevi interviste ad uomini schifosi che ha debuttato al E45 Napoli Fringe Festival nel 2015, e ora in scena al Teatro dell’Orologio di Roma. Al contrario di quel primo approccio che appariva più affastellato di segnali, citazioni ed esercizi di stile qui lo spazio è neutro, una bocca che tutto inghiotte e tutto vomita, e gli attori accerchiano un asta ed un microfono, indizio misterico di quelle improbabili indagini sulla natura schifosa dell’uomo, in un gioco di semplici travestimenti e blandi trucchi lo spettacolo si declina in una breve, profonda, abissale analisi della povertà dell’animo umano. Il microfono assume una valenza doppiamente simbolica, c’è ma non viene mai utilizzato, Luca Bargagna regista dello spettacolo, criticamente prende contestualmente le distanze da un uso eccessivo in ogni spettacolo di ricerca che si rispetti, ove non si scappa dall’inevitabile brano, detto dall’attore di turno al microfono con distaccata, passiva, immotivata partecipazione. Qui gli attori, tutti bravi e generosi, ruotano intorno a quest’oggetto iniziatico, ci si distendono al suo cospetto in un amplesso non consumato, in un incontro mal riuscito. Tutto questo accadeva allora come adesso nella rinnovata e confortevole Sala Orfeo.
IL DONO
con Viviana Altieri, Vincenzo D’Amato, Elisabetta Mandalari, Luca Mascolo, Massimo Odierna
regia e adattamento Luca Bargagna
produzione BluTeatro
Teatro dell’Orologio, Sala Orfeo, Roma fino al 17 aprile
Nella più raccolta e piccola Sala Gassman invece Mauro Santopietro, alla sua seconda prova drammaturgica ancora presso il Teatro dell’Orologio, scrive e dirige Padre, Figlio e Sottospirito, una storia familiare che ruota intorno a tre fratelli, di cui si fa carico autorevolmente Antonio Tintis che interpreta tutti e tre i personaggi. Ma via via che la storia si dipana diventa il principale cardine, la drammaturgia mette a fuoco il punto di vista di un solo protagonista: Simone. Nino (la cui passione per il calcio sembra imparentarlo alla Leva Calcistica del 68 di Francesco De Gregori), Alessia e Simone sono tre fratelli, molto legati l’uno all’altra, abbandonati prima dal padre e poi dalla madre, vivono in un contesto rurale e quella mini serra di pomodori/cameretta dei sogni – unico efficace elemento scenico – ne rappresenta in modo profondo l’essenza e la prigionia. Nino si arruolerà nelle fila dell’esercito italiano per scappare da tutta quella solitudine col miraggio di tanti soldi e di un riscatto sociale, raggiunto da Alessia, la quale ha con lui un rapporto morboso e di forte dipendenza, periranno entrambi sotto un attacco militare. Simone rimasto solo deve fare i conti con la propria diversità, con la pesantezza di essere l’unico superstite a tanto amore così tragicamente espresso. Lui, portatore di tanta sensibilità, generato da se stesso arrivato dal nulla, e nel nulla e nel silenzio si dissolverà, andrà via verso il suo tragico destino. Uno spettacolo giocato tutto sulle vibrazioni, sui silenzi, sugli odori, sui profumi di quella terra così generosa ma anche desolata e tragica. I pomodori spiaccicati contro la scena ne sono la prova olfattiva per lo spettatore, l’appannarsi della serra quando Simone/Antonio volontariamente vi si rinchiude per ritrovare fantasmi di un immaginario ormai tramontato, risorto o trapassato costituisce la stessa aria viziata, malsana che si respira tutti assieme in questa dolorosa liturgia laica.
PADRE, FIGLIO E SOTTOSPIRITO
con Antonio Tintis
drammaturgia e regia Mauro Santopietro
produzione Indigena Teatro
residenza artistica Errare Persona/Casa D’Arte sostenuta da MIBACT e Regione Lazio
Teatro dell’Orologio, Sala Gassman Roma fino al 24 aprile
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