Due Volte Teatro dell’Elfo

Due Volte Teatro dell’Elfo

Il primo, riuscitissimo Brecht 'made in Elfo' con l'esilarante interpretazione di Ferdinando Bruni ed un cast di ottimi attori a Milano, e lo spettacolo a firma e ad interpretazione che consacra la maestria e la bravura di Elio De Capitani a Roma, accompagnato da una compagnia di altissimo livello.

 

Con un salto temporale esatto di una settimana fra le due capitali d’Italia, l’una morale e l’altra effettiva, Milano e Roma, sono in scena le due produzioni di punta del Teatro dell’Elfo e che abbiamo visto per voi, (il gruppo di recente insignito del premio Ubu 2015 /Migliore novità straniera per Il vizio dell’arte di Alan Bennett messo in scena la scorsa stagione) vale a dire rispettivamente Puntila e il suo servo Matti e Morte di un commesso viaggiatore. Puntila in scena al Teatro Elfo-Puccini di Corso Buenos Aires con la regia del collaudato e inossidabile duo Ferdinando Bruni/Francesco Frongia è una commedia popolare in musica di Bertolt Brecht del 1940, allestito per la prima volta dallo stesso autore al Berliner Ensemble nel 1948. I due registi/scenografi ci restituiscono un allestimento moderno e scarno quasi borghese, privato di tutte le allusioni politiche volute da Brecht, uno spettacolo essenziale, depurato, quasi fumettistico in una esasperata citazione espressionista nell’eterno conflitto fra padroni e sottoposti. Ed anche fra Mister Puntila e il suo chaffeur Matti si stabilisce la stessa dinamica di potere e subordinazione facendo eco ad altri celebri duetti fra diverse gerarchie.

12311252_10207401140282854_3425656922924519497_n

Tra il riso e il paradosso ci si interroga sulla discrepanza, come una grande metafora, fra paesi poveri, sempre più poveri, e paesi ricchi sempre più assetati di consumo e di potere. Lo spettacolo è suddiviso in capitoli in rispetto al volere dell’autore, ma qui i vari capitoli si moltiplicano in proiezioni allegoriche allusive ed esasperanti come una grafica di George Grosz. Un varietà funambolico, acrobatico anche nella traduzione originale di Ferdinando Bruni che si concede simpatiche libertà in cui la fattoria diventa Puntiland, o la Lega delle fidanzate diventa provocatoriamente la Cooperativa, a favore di una messinscena più consona per un gusto corrente. E lo stesso Bruni nei panni di Puntila è esilarante, divertente, fantasioso,    aguzza la voce in un acuto fra l’accattivante e l’inquietante. Gli fa da contrappunto un Matti affascinante e mellifluo di Luciano Scarpa. Onore al merito per gli Elfi storici Luca Toracca, Ida Marinelli e Corinna Agustoni sportivamente in ruoli minori a far da complici al loro collega e amico di sempre. Da rilevare anche gli originali arrangiamenti di Matteo De Mojana. E mentre Puntila continua la sua avventura milanese debutta a Roma nel teatro della capitale uno dei testi più famosi di Arthur Miller in cui si racconta di Willy Loman e della sua parabola umana vissuta fino alla sua ultima giornata di vita in cui volontariamente a sessantatre anni decide di mettere fine a quell’esistenza che non lo ha soddisfatto nei sui desideri. Quel crash automobilistico è un corto circuito, un blocco improvviso, un black out della memoria per essere stato messo a confronto con una realtà che non accetta. Un esistenza fatta di illusioni infrante, di aspettative malriposte, di continui stenti e rinunce.

commesso_viaggiatore_3

Seppur oggi ci si ritrova licenziati per molto meno di trentasei anni servizio, non è facile ricominciare da zero. E quel campionario di cui è rappresentante è un ingombro in scena fra i piedi degli attori ogni qualvolta devono muoversi. La regia e l’interpretazione di uno strepitoso Elio De Capitani – che per questo spettacolo ha ricevuto nel 2014 il premio Hystrio per l’interpretazione ed il premio Flaiano per la regia – va in una direzione assolutamente innovativa rispetto a tutte le altre edizioni di Morte di un commesso viaggiatore viste finora. De Capitani indaga dalla parte della modernità scovando fra le pieghe di un testo del 1949 una allarmante alienazione contemporanea. Il rifugiarsi in un personale mondo disperato è ciò che rende il protagonista paranoico e ipersensibile e la famiglia a cui appartiene e da cui dipende non ne è immune: sua moglie è una vittima sacrificale e i due figli Biff ed Happy, specularmente ne rappresentano il negativo coefficiente multiplo. L’unico dei due forse a salvarsi è proprio colui che ha sofferto di più di questa situazione ma che proprio a causa di questo se ne trarrà fuori. Abitato in un enorme contenitore neutro, dai toni color seppia di ricordi passati, ma che all’occorrenza prendono forma proprio come un pensiero della mente prende il sopravvento. Lo spettacolo è incentrato esclusivamente sulla sensibilità e bravura degli attori, più o meno già tutti Elfi, eccezionali, nessuno escluso ed in particolare i membri della famiglia Loman: i due giovani attori che interpretano i figli di Willy sono generosi e statuari, i due talenti Angelo Di Genio e Marco Bonadei. Ed infine l’accorata Cristina Crippa perfetta quanto straziante nel suo grido d’angoscia

MORTE DI UN COMMESSO VIAGGIATORE

di Arthur Miller
traduzione Masolino d’Amico
con Elio De Capitani, Cristina Crippa, Angelo Di Genio, Marco Bonadei, Federico Vanni, Gabriele Calindri, Alice Redini, Vincenzo Zampa, Daniele Marmi, Vanessa Korn

scene e costumi Carlo Sala

regia Elio De Capitani

produzione Teatro dell’Elfo

Teatro Argentina, Roma fino al 20 dicembre

COMMENTI

WORDPRESS: 0